MONOLOGO DELL’INSICUREZZA

angel puppet

Mi sforzerò di nascondere l’anarchico che è in me per risultare più leggibile in questo pezzo. Vorrei che arrivasse al maggior numero di persone possibile e mi han detto che alcune verità vanno date per gradi, non bruscamente. Il rischio è quello di diventare oggetto di cieca negazione. L’anarchico che è in me è sempre un pò brusco quando si esprime, ma io lo perdono, perché è da anni costretto a nascondersi tra solidità di pensiero assicurate solo da un conformismo facile. Ecco, l’ho rifatto, sono stato brusco. Quando un appartenente ad una minoranza si rende conto di poter condividere con la maggioranza un dato di fatto, diventa un pò rabbioso.  Quello che voglio dire è che creare una vita sulla base di una vera identità è difficile. Spesso si cede a ogni sorta di sogni di seconda mano e senza rendersene conto, ci si ritrova a propria insaputa, persuasi a ricevere e diffondere una fede fatta di facili sillogismi. “Sono ribelle…ho comprato questo Suv”, “Valgo…quindi bevo questo amaro”. L’anarchico invece è uno che non rinuncia alla vera identità. E questa, non esistendo che in un continuo divenire con la realtà, fa si che l’anarchico sia un perenne insicuro. Uno però che ha capito di scegliere solo quando si zittiscono tutti quelli cui alla verità danno un prezzo. Ha capito che spesso, metaforicamente, chi vende, non vende ciò che ha prodotto. Che i venditori sono sicuri e i produttori insicuri; gli uni non conoscono fino in fondo il prodotto che gli è capitato in mano, mentre i secondi prostrati dai tanti tentativi per raggiungere la migliore versione saranno sempre in dubbio su qualche caratteristica che non hanno potuto raggiungere. Questo non è assolutamente un problema ontologico, ed è giusto vi siano diversi tipi di Uomo, tuttavia è un problema quando la Cosa Pubblica viene amministrata non tenendo conto della differenza fondamentale che esiste tra: Sicuri Incompetenti e Insicuri competenti. 

MONOLOGO DELL’INSICUREZZA

Son cambiate tante cose da che ho iniziato a scrivere. Ho ripercorso più e più volte diverse fasi cicliche.  Sono stata in diverse città e in tutte queste esperienze ho conosciuto un pezzo di me stessa; ho capito in fin dei conti che io non parlo, ma narro. Non affermo, eppure comprendo. D’altro canto non insegnerò mai a nessuno se non di vivere a modo proprio. Mai accetterò il ruolo di maestra se non dalla vita, e senza saperlo. Insegnerò che chi si sostituisce a te stesso è uno sbruffone.

Se mi ascolterete vi insegnerò di diffidare da chi vi viene a vendere una poesia e non ve la regala.  Vi spingerò ad allontanare chi non vi allontana quando lo chiamate maestro. Vi suggerirò di scappare da chi impara due trucchetti e fa spettacoli in cui racconta quante ne ha passate, quanto è stato forte. Chi vi narra le sue disgrazie, le pubblicizza, per poi incensare i suoi successi. Probabilmente ne ha viste un terzo di quelle che ne avete viste voi o i vostri umili genitori.

Presto realizzerete che un ulteriore sforzo per produrre un santo gral in più, produrrebbe solo ulteriore caos. Questa grande macchina che crea prodotti per consolare la tristezza, è la prima fonte di questa tristezza. Certo camminare intellettualmente è difficile. Emotivamente lo è ancora di più. Rimanere se stessi. Diventare se stessi. E nel frattempo vivere nel proprio quotidiano, a dire di molti, impossibile. Eppure, fidatevi di me.

C’è stato un tempo in cui siamo diventate umani. Abbiamo distribuito le nostre virtù e capito di voi uomini tante cose.

Non siete affatto uguali. Non parlate la stessa lingua pur parlandola. Non avete la stessa origine né la stessa destinazione. Eppure potreste vivere in armonia.

La mia storia, come quella di molte come me, nasce perché volevamo leggere un libro. Un libro che nessuno ha mai scritto. Siamo usciti da questa piana per cercarlo, siamo stati ospiti della vostra terra. Siamo stati viaggiatori. Ci è venuta voglia di scriverlo quel libro, in silenzio. Così abbiamo ispirato tante menti e mosso tante mani.

Cari figli, fidatevi solo di chi scrive, di chi è confuso quando parla. Perché il suo cuore è ricco e la sua intelligenza è piena. Non leggete i libri di chi è lineare, senza possibilità di errore. Non dategli la vostra macchina, né una nave, ma soprattutto non dategli il vostro Paese. Comprendete che è importante pensare e ancor di più agire. Pensate, per essere solidi nelle vostre azioni e fedeli a voi stessi nel cambiamento. Un giorno su sette soffermatevi a filosofare per comprendere chi siete, da dove venite e cosa avete fatto. Agite sei giorni su sette.

C’è una vita da portare avanti, perché è così che deve andare. Cambiare è difficile. Voi la chiamate inerzia. Quello che chiamate lavoro ai nostri occhi è sempre il solito grooming. Ancora come allora, siete scimmie che brandiscono un bastoncino e stupiscono le altre con il fuoco. Quando mammiferi inventano un paio d’ali, ne vendono le piume, osannandole, incensandole. Quando volatili cambiano le proprie, le regalano, magari criticandole.

Figli miei, credete in me.

Vi insegnerò assieme a mio fratello Dubbio,

la Verità,

Firmato: Insicurezza.