IO DICO ADDIO (ovvero “se prendete spunti citate”) – II Edizione

my name is giovanni giorgio but everybody calls me giorgio


Condivido questo pezzo re-editato, scritto e pubblicato sul literaryport originariamente il 23.09.2021. Si trattava di un pezzo partito come sfogo verso una realtà italiana specifica ma poi utilizzato per indicare un problema più ampio e generalizzabile nella nostra cultura moderna. Purtroppo, dalla sezione statistiche del blog, continuo a vedere visite a certi specifici pezzi e poi mi ritrovo delle “somiglianze” strane in alcune “esternazioni” di alcune persone professioniste della contro-comunicazione; questo è un fenomeno che continua e si allarga a macchia d’olio nell’entourage di quegli stessi comunicatori professionisti “del contro” cui si riferiva la radice o incipit dello sfogo che poi si è tramutato nel pezzo “Io dico Addio (se prendete spunti citate)” Qui sotto un paio di esempi.

Un esempio di somiglianze strane con un sito con cui avevo condiviso i miei pezzi

Qui invece una persona, a cui è legato un episodio interessante. Dopo avergli chiesto sotto forma di commento a questo suo post Facebook, conferma o smentita che avesse, se avesse, preso spunto da “Il Monologo dell’Insicurezza” per scrivere quelle righe, misteriosamente mi sono ritrovato bannato da Facebook. Righe straordinariamente simili a certi passaggi del mio “Monologo”, e altrettanto straordinaria la sequenza, commento-esclusione da Facebook che era legata a quel mio commento. L’esclusione è avvenuta perchè qualcuno mi ha segnalato. Se, unendo i puntini, è verosimile pensare allo scenario in cui questo “personaggio antisistema” avesse segnalato Kaan Reed a Facebook e avesse de facto, fatto eliminare il mio commento al suo post in questione, avendo ottenuto, de facto, come effetto a valle, l’eliminazione totale di un dubbio sull’originalità su un suo pezzo, (sollevato da “un anonimo nessuno che non si inginocchia” [i]), attenzione che qui vuol dire una sola cosa: sistema e antisistema coincidono [ii]

Un post su Facebook di un personaggio antisistema e spunti da Il Monologo Dell’Insicurezza e Mistero del Costruttivismo 1 e 2

Ripropongo qui di seguito il pezzo re-editato, più efficace e scorrevole – quindi rileggetelo pure – e vi auguro buona lettura!

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“Nell’anno ’99 di nostra vita… io… Francesco Guccini, eterno studente, perché la materia di studio sarebbe infinita e soprattutto so di non sapere niente. io chierico vagante, bandito di strada, io non artista, solo piccolo boccelliere, perché per colpa d’altri o vada come vada, a volte mi vergogno di fare il mio mestiere…. io dico addio” Guccini – Addio

In riferimento alla rassegna stampa di questa mattina [1], a minuto 4’29” ci si riferisce al video sul progetto di Neuralink di Musk, applicato ad un maiale. Avete spontaneamente datato quel video al 2015. 

Vi chiedo: come fa ad essere un video del 2015 se è un progetto divulgato nell’estate 2020? 

Questo errore, spontaneo e sovrappensiero, sembra piccolo piccolo, ma fa comprendere invece a mio parere, ma forse al parere solo di osservatori attenti, una cosa molto più significativa.

Ovvero, apre un varco a quella che è una prassi di lavoro tra i comunicatori di professione e i professionisti del marketing: le idee con cui si cimentano non sono farina del loro sacco, ma sono pescate di qua e di là sulla rete e sacrificate all’altare del “Content Making [2]. 

Più o meno siamo di fronte al fenomeno che un autore famoso aveva genuinamente testimoniato in una intervista dicendo che molti dei suoi libri per adolescenti, poi diventati film mainstream, li costruiva sulla base degli sfoghi e riflessioni di ragazzi che scrivevano sui loro blog personali disseminati nel web. 

Sono arrivato ad una conclusione: tutta la vostra categoria di controinformazione, comunicatori di professione, a quanto pare, ha come minimo comune multiplo questa postura dello “scopiazzamento-selvaggio-mai-referenziato-se-la-referenza-non-ha-pedigree“.  

Quel video che dite essere del 2015, ma che non può esserlo, e ho già spiegato perché, contiene più o meno le mie considerazioni scritte in Generazione Chip [3], Progresso, ma siamo pronti [4], Il Diritto alla piena umanità [5], che pure vi ho condiviso. 

La mia idea è che avete sposato gli spunti sollecitati da quegli articoli, perché ve li ho condivisi svariati mesi fa, volevate affrontarli, ma emanciparvi dalla fonte poco autorevole da cui li avete appresi per la prima volta: Theliteraryport.

Volevate referenziare in modo più inattaccabile, e allora, per referenziare quegli spunti in modo più forte e spendibile a livello pubblico, avete preso un video del TG1 [6]. Salvo non sapere assolutamente nulla di quegli argomenti. Neppure sapere che Neuralink ha avuto la sua fase di dissemination [7] nel 2020, e che quindi mai e poi mai possa essere retrodatato al 2015.

 Il servizio del TG1 è comunque approssimativo, a loro volta hanno preso un professionista della comunicazione, a cui la redazione – immagino – gli ha attribuito un argomento completamente a lui/lei estraneo e gli/le ha detto “facci un servizio per il notiziario della sera“. 

La mia ipotesi di base è che abbiate datato il video della RAI al 2015 per esigenza, come detto, perché funzionale ad obiettivi di comunicazione: cioè per passare l’idea che sono argomenti diffusi e su cui ci si sta già interrogando ad un livello divulgativo. 

Ma rinnovo la domanda che facevo in principio: come fa ad essere un video del 2015, se questi sviluppi di Neuralink sono stati disseminati in estate 2020?

Dettagli irrilevanti, immagino, alla luce delle esigenze comunicative.

Andando a vedere a quando è datato il video della RAI comunque si trova “inverno 2020” – abbastanza in ritardo tra l’altro rispetto all’originale disseminazione del progetto Neuralink il che indica come i palinsesti e le programmazioni televisive o web, siano comunque in ritardo rispetto alle “domande di ricerca”. Perché le prime seguono regole importanti per aumentare l’audience, le seconde argomenti strategicamente rilevanti che facciano aumentare la competizione alle industrie.

