LA FORZA DELLA LIBERTA’ (FANCULO A SKINNER, MA PACE ALL’ANIMA SUA)

Una volta, non ricordo più da chi, sentii esprimere un bel concetto che faceva più o meno così: “la bellezza dell’estate è fatta per tutti, quella dell’inverno per pochi”.  Ci penso spesso a quella frase, perché mi ricorre pensare che così come la natura (quella del seme, delle foglie, del fiore e del frutto per intenderci) anche l’uomo segua i suoi cicli. Le sue estati e, che piacciano o meno, pure i suoi inverni. Siamo molto simili insomma, noi e le cose “inanimate”.

Però noi relazioniamo, sincronizziamo, armonizziamo, interpretiamo, facciamo delle conclusioni sulla nostra e altrui identità e le condividiamo. Accade senza accorgercene. Eppure, non esiste individualità senza l’alterità e non si può concepire identità senza una relazione. Alcuni hanno parlato di relazione primaria di attaccamento e di schemi acquisiti rimessi in gioco nella nostra quotidianità in modo inconsapevole, ma fisiologico.

Altri hanno parlato di sviluppo ricorrente e universale per stadi ripetitivi e progressivi che portano ad una intelligenza matura, ovvero alla relazione con la realtà attraverso il metodo scientifico. Che noi, e le cose inanimate fossimo simili, quelli del metodo scientifico, non ci credevano. Anzi, se avessero conosciuto uno shintoista gli avrebbero dato dell’infantile, dell’immaturo, cognitivamente.

Ognuno ha le sue idee, i suoi gusti, i suoi angoli da cui guarda il mondo. Ma il problema che quelli del metodo scientifico, gli illuministi, i puristi della scienza, tacciano di immaturità chi si affida all’intuizione e all’empatia…

Eppure, a me pare che siano loro i mancanti, i veri immaturi dal punto di vista non cognitivo, ma umano.

Prendiamo i comportamentisti, quelli che facevano sbavare i cani con una campanellina; ecco, loro sono arrivati a dire che essendo la mente inconoscibile, una scatola chiusa e nera – insondabile – l’unica cosa su cui si potesse agire era il comportamento. L’unica cosa misurabile di un processo di risposta ad uno stimolo, dunque scientificamente provata e degna di una disciplina sperimentale come il comportamentismo appunto, era l’effetto. –  Jannacci ci ha fatto pure una canzone su un tizio che snobbava l’altro non facendolo andare allo zoo, più o meno come gli uomini di scienza trattano tutti gli altri; oh, io ci vedo esattamente questo!

Eppure, nel Comportamentismo più che in altri casi, vedo in modo chiaro la limitatezza del pensiero scientifico.

Ad oggi si è appurato che l’intelligenza è un costrutto multiplo, non unicamente misurabile con il QI: esiste l’intelligenza matematica, così come l’intelligenza corporea, l’intelligenza empatica o interpsichica e l’intelligenza intra psichica ovvero quella introspettiva; che a me piace chiamare meditativa.  I comportamentisti queste cose non le capiscono.

Che uno abbracciandoti ti racconti una vita non lo possono proprio comprendere. A me gli stupidi, con tutto il rispetto per la loro potenza logica, da un certo punto di vista, sembrano loro. Quelli rigidi rigidi che non ammettono nient’altro che la regola sociale, il tornaconto logico, ben chiaro a chi già il consesso sociale l’ha messo in piedi e spiega a quelli che vengono dopo come starci; quelli che pensano che l’unica cosa da farsi nell’educazione di un bambino sia quella di trasmettere procedure, attività, abilità funzionali alla comunità così come stabilita; quelli che inducono e condizionano comportamenti voluti attraverso associazioni e rinforzi e che  parlerebbero di stupidità di fronte ad uno yogi che medita e non produce; quelli che hanno un’incrollabile fede nel metodo scientifico ecc. ecc. forse, sono quelli ottusi di fronte all’insondabile ma pur pulsante e vitale natura dell’intuizione.

Esattamente più di altri, loro, hanno mostrato al mondo la fondamentale aridità a cui va in contro chi crede solo in ciò che è misurabile. (A parte che l’empatia, non era misurabile negli anni ’50, ma oggi con le neuroscienze – parliamone). Voler limitarsi a ciò che è visibile porta a non considerare l’essenza stessa di quella ricerca che ha spinto gli uomini di scienza a voler usare il metodo scientifico: la curiosità, la vitalità, lo spirito, l’intuizione, in altre parole, l’immisurabile anima.

Vorrei concludere questo pezzo con una divagazione libera. 

La forza della liberta (ovvero: Fanculo a Skinner, ma pace all’anima sua)

Di un anima serena abbiamo bisogno più che di un QI elevato quando vogliamo condividere la nostra vita. E più di saper stare vicino nei momenti di difficoltà, l’anima serena serve a stare vicino alle persone nei loro momenti di felicità. Perché è difficile trovare una persona che gioisca veramente della tua gioia. Un caro amico che ti supporti nel momento del bisogno in fin dei conti è facile averne esperienza, perché siamo tutti irrimediabilmente desiderosi di pensarci delle brave persone; quale miglior prova di esserlo se non manifestando generosità, presenza, comprensione nei momenti in cui un amico è afflitto? E pure il nostro narcisismo, se ne nutre.

Più difficile invece è accogliere genuinamente, mantenendo il nostro centro, la nostra soddisfazione e sicurezza di sé, un amico quando è radioso, brillante, sbocciante nelle sue aspirazioni, i suoi traguardi, superate le sue battute d’arresto; senza perdersi nell’inevitabile confronto con le tue aspirazioni, traguardi e battute d’arresto. Quindi occorre essere sereni, in pace con la propria vita per ricevere la gioia altrui. Più facile invece il confronto con chi è in difficoltà, perchè con tutta la probabilità sarà un confronto vincente, che ci farà stare bene. Essere generosi, troppo spesso, è una falsa veste del nostro narcisismo; è poco impegnativo, meno strutturale.

Buttare un salvagente ad un uomo in mare piuttosto che navigargli sicuri al fianco sono abilità che i comportamentisti non saprebbero indurre. Abilità d’anima e di libertà che stanno dentro i meccanismi di quella scatolina nera che è sì insondabile eppure qualcosa continua a plasmare, raggiungere ed elevare.

Quindi, navighiamo consapevoli che alcune persone pensano e penseranno sempre a programmarci, “per il nostro bene”, e altre invece passano la vita a credere nella forza della libertà. E se pur il bastone e la carota (ovvero il comportamentismo) funziona nel breve, alla lunga, l’anima e la sua libertà evolvono, sbocciano e insegnano il senso della vita.

Onde per cui, ‘fanculo a Skinner (ma pace all’anima sua).