Iniziano ad essere divulgate le prime conferme a base sperimentale di quanto ho espresso con un esercizio di ragionamneto critico. Sembra tutto come ipotizzavo io. Questo sta a confermare la necessità di imparare ad usare la logica, non aspettare che si “sdoganino” certe verità se rivelate da personaggi e professori, altrimenti saremo sempre in ritardo rispetto a certa elite che è scientificamente è avanti a noi. Si segua il ragionamento, non il ragionatore.
Dall’osservazione delle prime informazioni su cui i ricercatori stanno convergendo riguardo le reazioni avverse del vaccino (stati febbrili, eruzioni cutanee, dolori generali etc.) e leggendo i sintomi del sedicente vaiolo delle scimmie che stanno riferendo a spron battuto i mainstream, (stati febbrili, eruzioni cutanee, dolori generali etc.) mi sovviene una riflessione.
Considerato che il pensiero logico deduttivo è considerato in alcune teorie dello sviluppo, come un raggiungimento maturo successivo al pensiero iconico simbolico e al pensiero narrativo, proviamo insieme ad esercitarlo, in assenza di un dibattito su questi temi, in quanto trattasi di riflessioni contro intuitive e pionieristiche come spesso facciamo qui sul literaryport.
Qui di seguito il mio TEOREMA DEL BIOHACKING E DELLA SIMULAZIONE PANDEMICA
Hp1: inserimento nel corpo di microricettori nanotecnologici tramite inoculazione
Hp2: i microricettori rispondono ad impulsi elettromagnetici inviati da remoto
Hp3: distribuzione capillare di antenne trasmittenti su tutto il territorio nazionale
Hp4: i microricettori traducono l’informazione ricevuta da remoto in sintomi corporeei
TH1: per Hp1, Hp2, Inviare da remoto qualsiasi informazione a corpi umani adeguatamente preparati è possibile in questa epoca storica (ovvero l’IoB o biohacking è stato reso possibile nella nostra epoca storica);
TH2: per Hp3, Hp4, Inviare un pacchetto informativo che si traduca in sintomi corporeei simulanti una vasta gamma di malattie è possibile in questa epoca storica.
Ovviamente questi sono sillogismi che una mente aperta, creativa e logica può impegnarsi a fare per provare a comprendere un cambiamento in atto ancora non reso pubblico e disseminato alla maggioranza (da chi sa).
Non è un esercizio di pensiero sterile, pensare che un qualche gruppo elitario, forse oltre a fare orge e bere “adenocromo” in certe loro isole di proprietà di certi agenti del Mossad, bazzicate da certi potenti del mondo potessero anche fare convergere sforzi economici per fare ricerche che ufficalmente non potevano fare.
(Mi dispiace cari, ma io mi rifiuto di pensare che persone tra le più erudite, preparate, intelligenti e potenti al mondo – d’accordo senza morale, ma tant’è – sfruttino i sotterranei di certe isole solo per fare orge, fare traffico di minori e fare uso di stupefacenti; e non abbiano colto l’occasione di essere lontani dalle leggi locali di qualsiasi paese civile, per non procedere con ricerche d’avanguardia che non avrebbero mai potuto fare altrove e che non risultassero in scoperte utili ad agguantare vantaggi competitivi nei confronti degli avversari politici, militari e industriali).
Rif.