Queste considerazioni agli occhi dei più sfuggono, perché non si hanno i rudimenti base per inserirsi e orientarsi nella materia. I più come voi, fanno solo riferimento all’autorevolezza della fonte e non ai contenuti. Quindi ecco la ricerca sfrenata del testimonial sdoganato alle masse, con un faccione che rassicuri e susciti fiducia, a cui affidare idee pescate altrove.

Non importa se per essere efficaci si debba scarnificare la selvaggia tigre e ricoprire con la sua pelliccia il domestico gatto.

Il problema è che quegli stessi “faccioni” che hanno autorità e credibilità tra le masse, si muovono nel buio in determinati campi di innovazione, dato che a loro volta non hanno le basi né per approfondire né per comprendere. 

Eppure, i faccioni esclamano e le masse applaudono.

Quindi, in ultima istanza, si ha a che fare con ciechi che guidano ciechi nel buio

Questo implica che certi affondi verticali  o spunti non scontati, pescati da alcune discipline (come questo di Neuralink, dalle biotecnologie, o della “dissonanza cognitiva” e dell’acquiescenza al potere, dalla Psicologia Sociale) – non giustificati in bocca ad alcuni individui con un background lontanissimo da quelle discipline, e senza alcuna relazione con quelle materie – vengono affrontati in modo superficiale e senza coglierne la vera potenza e rilevanza; e si appiattiscono a slogan, e vacui rimandi esotici. 

Che mi risulti l’unico “luogo” in cui si è citato il diritto ad essere cento per cento organici e su cui si è fatto riferimento all’impatto del progresso tecnologico sul libero arbitrio è stato su – quello che io consideravo il primo “manifesto” (un “manifestino”) del diritto ad essere uomini 100% organici – sul Literaryport.  

E non mi risulta nessuno che l’abbia fatto in Italia prima del mio spunto di marzo 2020, in quei termini. Anche quel video RAI è postumo. 

Se vi inserite in alcuni argomenti e discipline di cui non padroneggiate le basi, e le cui deduzioni non possono essere farina del vostro sacco, perché prendete solo degli spunti in modo inorganico e li infilate in narrative fragili ma sacrificate al content making del vostro ufficio comunicazione, abbiate almeno la correttezza: 

1. Di citare la fonte da cui avete davvero preso quello spunto, se pur sconosciuta e non sdoganata alle folle; 

2. Di accertarvi di avere studiato meglio i dati portati all’attenzione, perché è necessario che arriviate a farvi le domande davvero rilevanti, se no è come “brandire l’ennesimo bastoncino col fuoco per affascinare le altre scimmie” (mi autocito [8]).

Personalmente, non mi piace questo fagocitare frenetico di tutto ciò che c’è sul web solo per creare contenuti dei vostri show, senza mai citare chi si sforza di produrre intuizioni grezze, ma non banali, sulla base delle sue conoscenze e ricerche, e li restituisce con fatica all’opinione pubblica. Se pur piccolina – diciamo: “opinionina”. 

Facile prendere un semilavorato e portarlo a finitura da chi ha lavorato sul grezzo con fatica: trovare il “blocco” grezzo non è banale, soprattutto quando tutta l’opinione pubblica è concentrata a confrontarsi in altre direzioni. Neppure lavorarlo per “sottrazione” [9], quel grezzo, è banale.

Occorre riconoscere il merito a chi si è mosso in quei campi inesplorati e ha portato la luce di quelle gemme, che , se pur grezze, hanno avuto il pregio di “farvi guardare dove non guardavate“.

Continuando la metafora: il processo produttivo della vostra azienda estrapola semilavorati da “aziendine anonime”, ma di qualità, ma la vostra funzione marketing vi ha detto di preferire di agganciare il prodotto finale che ne ricavate, a brand più conosciuti. Per ampliare il bacino potenziale di clienti.

Chi ha orecchie per intendere intenda.   

Indipendentemente dall’efficacia di queste regole della comunicazione e marketing, a quanto pare l’Italia non crescerà mai perché non è popolata da gente corretta. 

Aggiungerò questa vostra realtà alle altre della controinformazione con cui mi sono interfacciato, e con cui ho più o meno vissuto lo stesso spiacevole fenomeno. 

A quanto pare mi sto interfacciando con un’unica categoria apparentemente eterogenea, di chi vuole solo seguire un trend che tira: quello del “contro”

Detto questo, è l’ultima volta che vi scrivo o vi aggiorno sulla pubblicazione dei miei pezzi sul Literaryport, dato che non ho mai avuto un feedback neppure per cortesia.

Inoltre, sicuro che continuerete a prendere spunto e fagocitare le intuizioni degli anonimi nessuno ma competenti [10], e che spulcerete nel web alla ricerca frenetica dello spunto per il vostro content making, e che farete programmi dei vostri show con puntate dai grandi numeri, e che attribuirete i concetti copiati a “faccioni che tirano” reputate più vincenti secondo le regole della comunicazione, e che continuerete a non citare mai i veri autori di quelle idee, citando un originale pensatore – a differenza vostra – io dico “Addio” [11]. 

Ma vi ricordo che la posta in gioco è molto più alta del senso di autoefficacia personale di qualche personaggio in cerca d’autore (cit.), dell’approvvigionamento dell’ego di comunicatori di professione, che magari si sono visti ignorare dal mainstream e che ora si sono inseriti nel “contro” di minoranza come efficace ripiego, o per rinvigorire l’autostima che sentite crescere ogni volta che vi rendete conto che la vostra fama cresce.

C’è bisogno di Uomini nuovi, corretti, che non siano idolatri, che non abbiano timori reverenziali di fronte nessuno e che si battano con intelligenza critica proteggendo a tutti i costi il nuovo dilemma della nostra epoca:

il diritto di essere uomini 100% organici. 

Di questo si tratta. E forse, i vostri faccioni con pedigree, tra qualche anno capiranno cosa intendo e potrenno poclamarlo come nuovo slogan “che piace”: “cento-per-cento-organici-cento-per-cento-organici-cento-per-cento-organici…bla..bla..bla..son…fico…questa..è nuova…”.

