LA METAMORFOSI DEL GORILLA

Gorilla scorpione

Occhi profondi, pelo morbido e lucente. E’ appena nato: uno strano lupo.

Robusto e forte, cammina tra i lupi, neonati come lui. Rispettosi, attratti, ma intimamente intimoriti, avvertiti dalla verità della natura; nell’aria sussurrata.

Ecco, un lupo anziano, ringhiare inferocito.

La violenza della storia, caricata dalla sua diffidenza, colpisce e segna.
Stranolupo si ferisce, ma non cade. E’ piccolo, ma reagisce.
Vacilla il lupo anziano, nella mente.

Stranolupo cresce, cammina e cresce.
Gli spunta una strana criniera rossastra tutto attorno al capo e al collo, che lo copre fino alla spalle .

Stranolupo dalla criniera rossastra, cammina e cresce.
Ancora una volta, uno dei lupi , gli si scaglia contro e lo segna con una zampata.
Stranolupo si ferisce, reagisce e questa volta atterra l’aggressore.

Stranolupo dalla criniera rossastra cresce, cammina e cresce.
Le ferite passano, si rimarginano.
Trascorre le giornate a cacciare solitario.

Un giorno, alcuni lupi del branco si portano in gruppo attorno a lui e lo accerchiano.
Lui emette uno strano suono, che fa tremare e fuggire impauriti gli aggressori.

A quel punto il branco è ormai deciso:
spaventato dalla forza di Stranolupo, si organizza contro di lui.

Il giorno stabilito, nuovamente, tutto il branco circonda Stranolupo, e tra questi, uno dei gregari lo attacca.
Stranolupo più forte di un singolo lupo lo atterra. Un altro, e un altro ancora gli si scaglia addosso. Stranolupo li atterra uno dopo l’altro.

Si scaglia contro il muro di animali di fronte a lui e ne fa fuori a decine, ma sono troppi. Lotta strenuamente, ma infine viene vinto.

E’ ancora troppo giovane ed è solo.

I lupi gli risparmiano la vita, ma lo costringono a restare con loro e a partecipare alle attività del branco, a cacciare con loro e per loro.
Stranolupo si ribella per giorni interi..poi, li accetta.
Cresce tra i lupi e ne impara le regole, i comportamenti, i ritmi e con loro si identifica.

Si adatta e si inserisce nel branco. I lupi non disdegnano la sua presenza, tuttavia per loro è importante spegnergli gli istinti, così pericolosi per loro.

Stranolupo finisce per dimenticare la sua natura e col passare del tempo non trova più differenze con i lupi.

Passano anni e Stranolupo vive tranquillo, cacciando e vivendo col branco. Cresce e diventa grande.

E’ un lupo ormai, questo è il suo pensiero, il suo adattamento, ma c’è qualcosa ancora che lo lega al suo passato. Un disagio, una tristezza profonda.

Fosse stato un uomo sarebbe stata malinconia da poeta..

Il tempo passa e Stranolupo iniziò a stare sempre più male: risentiva i cambiamenti che il forzato adattamento aveva imposto alla sua natura. Soffriva.

In lui istinti primordiali riaffioravano e lo confondevano, portandolo lontano dal vivere di branco. Finchè un giorno stranolupò sparì, si nascose per giorni così che nessuno fu più capace di trovarlo. Poi, abbandonò tutti e iniziò a vivere solitario, errando nella foresta.

Un giorno, nella foresta.

“Ei tu, leone”.
Stranolupo non si girò, e un’aquila continuando a chiamarlo si avvicinò a lui, fino a che non gli fu di fronte. Appena davanti agli occhi gli disse: “che ci fai qui leone?”

Stranolupo non capiva cosa stesse dicendo quell’animale e rispose “vola da qualche altra parte corvaccio”
L’aquila sorpresa, volò via.

Stranolupo, infastidito dall’improvvisa invadenza, riprese a camminare riflettendo triste a quelle parole.
Leone?
Cosa significava? e perché gli aveva chiesto cosa ci facesse lì?

Pensava a queste cose quando..
…sentì un leggero fastidio sulla gamba.
Si girò e di scattò si tirò in dietro.

Davanti a lui c’era infatti una strana creatura simile ad un gorilla, ma più piccolo e con una strana coda lunga, senza peli e rossastra, che tutt’altro era men che morbida (Stranolupo l’aveva appena appurato), e finiva con uno strano pungiglione.

La strana creatura gridò: “Eì, guarda dove vai!” agitando la coda.

La coda era solcata da delle linee verticali che si susseguivano creando sezioni bombate e ovali. Stranolupo ricordava qualcosa, ma era confuso, incuriosito da quella forma nuova e sconosciuta.

“Cosa sei?” disse d’istinto.
L’animaletto guardandolo con un espressione buffa, pensoso rispose “cosa sono?..e chi lo sa. Un gorilla.”
“Una specie di gorilla?”
“Sì, credo. E tu? sei un lupo?”
“Sì credo”
“Una specie di lupo?”
“Sì”
“Strana quella criniera sulla testa, mai vista addosso a un lupo”.
“Già..sono uno Stranolupo”

Risero insieme.

Poi il piccolo gorilla dal pungiglione raccontò a Stranolupo la sua storia:
“Mi ricordo di essere nato orfano, e che una femmina di gorilla che aveva perso il suo piccolo, mi allevò come suo figlio”.
“Hai sempre avuto quella?” disse Stranolupo indicando la coda dell’animaletto.
“Sì, sempre. Ero l’unico ad averla nella mia famiglia. Ero il più piccolo dei miei fratelli e l’unico che l’aveva. Coi miei fratelli facevo fatica a starci. A loro non piacevo ed ero il più fragile, ma mi ricordo che mamma mi voleva un gran bene”.