His Majest the Baby, theliteraryport https://theliteraryport.com/2022/05/10/tutti-ai-piedi-di-his-majesty-the-baby/
“lo sviluppo psichico di un bambino è stato violentemente fermato (…) è stato superato un limite, (…) quindi (si è sviluppata) l’idea che tutto potesse essere concesso. Superato il limite prescrittivo del Tabù quell’idea di onnipotenza che ogni bambino ha è stata ulteriormente incentivata fino a determinare un vero e proprio scavalcamento della realtà e una difficoltà a un esame concreto di realtà. Superato il limite si instaura (…) un’idea di onnipotenza che (…) lo porta ad un alto estremo limite (…) il Narcisismo. (Si sviluppa) un desiderio sfrenato di ammirazione da parte degli altri per coprire un intimo e inconscio senso di inferiorità. Ci troviamo di fronte a tre paradigmi che determinano una certa struttura di personalità: l’idea che non vi siano limiti, una onnipotenza già prevista nel bambino, ma maggiormente sviluppata (in questo tipo di) adulto e un senso interiore di Narcisismo che non è sbagliato definire addirittura Maligno”. prof. Adriano Segatori, questa è una diagnosi psichiatrica di un leader politico nelle cui decisioni e considerazioni giacciono le sorti di una intera società. Perché gli psichiatri non procedono con una disanima del profilo personologico di ciascun leader, date le circostanze di estrema fragilità geopolitica scaturita da questi, si potrebbe scoprire tante cose e bloccare un destino funesto. Non si mette in mano una pistola ad un bambino, né un paese ad uno psicopatico. Ad maiora. Kaan Reed 06.06.2022
Il dialogo su l’impatto e la pervasività delle tecnologie digitali sulla società e sulla psiche degli individui doveva iniziare “ieri”, non al più presto [1]: l’opinione pubblica e le tavole rotonde di professionisti di certe disciplinesono in ritardorispetto ai “playbook” delle multinazionali di certi mercati [2].
La logica della massimizzazione del profitto, delle grandi multinazionali e dei grandi capitani d’industria sta trascinando anche la trasformazione culturale di una società ingegnerizzata in un modo tale per cui nevrosi e disagi fioccano come funghi dopo l’acquazzone, e psicologi e psichiatri assistono all’esplosione del loro bacino di clienti, diventando per definizione la categoria meno obiettiva per definire l’opportunità di tale trasformazione in atto.
E c’è da chiedersi, se così come questa categoria, tante altre, i cui appartenenti hanno beneficiato di certe derive come “early adopters” avvantaggiandosi di investimenti lungimiranti, non abbiano compromesso la loro posizione di autonomia.
I professionisti delle discipline cosiddette umanistiche sono in grado di mettere in discussione non tanto l’utilizzo ma la direzione della Rivoluzione Digitale? Sono in grado di confrontarsi con le proposte di trasformazione dettate dai magnate dell’hitech senza subire supinamente lo sbilancio di potere tra i reciproci settori di appartenenza e ritrovarsi de facto a seguire forzatamente e fedelmente l’evoluzione dettata dai primi?
Si danno per buone le ipotesi di base e su quelle si costruiscono nuovi “modelli di business”, ma sono i professionisti delle discipline umanistiche nelle condizioni di criticare l’ipotesi di base , ovvero che il progresso così com’è stato avviato sia necessario al benessere umano?
Se i primi creano profitto con la rivoluzione digitale e i secondi trovano lavoro con la rivoluzione digitale, chi può mettere in discussione davvero l’avvio di tale trasformazione?
Perché si è avviata? E soprattutto, qual’è l’arrivo?
C’è qualcuno che ha davvero mantenuto una posizione di obiettività? (Perchè attenzione, l’obiettività è un posizionamento fisico, non una postura mentale).
Chi può ancora fare queste domande di base?
La trasformazione digitale è iniziata perchè è endemica la natura stessa di uomo e perché l’uomo stesso è tecnologia – come sostengono alcuni teorici del Transumanesimo – oppure perché qualcuno l’ha avviata per interessi di mercato o ideologici e ora ci convince che sia fisiologica? [2]
Le altre discipline che dicono? vanno a traino degli interessi di chi spinge grossi capitali anche nelle loro tasche? Certo che chi ha avuto l’intelligenza di diventare “first mover” e si trova perfettamente allineato ed è spinto dal vento favorevole, fa fatica ad abbandonare la strada intrapresa, e ha tutto il profitto che ha ricevuto e che soprattutto (sa che) riceverà a spingerlo fedelmente in coda alla mandria, in viaggio verso la magica e sconosciuta meta.
Nel frattempo la sua soglia di obiettività declina, in quanto l’incremento inatteso del suo reddito lo porta inconsciamente ad adorare gli innovatori che gli hanno, in fin dei conti, dato il pane quotidiano, e farglieli diventare intoccabili, quasi come icone religiose.
Perciò si creano alibi e tinte sfumate per raccontare certe contraddizioni lampanti dei loro beniamini, si intellettualizzano categorie speciali e motivazioni nobili che dipingono in una luce di santità i datori di lavoro e raccontano rassicuranti favole per chi deve proteggere la propria credibilità e confermare le sue scelte. Ma la verità è che questa gente si è mossa nella logica “se non li puoi battere unisciti a loro”.