Comunque colgo l’occasione per ringraziarvi, perché mi avete fatto comprendere perché Literaryport e Kaan Reed sono davvero di valore, originali e unici, pionieristici e out-of-the-box-thinker : ci scriverò un pezzo, un manifesto di stile nei prossimi giorni [iii].

Ad maiora,

Kaan Reed.  

“Nell’anno ’99 di nostra vita io, giullare da niente, ma indignato, anchio qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico, sperando però che tu non le prenda come un gioco…tu ipocrita uditore… mio simile…mio amico “

[1] Verso Matrix 2020 – 100giornidaleoni: https://100giornidaleoni.it/tv/verso-matrix-2022-un-solo-diktat-annullare-lessere-umano/

[2] Content Creation: https://en.wikipedia.org/wiki/Content_creation#:~:text=Content%20creation%20is%20the%20contribution,user%2Faudience%20in%20specific%20contexts.&text=A%20Pew%20survey%20described%20content,contribute%20to%20the%20online%20world.%22

[3] Generazione Chip – Kaan Reed: https://theliteraryport.com/2020/03/19/corona-virus-larrivo-chip-sottocutaneo/

[4] Progresso, ma siamo pronti? – Kaan Reed: https://theliteraryport.com/2020/05/25/progresso-ma-siamo-pronti/

[5] Il Diritto alla piena umanità – Kaan Reed: https://theliteraryport.com/2020/06/02/il-diritto-alla-piena-umanita/

[6] Servizio TG1 su Neuralink: https://www.youtube.com/watch?v=41M0tMcSU2Y 

[7] Dissemination and Exploitation in Horizon 2020 – Why does dissemination matter? (pg. 6) https://ec.europa.eu/research/participants/data/ref/h2020/other/events/2017-03-01/8_result-dissemination-exploitation.pdf

[8] Monologo dell’insicurezza – Kaan Reed: https://theliteraryport.com/2018/03/09/monologo-dellinsicurezza/

[9] Subtractive Manufacturing: https://marketbusinessnews.com/financial-glossary/subtractive-manufacturing/

[10] Anonimi nessuno non si inginocchiano: https://theliteraryport.com/2021/08/04/anonimi-nessuno-non-si-inginocchiano-ovvero-la-favola-di-esopo-2-0/

[11] Addio – Guccini: https://www.youtube.com/watch?v=Tb7yYKq_UnI 

QUALCHE GOCCIA DI BUIO (E TANICHE DI LUCE)

E’ interessante pensare come il cittadino venga esortato a contribuire al benessere della collettività, là dove questo bene della collettività viene però delineato e definito da società private.

Qui di seguito alcune considerazioni e in fondo troverete un bel servizio di Blaze.TV che vi consiglio vivamente, perché chiarisce la genesi di questa pandopropaganda (copyright Theliteraryport.com 2021)

1.Il CEO Pfizer non si è “vaccinato”, perché?

2.come fa una persona non protetta a mettere in pericolo una persona protetta? E’ come se in guerra un samurai accusasse un monaco buddista di metterlo in pericolo perché va in battaglia senza armatura. La protezione non è una discriminante.

3. I governanti hanno fallito distribuendo una protezione inadeguata alla popolazione e adesso vogliono convincere chi si è affidato a metodi di potenziamento del sistema immunitario di farsela, qual’è la ratio? Si consideri che il bene più grande che possa fare un cittadino alla collettività, e la letteratura scientifica supporta questa deduzione, è l’immunità naturale, in quanto è la più efficace risorsa di arresto della diffusione del virus: supportare con le terapie il processo di guarigione naturale attraverso il potenziamento degli anticorpi porta a raggiungere lo sviluppo di anticorpi naturali che sono più potenti del vaccino.

4. Si faccia un vaccino di stato: come fate ad obbligare di dare soldi a società private che hanno come obiettivo il ROI e non la salute del cittadino, non sono filantropi, e non si può pretendere che il cittadino sia così naive da credere che queste aziende abbiano abbandonato il principio della massimizzazione del profitto a questo giro.

5. Anche il vaccinato diffonde il contagio, pertanto chi sta mettendo a rischio la popolazione sono sia vaccinati che non vaccinati, che tipo di vaccinati e di non vaccinati? quelli che si ostinano a fare festine e assembramenti, e ci sono tantissime testimonianze che confermano che Vips e politici non siano esenti da questa pericolosa abitudine.

Ma ovviamente loro sono loro, e noi non siamo un cazzo.

Girerà la ruota.

Blaze TV – Glenn Beck – Crimes or cover-up?

Nel suono (ovvero, i bineurali)

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La promessa di un godimento immediato si infiltra insinuoso

negli unici ingranaggi di cui sono composte le mie scelte

Mi promette e pretende,

Ma io no.

Nel suono mi ritrovo

La differenza tra un uomo libero e un prodotto

è un suono.

Per avvicinarsi all’essenza della umanità, e smettere di essere prodotti, (e lo siamo di default se siamo nati e cresciuti in questa società), occorre solo riavvicinarsi al Suono. Tutto quello che ci serve, tutto quello che siamo. Il resto è sofisticazione che rende l’uomo schiavo di schemi indotti. L’Om è libera connessione.

Bineural sound – Activation Pineal Gland

I bineurali, unico “entertainment” da cercare in questa vita. Tutto il resto è tempo perso. (A parte l’amore).

PREFERISCO GLI ALBERI

Mi fa specie pensare che tutte quelle persone che fanno grandi discorsi motivazionali, considerati di successo, siano tutti, attori, sportivi, bodybuilder, cantanti…

Gente avvezza ai riflettori, che crea il mondo a sua immagine e somiglianza, autoproclamandosi suo idolo.

Mai medici, ingegneri, poeti, infermieri sotto le luci della ribalta…eppure sono la linfa della società. E’ interessante vedere questa contraddizione di fondo della società moderna: quanto individui irrilevanti al funzionamento della società siano adulati e seguiti dalle masse e quanto invece il vero cuore pulsante delle attività moderne è pressoché sconosciuto (salvo poi ricordarsi in momenti di crisi nazionali quanto possano contribuire gli uni e quanto gli altri).

Esiste gente più avvezza alle frasi sussurrate. Questa tipologia di Uomini e Donne crea.

