IL PROTAGONISMO PIU’ NOCIVO E’ SEMPRE QUELLO DEGLI ALTRI

Manuel Mangili – “Adesso basta protagonismi”

Vi siete accorti in questi giorni di come tanti politici provenienti dalla “nicchia di mercato” della controinformazione abbiano usato il termine protagonismo per spiegare il perché del fatto che non si sia riusciti a creare un gruppo del dissenso unificato? La cosa buffa è che ognuno si appellava a questo termine, spiegando quanto fosse stato nocivo il protagonismo della controparte.

Del resto, IL PROTAGONISMO PIU’ NOCIVO E’ SEMPRE QUELLO DEGLI ALTRI.

Tuttavia il problema guardando a come certi personaggi antisistema sono emersi in auge in questi ultimi due anni, è curioso con quale rabbia agonistica e spinta arrivistica l’abbiano fatto, ignorando artisti, pensatori, intellettuali indipendenti che da decenni, non dall’inizio della “pandopropaganda”, ma bensì da prima, lottavano e lottano per fare controcultura e portare l’attenzione su aspetti di verità oggettiva ignorate dalle masse.

L’esistenza di questi intellettuali ancora più di nicchia degli intellettuali di nicchia, sembra sistematicamente e metodologicamente ignorata da quelli che in breve tempo diventano i protagonisti della controinformazione esercitando un mirato pruning di voci troppo strane, naive, sui generis, scomode per il neo sistema di nicchia creato (che pur essendo anti-sistema, è esso stesso, in un certo senso, sistema).

Gente che può andar bene in fase embrionale, perché indicanti spunti su temi e punti di vista di cui nessuno parla, e che diventa poi troppo poco spendibile alle masse (se pur di nicchia, ma pur sempre masse) quando la nicchia ha trovato i suoi protagonisti di spicco, il suo vocabolario e ha consolidato le sue credenze.

Quei personaggi scomodi ignorati però si ritrovano spesso nella spiacevole condizione di rivedere i propri spunti, riferiti anni o decenni prima, in bocca a gente che li usa come se avesse scoperto l’acqua calda e che però evita come la peste di citare chi lo ha fatto riflettere su quegli angoli di realtà per la prima volta, cioè il pensatore “naive” con il sito internet con gli articoli senza l’editing o senza le foto dei faccioni sdoganati dal sistema dell’anti-sistema.

Eppure i “professionisti del marketing anti-sistema (cioè chi ha trasformato degli spunti di riflessione in mercato) e della controinformazione” che pur entrando in ritardo su certi temi e sdegnando certi pensatori liberi, pionieri della nicchia, (che cadono in una ulteriore nicchia della nicchia, quando questa si struttura), non capiscono che il protagonismo più nocivo non è quello altrui, ma il proprio.

Per questo Kaan Reed e il literaryport rimangono nell’ombra pur continuando a portare i propri spunti, perché ciò che ha sempre importato a questi è che l’attenzione vada su i dati di verità e non su chi li indica. Qui sul literaryport si fanno certi discorsi per la correttezza intellettuale non per fare protagonismi. La battaglia è più elevata di quella dei protagonismi personali.

Ad maiora.