In ultima istanza, anche le discipline umanistiche che avrebbero dovuto portare una voce morale ed etica al dibattito sul perché della trasformazione digitale sposano invece il cambiamento in modo placido, senza accennare neppure una lieve resistenza.
Quello che è successo è che nessuna disciplina ha potuto fare da argine al potere dilagante dell’industria e che a nessuno ha mai sfiorato l’idea di poter dialogare con questi individui. Quello che è successo è che le industrie e i loro CEO, sono entrate nelle facoltà umanistiche per dire loro, a i futuri, filosofi, psicologi, umanisti, come portare le loro conoscenze all’interno della grande quarta rivoluzione industriale in atto.
Mai i rappresentanti delle materie umanistiche hanno avuto l’opportunità di criticare in partenza la rivoluzione avviata? O dare degli spunti su come fare una rivoluzione eticamente sostenibile? O magari hanno potuto convincere i CEO ad optare per una forma diversa di progresso (ad esempio una Decrescita Felice [3])?
Impossibile.
Il mantra diffuso dai CEO è stato fin da subito: “chi non si aggiorna rimane in dietro”, “le cose cambiano, occorre stare al passo, altrimenti ci si estingue”.
E quindi, via tutti a correre. Ma nessuno ha mai capito veramente perché correva.
Il dibattito etico-morale dell’evoluzione digitale deve essere fatto prima di sposare il cambiamento.
Rivoluzione Digitale, perchè?
Perché si sta prendendo come riferimento le visione di certi CEO, e i desiderata tecnici di certi ingegneri ma non le conoscenze e i dubbi di psicologi e filosofi?
Ci sono alternative alla rivoluzione digitale? E se si perché non le si narrano?
Perché si ostina ad utilizzare indici come il PIL che non sono più adeguati ad una misurazione del benessere umano?
L’industria si propone agli esponenti umanistici come il padre che insegna al figlio come inserirsi in società e stare al mondo. C’è una asimmetria de facto di potere che porta gli uni ad insegnare agli altri, quando invece la storia insegna che i primi hanno creato un sistema fragile, energivoro e che si autodivora. Vogliamo ancora credere che sappiano davvero come dare benessere all’umanità?
Hanno utilizzato per decenni filiere che hanno devastato le risorse naturali, compromesso l’equilibrio biologico del globo terracqueo e ora sono gli stessi che attraverso costose campagne di propaganda dicono ai consumatori dei loro prodotti (il cui ciclo di vita è ad altissimo impatto ambientale) che loro, i consumatori, devono rispettare l’ambiente.
Sono davvero nella posizione di dettare loro la direzione? Non devono essere fatte alcune domande a questa gente?
Dove sono gli psicologi? Quegli psicologi che hanno abbozzato un “disturbo antisociale di personalità” a chi non portava le mascherine durante i lockdown, e che hanno aperto la caccia ai no vax, (senza alcun dubbio le cause di ogni male), davvero non hanno avuto di meglio su cui indirizzare la loro prospettiva diagnostica?
Ad esempio, a certi frenetici imprenditori, non riscontrano proprio alcun disequilibrio?
Non possono chiedere domande del tipo: “Apri una dopo un’altra, startup di successo, ma com’è la tua vita relazionale?” “Sei felice?” “Come sei messo con la tua percezione di onnipotenza infantile? L’hai superata?” “Pensi di sapere accettare il limite?” “Cosa ne pensi del limite?” “Sai sopportare la noia?” “Come stai ad empatia?E a narcisismo patologico?” “Hai problemi di dipendenza?” “Fai abuso di cocaina?” “Qual’è il tuo livello di lucidità quando fai certe affermazoni (o scelte)?” Eccetera, eccetera.
Perché non si passa al setaccio, le persone le cui scelte impattano su milioni di persone e invece si fa la voce grossa con i deboli?
O meglio, è proprio questo il problema del progresso: è facile fare la voce grossa con i deboli, fermare le loro direzioni, piuttosto che fare ragionare i potenti. Questi ultimi se ti va bene, ti danno lavoro, ti garantiscono la carriera, e tutto è loro concesso, altrimenti, ti fanno la guerra e ti rovinano reputazione, credibilità e prospettive di lavoro.