Poi, quelli bravi a stare sotto i riflettori divulgano.

Le masse identificheranno chi narra lo spirito con lo spirito stesso, non riuscendo però, mai, a riconoscerlo direttamente.

Sono sempre più convinto che il più grande dono che un grande Uomo possa fare all’umanità è non portare ulteriore rumore.

Smettere di cercare i riflettori.

Credete davvero che non esista persona, di cui non conosciamo il nome, che non faccia grossi party per i suoi 60 anni, o che non faccia i video dei propri allenamenti in palestra, che non abbia comunque portato grossi cambiamenti in migliaia di vite? Credete non esista eccezionale coraggio, bellezza, spirito, simpatia fuori dai riflettori? Credete che non possa esistere un grande talento che abbia tenuto un profilo basso?

Personalmente, sto iniziando ad amare gli alberi: sembra che tutti li ignorino, orientandosi all’adulazione di altre forme di vita: mammiferi, rettili, volatili; ma alla fine, in parole povere, sono i vegetali l’essenza stessa della vita.

Credetemi ci sarebbe da rivoluzionare i nostri schemi mentali, zittire tutti i pagliacci di questo circo, uscire dagli assordanti tendoni e cercare la quiete: è lì la vita vera. Lì siete voi, i vostri talenti e il vostro futuro.

Tenete un profilo basso, contagiate tutti con la vostra umiltà, diventate più silenziosi, fermi, anonimi, ma vitali.

IL SISTEMA, L’ANTISISTEMA, IL PERSONAGGIO E L’INDIVIDUO

“Mangiamo come si deve”, “Parliamo come si deve” “Parliamo di arte e letteratura come si parla di arte e letteratura”. La dittatura del “si”, cioè dell’uniformità di tutti noi, forse non è successa per caso, perché un popolo uniforme, poi lo uniformi”.  Cit. 

Parole critiche, dirette contro il cuore della società stessa. Scagliate da un’anima nobile che contribuisce a distruggere il sistema, gli apparati, il conformismo….

… è davvero così?

Mi viene in mente una riflessione controintuitiva.  

IL SISTEMA, L’ANTISISTEMA, IL PERSONAGGIO E L’INDIVIDUO

Io non credo che azioni fatte all’interno del sistema, contro il sistema, siano tanto contrarie e nocive al sistema stesso, anzi. 

Le disarmanti e indiscutibili verità narrate da certi filosofi sono parole rivoluzionarie nei confronti del sistema, ma limitate in una sua nicchia dal suo apparato comunicativo (che invece rende virali altri personaggi improbabili) e pertanto, rimangono una catartica parentesi disconnessa dalla vita quotidiana. 

Il filosofo che le produce diventa un personaggio, egli stesso diventa alla fine un prodotto che alimenta la prosperità del sistema. 

Lo scagliarsi contro il sistema, l’essere anti, costituiranno il perché della sua popolarità. Egli diventerà un personaggio stimato e autorevole nella stessa società verso la quale si scagliava con i suoi fendenti. E lo diventerà proprio per essersi proposto anti sistema. Dunque il criticato, il conforme, il sistema, alimenta la critica, l’anticonforme, l’antisistema, e viceversa. La società continua a non ricevere gli spunti di critica bensì li sfrutta per alimentare il suo cuore pulsante: il profitto. 

Certe verità caustiche e critiche della società moderna trovano spazio e tempo nel discorso della società moderna, come hanno posto e tempo un fine settimana al mare dopo 5 giorni lavorativi o il carnevale di Rio a Rio. 

Presentazioni, conferenze, seminari contro il sistema, diventano prodotti del sistema stesso, organizzati né più né meno come si organizzano tutte le altre attività. 

Per di più c’è da fare un ulteriore passaggio che ci porta ad affermare che non solo l’anti-sistema alimenta il sistema, contro cui si scaglia, ma ne è a servizio. 

Le persone che sono socialmente accettate oggi, e che costituiscono quindi il tessuto sociale sono espressione di dinamiche innestate nella società così com’è strutturata oggi. In altre parole, lo status sociale lo si acquisisce sin dall’età scolastica, e lo si acquisisce da chi ci precede, dal modo di pensare di chi ci precede. 

Ne consegue che anche gli “ambasciatori” delle correnti alternative e critiche del sistema, paradossalmente sono comunque frutto del sistema stesso.  

Pur ammettendo che vi possa essere in un dato momento una forza veramente antisistema, alla lunga, un levigatore invisibile, modella i leader di domani identici a quelli di ieri e non c’è scampo: anche correnti in origine veramente nuove, verranno popolate da ricciolini bellocci, dal sorrisone disarmante; che erano già capi di movimento ancor prima di essere capi di movimento. 

Così simili all’archetipo sociale di uomo di successo, della società in cui vivono, certe persone, sono scelte non da persone e professionisti, ma dall’ “inconscio collettivo”. Troveranno spazio perché per loro c’è spazio. Un pò come in quel gioco che facevamo da bambini di trovare la giusta collocazione di un parallelepipedo nella fessura corrispondente in una matrice di legno preparata con le diverse forme geometriche. 

Allo stesso modo la cultura in cui viviamo è preparata da libri, film, comunicazione, media prodotti, distribuiti, finanziati, da chi il dettame tecnologico del profitto lo conosce bene. Non è certo un afflato artistico, critico e antisistema che produce quel libro antisistema, ma una rete di leader e capi capaci di sfruttare e fare funzionare i processi distributivi, produttivi, finanziari, che altro non sono che il sistema stesso. 

Se mi hai seguito fino a questo punto, facciamo un altro passaggio. 

La tua collocazione nel sistema, il tuo stile e come ti percepiscono gli altri, nella società delle relazioni è stato definito ancor prima che tu potessi esprimere totalmente le tue risorse. Questo è stato scelto da chi ti ha cresciuto, genitori, maestri, allenatori etc. Dall’opinione che loro si erano fatti di te.

Lo status raggiunto in classe elementare, ad esempio, è molto più importante di quanto sia il suo effetto sulla fase della vita in cui si colloca. Pur se limitata al periodo in cui siamo studenti, quella esperienza diventa una posizione precisa della tua espressione relazionale, nel tessuto sociale di cui la classe è solo un simbolo. 