Stranolupo seguiva il racconto interessato e molto partecipe. L’animaletto continuava:
“Io e mamma eravamo molto legati, entrambi eravamo davvero felici di stare insieme, ma presto dovemmo affrontare un problema: io ero troppo delicato rispetto al suo corpo possente e quando lei affettuosamente mi abbracciava, non riusciva a non farmi male e io d’istinto, sempre, rispondevo agitando questo mio pungiglione”.
“Strano pungiglione” rimarcò Stranolupo.
“..e la pungevo” disse lo strano piccolo gorilla dal pungiglione. “Lei mi amava e quell’abbraccio era per lei importante, unico mezzo di trasmissione del suo affetto. D’altra parte io non potevo fare a meno di fare scattare il pungiglione ogni volta che mi abbracciava.
Poiché quando ero piccolo, la puntura del mio pungiglione non poteva fare male al suo grosso corpo, entrambi accettammo di farci un po’ male per amore dell’altro. Ma crescendo il problema si ripresentò. Il mio pungiglione iniziò ad emettere un liquido strano e la mia puntura faceva sempre più male, fino a che un giorno, dopo il consueto abbraccio e la consueta puntura, mia mamma cadde per terra moribonda.
I miei fratelli si scagliarono contro di me, così il resto della famiglia. Io riuscii a scappare e da allora continuo a vagare solitario senza sapere nulla di mia madre. La ricordo esanime a terra.
Per lungo tempo fui gettato nello sconforto e nella piena disperazione. Pensavo al mio pungiglione, l’ho odiato! Pensavo a come fosse stata causa di tanto male. Quante notti mi sono addormentato pensando a come sarebbe stato bello se io fossi stato normale, come i miei fratelli, robusto e senza pungiglione. Proprio come loro. Quante notti ho desiderato di non avere avuto quest’anomalia..Ma poi, passarono gli anni e in me si susseguirono cambiamenti strani, uno dopo l’altro. Diventai sempre più piccolo, i miei muscoli delle braccia giorno dopo giorno stanno perdendo peli e diventano sempre più duri. Sta assumendo questo colore rossastro e mi è cresciuto dentro un vuoto, che mi tormenta, ma mi sorregge”.

“Anch’io avrei voluto vivere bene con i lupi che mi hanno allevato. Essere come loro. Poter accettare la caccia di branco”. Disse stranolupo.
“E’ per questo che il tuo fisico ricorda quello di un lupo? Sei stato allevato da un branco di lupi? ma non sei un lupo”.
Stranolupo gli rispose triste: “non so cosa sono..so solo che sono strano.”
“Non è un male esserlo. Guarda me, a me non dispiace essere così, in qualche modo riesco a fare tutto.”
“..ma io penso che comunque non sia normale avere quelle grosse braccia sproporzionate con questo corpo piccolo..”
“normale…” ripetè pensoso l’animaletto, “guarda”, disse ponendogli davanti agli occhi il braccio destro “sono convinto si stiano rimpicciolendo anche le braccia,..e stanno cambiando,..guarda attentamente”
Stranolupo notò una parte del braccio all’altezza del gomito, senza peli, di un colore bordastro lucente. Di quella che un tempo doveva essere una grossa mano restavano tre dita unite e confuse alla base in un unico corpo e al posto delle altre due c’era qualcosa come una pinza.
Era proprio strano. Quella creatura gli ricordava qualcosa…
Poi la creatura disse pensosa a Stranolupo
“…il mio pungiglione…non ti dice nulla?” iniziava a capire.
Stranolupo aspettò qualche attimo..i due sembravano seguire velocemente le stesse deduzioni, poi con stupore dissero assieme:
“uno scorpione!”
“…..io sono uno scorpione! Sto diventando uno scorpione!”
Entrambi ne conoscevano l’esistenza e la forma. Il piccolo Gorilla-Col-Pungiglione stava davvero trasformandosi in uno scorpione.
Lo Scorpione perciò, infine disse:
“Allora non sono strano, sta per compiersi finalmente la mia metamorfosi. Non sono mai stato come mia madre o i miei fratelli, l’ho sempre saputo”. Era emozionato il Neo-consapevole-Scorpione, con semplicità e spontaneità aggiunse: “Allora anche tu! tu sei..quello che sei, e lo sei per natura. E prima o poi lo scoprirai. Devi solo lasciarti…vivere, poi farà tutto natura. Vivi, aspettando il cambiamento come il mio!”.

E se Stran- Gorilla-Neo-Consapevole-Scorpione se ne andò contento lasciando Strano-Lupo pensieroso.

Stranolupo abbandonò lo scorpione, forte di una nuova verità. Non sapeva cosa egli fosse, ma aveva la certezza che non doveva avere più paura di esserlo.

Così, quel giorno, Stranolupo imparò dallo Stranoscorpione l’arte dell’adattamento, capì che non esisteva un animale migliore di un altro, ma ognuno era dotato nel più profondo di una straordinaria verità. Ognuno aveva dentro se, in qualche punto, dentro se, la capacità di vivere il grande cerchio della vita.

Capì che ogni animale se esisteva era perché aveva diritto di viverci in quel magico e splendido cerchio.

Stranolupo camminava in una rinata sicurezza, pensando che non importava sapere chi fosse,

ma esserlo.