D’altra parte questi potenti sanno che l’hanno sempre vinta, pertanto pretendono di insegnare a vivere a tutti, senza che nessuno possa rivolgere lo sguardo alle loro spinte, alle loro motivazioni, chiedergli perché spingono gli altri a correre e non riescano loro, a camminare, a respirare, a dare attenzione ai loro figli, alle loro compagne. A contemplare le bellezze così come sono.
Progresso, dobbiamo affrettarci ad aggiornarci, d’accordo, ma può essere che siamo tutti vittima di un migliaio di nevrotici che non ci stanno a rinunciare alla loro onnipotenza infantile e che non sanno ricevere un “no”? Possibile che siamo noi, il 90% della popolazione, vittima di un 10% di bambini onnipotenti “his Majesty the Baby” [4] che giocano a cambiare le nostre vite perché non sono stati in grado di cambiare le proprie?
No: gli industriali sanno come trasformare un debosciato filosofo in un efficace imprenditore dell’innovazione, e chiunque ha dubbi, se li tolga e si affretti a stare al passo.
Mistero della Transustanziazione (tecnologica) [5].
Eppure, diceva Eraclito che non si potrà mai trovare la verità se non si è prepararti anche all’impossibile [6].
Pertanto, comprendere che le direzioni verso cui ci hanno orientati, non sono le direzioni verso cui guardare, è il punto di partenza.
Ad esempio, tanti dicono che l’arrivo finale della trasformazione digitale è un chip sottocutaneo, che a giudicare da certi progressi raggiunti da certe startup è in realtà tecnologia obsoleta.
Il chip sottopelle potrebbe essere l’ennesimo depistaggio dato in pasto alle masse emotive, per proteggere il vero cambiamento in atto, per cui l’ibridazione uomo macchina, a cui si deve arrivare, non sarà abilitata da chip sotto pelle, ma potrebbe essere già avvenuta.
L’ipotesi che propongo è che i vaccini mRNA diffusi in larga scala, prodotti ad alto tasso di innovazione, contengano dispositivi nanotecnologici, in grado di permettere in un futuro il monitoraggio di svariati dati biometrici attraverso vere e proprie HMI, ovvero interfacce di configurazione tra individuo e macchina.
Come e quanto questo sia possibile, è tutto da scoprire.
Eppure, qualora nel siero inoculato, ci fossero particelle orientabili dall’esterno per mezzo di onde elettromagnetiche, configurare da remoto intere reti di “nano ricettori” all’interno di un intero corpo, a cui inviare messaggi binari 0-1, sarebbe una transazione di dati biometrici [7] molto più avanzata di quella attraverso cui si potrebbe arrivare con un semplice chip localizzato in un solo punto della mano, ad esempio.
L’interconnessione potrebbe avvenire tra trasmittente e ricettore allo stato as is, e dovremo solo aspettare che chi sa, ci racconti tutto [7], oppure che ricercatori indipendenti vadano a colmare il gap con i visionari teorici che consigliano gli ingegneri degli uffici R&D delle potenti multinazionali e i direttori di potenti organizzazioni mondiali.
In altri termini, ci spiegheranno fino a che punto il biohacking[7] è possibile, e quanto è stato raggiunto grazie all’inoculazione forzata dei sieri a mRNA [8].
Se l’ipotesi che facevo prima, (e di ipotesi si tratta, fino che non si hanno dati ufficiali), che vi siano nanobot intelligenti nei vaccini mRNA, tutti i vaccinati ora, non in un ipotetico arrivo a chip sottocutanei, che tanto piacciono ad un certo pensiero narrativo, ma poco hanno a che fare con la sequenzialità strategica di alcuni dati logici [9] – ora, dicevo – possono ricevere informazione binaria da remoto, e quindi in qualche modo possono essere, ora, “hackerabili” da chi, come e perché, lo sa solo Dio. O i “sionisti suprematisti”, teorici e consiglieri, all’ombra della rivoluzione digitale (direbbe qualche malizioso [10], ma non l’autore di questo articolo, si badi bene!)
Questa vaccinazione potrebbe essere stata un vero e proprio “Cavallo di Troia” per consentire il definitivo passaggio dall’IoT all’IoE (o all’IoB [11]).