Lo stile con cui abbiamo partecipato ai giochi, l’interazione che abbiamo avuto con l’insegnante e gli altri bambini durante le lezioni, il modo in cui abbiamo creato relazioni ed il ruolo che abbiamo ricoperto in quella relazione, prendono forma in dinamiche psicologiche individuali e relazionali dell’adulto che saremo. 

Pensare a queste cose crea ansia lo so, ma io vi incito comunque a riflettere che In quella fase della nostra vita si formano posture sociali che ci accompagneranno per tutta la nostra vita di relazione come quella della schiena, delle nostre gambe o delle nostre spalle. 

La qualità di queste relazioni è molto importante, e influenza le nostre abilità relazionali sia che esse siano primarie (all’interno della nostra famiglia), secondarie (negli ambienti extra familiari), con persone gerarchicamente superiori a noi, o con i pari. 

Ecco che l’apparato, fatto da ingegneri, avvocati, educatori, economisti, influenza in un effetto a cascata (dal livello macro a quello micro) ogni ecosistema sociale costruito. Persino la relazione tra i pari, a partire  dalle scuole elementari è influenzato dal contesto, e presto l’individuo si identifica con uno status sociale che si porterà molto probabilmente per tutta la vita: bambino accettato, rifiutato, trascurato o controverso (in questo modo li categorizza una certa Psicologia dello Sviluppo). 

Di fronte una tale predestinazione subentra un certo sconforto ed è inevitabile. 

Eppure, la soluzione c’è, ed è semplice: smettere di pensare che tu sia la tua maschera sociale. La tua storia. Le tue convinzioni interiorizzate. Smettere di credere che un nome, un leader, un nuovo personaggio prodotto dal sistema sistemerà le cose. Lasciare che gli uomini di sistema giochino con le formine e cambiare gioco.  Il tuo.

C’è qualcosa di più grande delle relazioni sociali e del sistema, degli apparati che lo costituiscono. Sono le dimensioni intime, invisibili, che non si manifestano negli apparati. 

Dovremmo coltivare (e proteggere), quelle lì. Con lo studio, la lettura, la scrittura, il canto, la meditazione, alimentare la relazione con noi stessi, e con l’amore e l’empatia alimentare quella con gli amici, genitori, fratelli, con la nostra o il nostro compagno. 

Quanto più saremo ancorati ai dubbi delle nostre dimensioni intime meno saremo persuadibili dalle certezze del sistema sociale.

…. ah, e per voi personaggi, leader, fari delle masse, c’è soluzione? Sì.

Ammesso che queste cose non le abbiate già davvero capite e che non alimentiate questa contraddizione di fondo della società moderna per vostro profitto personale, anche voi avete una via di uscita: smettete di essere personaggi. Smettete di identificarvi con la vostra forma sociale di leader, capi etc.

Rifiutate di farvi affibbiare il compito di fari delle masse. Fate la vostra impresa, scrivete il vostro libro, ispirate le masse e tornate al vostro orticello. Riconoscete che eravate ispirati, non diventate mestieranti. E continuate a dire alla gente che si ostina a guardare il vostro dito, di rivolgere lo sguardo alla luna.

(p.s. se accettate la casellina che predecessori simili a ciò su cui vi siete sintonizzati hanno preparato per voi, se accettate di inserivi nella fessura del nuovo personaggio, e invece non vi rivendicate individui, siete collusi col sistema stesso che criticate. Amen).

LA RETE DEI PIGLIANCULO

Dopo tanti scritti, che reputo scritti civili, ripropongo uno dei miei pezzi a cui sono più affezionato, del 2013 [1], un pò volgarotto e per questo della categoria “senza filtri”. Lo trovo efficace e lo reputo sempre una chiave di lettura di tante dinamiche sociali di macrosistema sempre di attualità. Buona lettura.

“Per saper cos’è l’amore devi aver cantato e pianto Nelle lacrime e nel canto c’è la storia di ogni cuore…”.

Ascoltando Carlo Buti [2]… ho una idea, una percezione: c’erano tempi in cui l’individualità produceva cultura… quei tempi mi insegnano che il genio non è di uno solo ma può essere coltivato da tutti.

Esistono istanti in cui Dio si manifesta e ci rende grandi e forti , inamovibili dalle leve del potere.

Ci sono istanti in cui capisci che un conto è lo spirito, un altro è la razionalità. Un conto è l’individualità un altro è il riconoscimento sociale. un conto è la forza un altro è il potere. Un conto è il talento, un altro è la carriera. Un conto è il genio, un altro è la fama. Un conto è l’Uomo, un altro è il piglianculo. 

La rete dei piglianculo 

Quando lo prendi in culo, io so solo che è una brutta sensazione. Che non voglio provare.

Ma colui che me lo mette nel culo oggi dice di averla presa nel culo a sua volta quando aveva la mia età. E chi la mette nel culo a me oggi, è chi l’ha presa nel culo alla mia età da chi probabilmente alla mia età l’ha presa nel culo. … Perché, si dice, che se la prendi nel culo alla mia età la potrai mettere nel culo quando avrai l’età di chi te la mette nel culo ora.

Si forma la rete e così le cose vanno avanti.

C’è una massima popolare che mi ha insegnato mio Zio: “se sei martello batti, se sei incudine statti”.

Funziona perciò così. Solo che succede tutto in modo più dinamico e protratto nel tempo, nella storia. E’ uno spirito della società che scivola di generazione in generazione. C’è un periodo in cui sei incudine, se ti fai battere con pazienza poi nel tempo potrai avere la possibilità di diventare martello e allora sarai tu a battere. Ma di diventare martello nel tempo, per carriera, per anzianità, nessuno te lo assicura. Potrebbe restarti il dolore di essere stato battuto senza però mai raggiungere il tempo in cui sarai tu a battere.

Qui un’altra massima popolare mi aiuta ad esprimere il concetto: “Col culo rotto e senza cerasa”.

Ma allora, qui la mia conclusione: perch’è dovrei battere gli altri? E soprattutto, perché dovrei rischiare la beffa per me inaccettabile, dell’avere il culo rotto e senza cerasa? Dico subito che se anche tu, caro lettore, ti stai facendo questa domanda sarai tra quelli che non sarà mai un leader di questa rete.

Questo sistema dell’incudine e del martello è il paradigma sociale su cui si costruisce tutta la rete dei piglianculo. E chi è nella rete, leader della rete dei piglianculo, fa scouting naturale; per colpo di fulmine inconscio, quasi magico. Quando incontra il suo simile se ne accorge, lo bastona, quasi con affetto , esercita il suo potere contro logica e giustizia e ne prova la fedeltà assoluta. Fedeltà alla posizione di superiorità, mai alla logica o alla dignità. Non è scritto, non è detto, ma è quasi immediato capire chi è adatto ad entrare nella rete, per chi c’è dentro. Chi ha la stoffa del piglianculo, lo capiscono inequivocabilmente. Procedono a metterla in culo in serie, con una doppia funzione, addomesticare ed eleggere.

Addomesticare chi non è per natura portato a comprendere la logica che chi è superiore fa e indirizza a suo piacimento, ed eleggere, come dicevo, chi invece per natura è portato a prenderla in culo senza fare tante tragedie. Si fa scouting dei prossimi leader di questa speciale rete. E dipende tutto dalla prima sfiorata. Primo sfoggio di potere, prima reazione.

C’è chi accetta ed è in prima linea, il piglianculo leader , chi accetta e va in fila, il piglianculo di massa, e chi sbrocca, da di matto e si scaglia contro il potente, l’Uomo.

Ecco, quest’ultimo è uno come me, che si troverà sempre a scrivere pressappoco pensieri di questo tipo, Il primo invece farà carriera e rispetterà sempre e soltanto il potere. Riderà probabilmente di scritti di questo tipo.

Ed anche tu, che credi di capirmi, probabilmente o prima o poi ti renderai conto di essere un piglianculo. Una parte della rete.

Solo se sei giovane capirai veramente questi scritti, se sei adolescente.. ..finché sarai tale, perché poi crescerai e sarai con molta probabilità un piglianculo di massa.

Pochi saranno leader, e pochissimi, Uomini.        

I piglianculo di massa, saranno da sempre combattuti tra il dolore e lo spirito.

Tra il calcio in culo e l’ispirazione.

Potrebbe darsi che ci sia un tempo dei piglianculo e uno degli Uomini. Non vorrei scomodare Cristo e Pilato, (se non ti risuona nulla, caro lettore, ti dico Socrate e Meleto), ma è da sempre così: l’Uomo esalta, ispira, il piglianculo, affossa, equilibra. Uno sobilla, l’altro calma.

Gli Uomini cercano sempre di creare reti di Uomini, e i piglianculo le reti di piaglianculo.

Chi vince da sempre lo decide il caro e puro piglianculo di massa. La democrazia o la folla.

Questo, è solo uno scritto, un anfratto della realtà, in cui l’Uomo che è in me si ferma a prendere le sue sembianze su un foglio bianco.

Ma ora, torno fuori..

E nell’eterna lotta per non essere inghiottito nella rete dei piglianculo, là fuori cioè, ogni scatto di reni contro il sicuro, lo scontato,

sarà la volta in più in cui potrò riconoscermi Uomo.

[1] La rete dei piglianculo https://theliteraryport.com/2013/05/31/la-rete-dei-piglianculo/

[2] Amore amaro https://www.youtube.com/watch?v=h7q_pyjKJBg

LA VERSIONE NOSTRANA

Vorrei avvicinarmi con delicatezza a questa interpretazione dei fatti alternativa e sicuramente poco conciliante. Tuttavia, occorre coltivare il dubbio e non ricevere le narrazioni della maggioranza acriticamente e quando tutto il gregge corre all’impazzata imparare quanto meno a girarsi nella direzione opposta.

Qualora si guardasse bene in quella direzione si riuscirebbe spesso ad individuare un puntino lontano.

Chi conoscesse la sagoma di un lupo poi, giurerebbe di identificarlo facilmente. A quel punto conoscendo i comportamenti di quella specie uno andrebbe a pensare che un lupo dietro al gregge di pecore impazzito – e che corre in una direzione – significa che il gregge corre verso un branco [1].

Girarsi e guardare nella direzione opposta in cui spinge la psicosi di massa innescata per la diffusione del Corona Virus significa continuare a guardare a Codogno; e ancora di più ampiamente alla Lombardia tutta.

Significa comprendere il tessuto economico di quella terra, pensare ai suoi allevamenti ipertensivi. Capire gli atteggiamenti degli allevatori. Chiedersi se non esistano problematiche legate a virus animali in quel settore, e se non esistano traffici illeciti di vaccini spediti clandestinamente durante l’anno [1].

Occorrerebbe farsi domande. Ma la maggioranza italiana spaventa chi si fa domande, aggredendolo e tacciandolo di complottismo. Attenzione, nel macrosistema italiano, i cinici e i conformisti chiamano il dubbio e l’atteggiamento scientifico complottismo. Mentre di fronte a dei dati di fatto che confutano le tesi di maggioranza (ad esempio il presunto paziente zero che era stato in Cina era negativo, per cui non c’è paziente zero e pertanto non si ha una causa per la diffusione italiana…) non si avviano delle ricerche, dei dibattiti, dei confronti. Si sceglie bensì facilmente di aggredire chi invece se le fa. Forse vale il detto “punirne uno per educarne cento?”. Mortificarne uno che porta dubbi alla narrazione scelta per placarne cento, mille, milioni? Non mi interessa rispondere.

Purtroppo però quello in cui viviamo è un sistema paese abituato a parlare di farfalline inguinali e e dell’ingratitudine di certi amici che vanno ai festival importanti ma poi mettono i piedi in testa (cit.). Quella stessa gente che ha dato spazio a quelle tematiche puerili ora fa vedere come ci si lava le mani trattando gli interlocutori come dei bambini.

Vi esorto cari lettori a fermarvi, girarvi e guardare bene. Sono sicuro che il puntino lo vedrete anche voi.

Non fidatevi del gregge italiano che non si sa lavare le mani, e soprattutto, smettete di fare il gregge italiano caratterizzato da poca creatività e bassa trascendenza. Smettete di avere lo sguardo basso ed adattarvi automaticamente alla direzione che repentinamente cambia. Smettete di seguire consenso e preservazione della reputazione perché sono valori a breve termine.