Questo passaggio risolverebbe in definitiva il collo di bottiglia per la costruzione di vere Smart Cities, il cui fondamentale veicolo di cittadinanza sarà una probabile imminente CBDC europea [12] e il requisito principale alla partecipazione di questa nuova cittadinanza, sarà l’interconnettività.
Di macchine con macchine (IoT), macchine con persone (IoE), e persone con persone (IoB).
In tutto questo, suprematisti ed eugenisti esistono? che ruolo hanno? si chieda a certi intellettuali che opinione abbiano delle masse e che cosa prevedono di fare attraverso la trasformazione digitale alle masse? [13]
Occhio gente, che se voi guardate Netflix e partite di campionato, e non sapete che cazzo fare della vostra vita , “questa gente qua”, potrebbe avere bene in mente cosa fare con la vostra [13] e i loro intenti non garantiscono più il vostro libero arbitrio.
Sempre quel malizioso di prima, (non l’autore di questo articolo) direbbe che nulla avviene per caso e che qualcuno una agenda chiara ce l’ha [10], e che il vero scopo di connettere le masse con le macchine, potrebbe essere meno nobile delle narrative usate in fase di dissemination e meno benefica per l’individuo[13] di quanto si racconti diffusamente [14].
Voinel frattempo connettete i puntini, e magari siamo ancora in tempo a salvarci la pelle.
Altrimenti, ci potremmo ritrovare tutti al cospetto di un mucchio di
“His majesty the baby” [4] che odiano le masse, si credono onnipotenti e ci considerano animali senza scopo da ammansuire e rendere innocui [13].
Ovvero, chiedetevi: “trasformazione digitale, tutto bello, per carità, ma perchè?“
[1] Guida Psicologica alla Rivoluzione Digitale con Luca Bernardelli https://www.youtube.com/watch?v=WBig-hf6wOk&t=5s
[2] Il Metaverso, l’Industria e la Multidisciplinarietà, ovvero le lucide ragioni del complotto https://theliteraryport.com/2021/10/25/il-metaverso-lindustria-e-la-multidisciplinarieta-ovvero-le-lucide-ragioni-del-complotto/
[6] Eraclito – “Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti” https://www.lefrasi.com/frase/eraclito-non-troverai-mai-verita-non-disposto?bg=p12
[7] We Can Hack Humans | Dr. Yuval Noah Harari and Klaus Schwab https://www.youtube.com/watch?v=3vrkTl9Sv6Y
“People could look back in one hundred years and identify the coronavirus epidemic as the moment where a new regime of surveillance took over, especially surveillance under the skin, which I think is the most important development of the 21st century, is this ability to hack human beings to go under the skin, collect biometric data, analyze it and understand people better then they understand themselves. This I believe is the most important event of the 21st century”.“Le persone potrebbero guardare indietro tra cento anni e identificare l’epidemia di coronavirus come il momento in cui un nuovo regime di sorveglianza ha preso il sopravvento, in particolare la sorveglianza sotto la pelle, che penso sia lo sviluppo più importante del 21 ° secolo, è questa capacità di hackerare gli esseri umani per andare sotto la pelle, raccogliere dati biometrici, analizzarli e capire le persone meglio di quanto loro capiscano se stesse. Credo che questo sia l’evento più importante del 21° secolo”.
[8] Yuval Noah Harari “Covid is critical because that is why people accept total biometric surveillance” https://www.youtube.com/watch?v=e8CZuv4OO6Q
“Covid is critical because that is why people accept, to legitimize total biometric surveillance (…) we need not just to monitor people, we need to monitor what is happening under the skin” “Il Covid è fondamentale perché è per questo che le persone accettano, legittimano, una totale sorveglianza biometrica (…) non dobbiamo solo monitorare le persone, dobbiamo monitorare ciò che gli accade sotto la pelle””
“Per Bruner a parte due livelli di realtà, esistono due modi differenti di pensare. Uno procede per sequenzialità, contribuendo a creare concetti e categorie generali basati su nessi dati dal principio della causalità, ed è definito logico-paradigmatico ed è alla base della conoscenza scientifica. L’altro è il pensiero narrativo, o sintagmatico, che procede per intenzionalità e, a differenza di quello paradigmatico, non segue la logica causale bensì quella delle emozioni, credenze, affetti”.