Ecco, fatto questo pippotto, che vi assicuro poteva essere peggiore – giuro, sbraito ultimamente guardando sulla rete certe scene indegne (mascherine indossate a cazzo, bullismo scientifico, tutorial improbabili etc.)… Fatto questo pippotto dicevo, in sostanza l’articolo sarebbe finito.

Sì, perché vi vorrei rimandare ad un sito nazional-popolare, Dagospia, su cui mi han detto essere stato pubblicato un intervento di una persona autorevole, che ha avuto il coraggio di abbracciare una delle tesi di minoranza, ma molto sensate e verosimili. Se si riuscisse a informare la popolazione di questa narrazione interessante e sinceramente molto verosimile si farebbe sì servizio pubblico, non trattando gli italiani come cuccioli o barboncini.

Questa narrazione, tra l’altro, è identica ad un commento fatto in risposta al mio articolo Cui Prodest (lo trovate nei commenti) [1].

Mentre qui di seguito trovate quanto pubblicato su Dagospia [2]:

ALT! SENTITE COSA DICE A DAGOSPIA VINCENZO D’ANNA, PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI BIOLOGI ITALIANI: “SEMBRA CHE IL NUOVO CEPPO DEL VIRUS ISOLATO A MILANO SIA DOMESTICO E NON ABBIA CIOÈ ALCUNCHÉ DA SPARTIRE CON QUELLO CINESE PROVENIENTE DAI PIPISTRELLI. UN VIRUS PADANO ESISTENTE NEGLI ANIMALI ALLEVATI NELLE TERRE ULTRA CONCIMATE CON FANGHI INDUSTRIALI” – “I CONTAGI SAREBBERO DUE: UNO PANDEMICO E L’ALTRO LOCALE. CI TROVIAMO INNANZI A UNA DELLE PIÙ GRANDI CANTONATE CHE LA POLITICA ITALIANA HA PRESO”

Dichiarazione di Vincenzo D’Anna, presidente ordine dei biologi italiani, raccolta da Dagospia

VINCENZO D’ANNA

Ecco allora un nuovo colpo di scena destinato a rendere ridicoli sia il panico che il caos sociale ed economico provocato dal nuovo Coronavirus: l’equipe del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano ha isolato un nuovo ceppo del Covid-19 detto “italiano Ebbene,  sembra che tale virus sia domestico e non abbia cioè alcunché da spartire con quello cinese proveniente dai pipistrelli. Un virus padano, per dirla tutta, esistente negli animali allevati nelle terre ultra concimate con fanghi industriali del  Nord!!

Ecco spiegato perché nelle altre regioni il virus latita, come  già noto in letteratura (vedi Wu  et al. Cell Host & Microbe doi:10.2016 j.chom.2020.02.001,2020). Insomma i contagi  sarebbero due: uno pandemico a diffusione lenta attraverso i viaggi degli infettati, e l’altro locale. Quest’ultimo poco più che un virus para-influenzale, di nessuna nocività mortale se non per la solita parte “a rischio” della popolazione.

La stessa OMS ridimensiona il tiro e declassa il virus a poco più che un influenza, batte in ritirata anche Burioni che si scusa. In altri stati europei il virus non lo si trovava perché, semplicemente, si riteneva inutile cercarlo. Ma non è’ finita: si aggiunge la specificità territoriale del Coronavirus italiano che rende ancora più specifica la beffa nordista. Ci troviamo innanzi ad una delle più grandi cantonate che la politica italiana ha preso, nel solco di quella approssimazione che la caratterizza tutti i giorni. Ne escono male  le istituzioni sanitarie statali troppi asservite al conformismo, il silenzio di migliaia di scienziati, ricercatori ed accademici [2].

Diffondete!

p.s. Due più due fa sempre quattro, anche in Italia. E chi ragiona con la sua testa arriva alle stesse osservazioni.

[1] Corona Virus, Cui Prodest? https://theliteraryport.com/2020/02/23/corona-virus-cui-prodest/Questi virus girano semiclandestinamente soprattutto per il business dei vaccini per la zootecnia. Allevamenti iperintensivi. centinaia di migliaia di capi. Per questo vengono ingegnerizzati i virus. C’e’ un traffico poco controllato di materiale letale, vengono ingegnerizzati vaccini senza troppi test e misure di sicurezza e dati in pasto ad allevatori disperati pur di salvare l’allevamento. Un business enorme. ENORME”. pingo il 27 Febbraio, 2020 alle 6:08 pm

[2] Vincenzo D’anna su Dagospia https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ceppo-qualunque-ndash-alt-sentite-cosa-dice-dagospia-vincenzo-228397.htm

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ceppo-qualunque-ndash-alt-sentite-cosa-dice-dagospia-vincenzo-228397.htm

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE (LA PAURA MANGIA L’ANIMA)

OGGI UN PEZZO DARK, DA PAURA, PERCHE’ DA PAURA E’ L’OGGETTO DI QUESTO PEZZO: LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE!

(PEZZO IN LINEA CON LE ATMOSFERE NERE DI HALLOWEEN!)

Ti sei esposto alla luce mantenendo la tua eleganza.

Certi momenti sono quelli migliori del viaggio.

Quando hai fatto tutto e rientri.

Quando il pensiero corre più del filo logico che possa restuitrgli una continuità.

Gli spiragli sono chiari e le intuizioni giungono alla mente come raggi di sole sul volto.

In quei momenti ti rendi conto che rincorriamo un’identità disperatamente. Ne abbiamo bisogno.

L’identità è ciò che ci connette al senso della vita e in un certo senso è il senso della nostra vita pur se essenzialmente una diffusa assenza di identità si traduce quasi sempre nell’ostentazione dell’identità. La maggior parte delle volte la si scambia con il lavoro, ma si tratta di identità piccole (per dirla col Buddismo, di piccoli sè) che limitano la nostra illimitata creatività.

Il mio piccolo sè ad esempio, lavora in PA e non è senz’altro contento della tendenza all’atteggiamento di cinismo verso il proprio lavoro che è diffuso tra i dipendenti.

Consegue una debole cooperazione per l’implementazione di nuove proposte che hanno comunque vita breve e vengono quasi subito rispedite al mittente rinforzando in chi propone e in chi “osserva all’uscio”, un atteggiamento prudente e conservatore.