[9] Europe: The last battle – Conspiracy Documentaries conspiracydocumentaries.com/banking_conspiracies/europa-the-last-battle/
[10] Il “BEL PAESE” è stato VENDUTO al TRANSUMANESIMO. Con Maurizio Martucci https://100giornidaleoni.it/tv/il-bel-paese-e-stato-venduto-al-transumanesimo-con-maurizio-martucci/
IoT: Internet of Things
IoE: Internet of Everythings
IoB: Internet of Bodies
[11] L’opportunità è un’isola che si raggiunge varcando il mare dell’ignoranza – 2a edizione https://theliteraryport.com/2021/11/19/lopportunita-e-unisola-che-si-raggiunge-varcando-il-mare-dellignoranza-2a-edizione/
Delle CBDC: Central Bank Digital Currency parlo nel video incorporato nell’articolo e consultabile al seguente link diretto: https://www.youtube.com/watch?v=4aQFrJYDhX4
[12] Yuval Noah Harari | What to Do With All of These Useless People? https://www.youtube.com/watch?v=r9iCt8wcQ5E
“The biggest question in Economy and Politics in the coming decades will be what to do with all these useless people. The problem is more boredom and what to do with them and how they can find some substance of meaning in life when they are basically meaningless, worthless. My best guess at present is a combination of drugs and computer games as a solution. It’s already happening”.“La più grande domanda in Economia e Politica nei prossimi decenni sarà cosa fare con tutte queste persone inutili. Il problema è la noia e cosa fare con loro e come possono trovare una certa sostanza di significato nella vita quando sono fondamentalmente privi di significato, senza senso. La mia migliore ipotesi al momento è una combinazione di droghe e videogame come soluzione. Sta già accadendo”.
[13] Elon Musk: A future worth getting excited about | TED | Tesla Texas Gigafactory interview https://www.youtube.com/watch?v=YRvf00NooN8
” The first uses will be for neurological injuries of different kinds, but rolling the clockward forward and imagining when people are actually using these for their own enhancement, let’s say and for the enhancement of the world, how clear is in your mind is as to what it will feel like to have one of these inside your head?” “I primi usi saranno per lesioni neurologiche di diverso tipo, ma portando le lancette dell’orologio in avanti e immaginando quando le persone luseranno questi impianti effettivamente per il proprio miglioramento, diciamo,e per il miglioramento del mondo, quanto è chiaro nella tua mente come ci si sentirà ad avere uno di questi impianti nella propria testa?”
Dall’osservazione delle prime informazioni su cui i ricercatori stanno convergendo riguardo le reazioni avverse del vaccino (stati febbrili, eruzioni cutanee, dolori generali etc.) e leggendo i sintomi del sedicente vaiolo delle scimmie che stanno riferendo a spron battuto i mainstream, (stati febbrili, eruzioni cutanee, dolori generali etc.) mi sovviene una riflessione.
Considerato che il pensiero logico deduttivo è considerato in alcune teorie dello sviluppo, come un raggiungimento maturo successivo al pensiero iconico simbolico e al pensiero narrativo, proviamo insieme ad esercitarlo, in assenza di un dibattito su questi temi, in quanto trattasi di riflessioni contro intuitive e pionieristiche come spesso facciamo qui sul literaryport.
Qui di seguito il mio TEOREMA DEL BIOHACKING E DELLA SIMULAZIONE PANDEMICA
Hp1: inserimento nel corpo di microricettori nanotecnologici tramite inoculazione
Hp2: i microricettori rispondono ad impulsi elettromagnetici inviati da remoto
Hp3: distribuzione capillare di antenne trasmittenti su tutto il territorio nazionale
Hp4: i microricettori traducono l’informazione ricevuta da remoto in sintomi corporeei
TH1: per Hp1, Hp2, Inviare da remoto qualsiasi informazione a corpi umani adeguatamente preparati è possibile in questa epoca storica (ovvero l’IoB o biohacking è stato reso possibile nella nostra epoca storica);
TH2: per Hp3, Hp4, Inviare un pacchetto informativo che si traduca in sintomi corporeei simulanti una vasta gamma di malattie è possibile in questa epoca storica.
Ovviamente questi sono sillogismi che una mente aperta, creativa e logica può impegnarsi a fare per provare a comprendere un cambiamento in atto ancora non reso pubblico e disseminato alla maggioranza (da chi sa).