Si rientra ben presto nella sicura ma inutile routine. 

Tutti si lamentano, tutti vorrebbero un cambiamento, ma quando questo arriva fanno un passo in dietro, per schiavarlo. 

Del resto la cultura della critica e del conflitto incombe e non lascia spazio alla ricerca di cooperazione, necessaria per dare vita a intuizioni che pur non mancano.

Lo sguardo è basso e le carezze o il calcio in culo, vengon sempre dall’alto.

“La paura mangia l’anima” citava un film tedesco degli anni ’70. Questo è l’anima nera di questa macchina pubblica fatti di uffici intrisi di paura, in cui il rischio di rompere procedure inutili attenaglia la creatività

e il pensiero critico.

Rifuggi il cinismo,

la mancanza di dialogo,

l’assenza,

le attività inutili.

la paura,

il controllo

e il calcio in culo,

perché ricorda:

la paura mangia l’anima.

LA RETE DEI PIGLIANC..O #6 – DEMOCRAZIA O FOLLA

Reassuring lies vs Inconvenient truths

“Per saper cos’è l’amore devi aver cantato e pianto Nelle lacrime e nel canto c’è la storia di ogni cuore…”. Ascoltando Carlo Buti… ho una idea, una percezione: c’erano tempi in cui l’individualità produceva cultura… quei tempi mi insegnano che il genio non è di uno solo ma può essere coltivato da tutti. Esistono istanti in cui Dio si manifesta e ci rende grandi e forti , inamovibili dalle leve del potere. Ci sono istanti in cui capisci che un conto è lo spirito, un altro è la razionalità. Un conto è l’individualità un altro è il riconoscimento sociale. un conto è la forza un altro è il potere. Un conto è il talento, un altro è la carriera. Un conto è il genio, un altro è la fama. Un conto è l’Uomo, un altro è il piglianculo.

La rete dei piglianculo

Quando lo prendi in culo, io so solo che è una brutta sensazione. Che non voglio provare. Ma colui che me lo mette nel culo oggi dice di averla presa nel culo a sua volta quando aveva la mia età. E chi la mette nel culo a me oggi, è chi l’ha presa nel culo alla mia età da chi probabilmente alla mia età l’ha presa nel culo. … Perché, si dice, che se la prendi nel culo alla mia età la potrai mettere nel culo quando avrai l’età di chi te la mette nel culo ora. Si forma la rete e così le cose vanno avanti. C’è una massima popolare che mi ha insegnato mio Zio: “se sei martello batti, se sei incudine statti”. Funziona perciò così. Solo che succede tutto in modo più dinamico e protratto nel tempo, nella storia. E’ uno spirito della società che scivola di generazione in generazione. C’è un periodo in cui sei incudine, se ti fai battere con pazienza poi nel tempo potrai avere la possibilità di diventare martello e allora sarai tu a battere. Ma di diventare martello nel tempo, per carriera, per anzianità, nessuno te lo assicura. Potrebbe restarti il dolore di essere stato battuto senza però mai raggiungere il tempo in cui sarai tu a battere. Qui un’altra massima popolare mi aiuta ad esprimere il concetto: “Col culo rotto e senza cerasa”. Ma allora, qui la mia conclusione: perché dovrei battere gli altri? E soprattutto, perché dovrei rischiare la beffa per me inaccettabile, dell’avere il culo rotto e senza cerasa? Dico subito che se anche tu, caro lettore, ti stai facendo questa domanda sarai tra quelli che non sarà mai un leader di questa rete.

Questo sistema dell’incudine e del martello è il paradigma sociale su cui si costruisce tutta la rete dei piglianculo. E chi è nella rete, capo della rete dei piglianculo, fa scouting naturale; per colpo di fulmine inconscio, quasi magico. Quando incontra il suo simile se ne accorge, lo bastona, quasi con affetto , esercita il suo potere contro logica e giustizia e ne prova la fedeltà assoluta. Fedeltà alla posizione di superiorità, mai alla logica o alla dignità. Non è scritto, non è detto, ma è quasi immediato capire chi è adatto ad entrare nella rete, per chi c’è dentro. Chi ha la stoffa del piglianculo, lo capiscono inequivocabilmente. Procedono a metterla in culo in serie, con una doppia funzione, addomesticare ed eleggere. Addomesticare chi non è per natura portato a comprendere la logica che chi è superiore fa e indirizza a suo piacimento, ed eleggere, come dicevo, chi invece per natura è portato a prenderla in culo senza fare tante tragedie. Si fa scouting dei prossimi capi di questa speciale rete. E dipende tutto dalla prima sfiorata. Primo sfoggio di potere, prima reazione. C’è chi accetta ed è in prima linea, il piglianculo capo , chi accetta e va in fila, il piglianculo di massa, e chi sbrocca, da di matto e si scaglia contro il potente: l’Uomo. Ecco quest’ultimo è uno come me, che si troverà sempre a scrivere pressappoco pensieri di questo tipo, Il primo invece farà carriera e rispetterà sempre e soltanto il potere. Riderà probabilmente di scritti di questo tipo. Ed anche tu, che credi di capirmi, probabilmente o prima o poi ti renderai conto di essere un piglianculo. Una parte della rete. Solo se sei giovane capirai veramente questi scritti, se sei adolescente.. ..finché sarai tale, perché poi crescerai e sarai con molta probabilità un piglianculo di massa. Pochi saranno capi, e pochissimi, Uomini.         I piglianculo di massa, saranno da sempre combattuti tra il dolore e lo spirito. Tra il calcio in culo e l’ispirazione. Potrebbe darsi che ci sia un tempo dei piglianculo e uno degli Uomini. Non vorrei scomodare Cristo e Pilato, (se non ti risuona nulla, caro lettore, ti dico Socrate e Meleto), ma è da sempre così: l’Uomo esalta, ispira, il piglianculo, affossa, equilibra. Uno sobilla, l’altro calma. Gli Uomini cercano sempre di creare reti di Uomini, e i piglianculo le reti di piaglianculo. Chi vince da sempre lo decide il caro e puro piglianculo di massa.

Democrazia o Folla. # IL MIO VOTO CONTA