Non è un esercizio di pensiero sterile, pensare che un qualche gruppo elitario, forse oltre a fare orge e bere “adenocromo” in certe loro isole di proprietà di certi agenti del Mossad, bazzicate da certi potenti del mondo potessero anche fare convergere sforzi economici per fare ricerche che ufficalmente non potevano fare.
(Mi dispiace cari, ma io mi rifiuto di pensare che persone tra le più erudite, preparate, intelligenti e potenti al mondo – d’accordo senza morale, ma tant’è – sfruttino i sotterranei di certe isole solo per fare orge, fare traffico di minori e fare uso di stupefacenti; e non abbiano colto l’occasione di essere lontani dalle leggi locali di qualsiasi paese civile, per non procedere con ricerche d’avanguardia che non avrebbero mai potuto fare altrove e che non risultassero in scoperte utili ad agguantare vantaggi competitivi nei confronti degli avversari politici, militari e industriali).
Rif.
His Majest the Baby, theliteraryport https://theliteraryport.com/2022/05/10/tutti-ai-piedi-di-his-majesty-the-baby/
Il dialogo su l’impatto e la pervasività delle tecnologie digitali sulla società e sulla psiche degli individui doveva iniziare “ieri”, non al più presto [1]: l’opinione pubblica e le tavole rotonde di professionisti di certe disciplinesono in ritardorispetto ai “playbook” delle multinazionali di certi mercati [2].
La logica della massimizzazione del profitto, delle grandi multinazionali e dei grandi capitani d’industria sta trascinando anche la trasformazione culturale di una società ingegnerizzata in un modo tale per cui nevrosi e disagi fioccano come funghi dopo l’acquazzone, e psicologi e psichiatri assistono all’esplosione del loro bacino di clienti, diventando per definizione la categoria meno obiettiva per definire l’opportunità di tale trasformazione in atto.
E c’è da chiedersi, se così come questa categoria, tante altre, i cui appartenenti hanno beneficiato di certe derive come “early adopters” avvantaggiandosi di investimenti lungimiranti, non abbiano compromesso la loro posizione di autonomia.
I professionisti delle discipline cosiddette umanistiche sono in grado di mettere in discussione non tanto l’utilizzo ma la direzione della Rivoluzione Digitale? Sono in grado di confrontarsi con le proposte di trasformazione dettate dai magnate dell’hitech senza subire supinamente lo sbilancio di potere tra i reciproci settori di appartenenza e ritrovarsi de facto a seguire forzatamente e fedelmente l’evoluzione dettata dai primi?
Si danno per buone le ipotesi di base e su quelle si costruiscono nuovi “modelli di business”, ma sono i professionisti delle discipline umanistiche nelle condizioni di criticare l’ipotesi di base , ovvero che il progresso così com’è stato avviato sia necessario al benessere umano?
Se i primi creano profitto con la rivoluzione digitale e i secondi trovano lavoro con la rivoluzione digitale, chi può mettere in discussione davvero l’avvio di tale trasformazione?
Perché si è avviata? E soprattutto, qual’è l’arrivo?
C’è qualcuno che ha davvero mantenuto una posizione di obiettività? (Perchè attenzione, l’obiettività è un posizionamento fisico, non una postura mentale).
Chi può ancora fare queste domande di base?
La trasformazione digitale è iniziata perchè è endemica la natura stessa di uomo e perché l’uomo stesso è tecnologia – come sostengono alcuni teorici del Transumanesimo – oppure perché qualcuno l’ha avviata per interessi di mercato o ideologici e ora ci convince che sia fisiologica? [2]
Le altre discipline che dicono? vanno a traino degli interessi di chi spinge grossi capitali anche nelle loro tasche? Certo che chi ha avuto l’intelligenza di diventare “first mover” e si trova perfettamente allineato ed è spinto dal vento favorevole, fa fatica ad abbandonare la strada intrapresa, e ha tutto il profitto che ha ricevuto e che soprattutto (sa che) riceverà a spingerlo fedelmente in coda alla mandria, in viaggio verso la magica e sconosciuta meta.
Nel frattempo la sua soglia di obiettività declina, in quanto l’incremento inatteso del suo reddito lo porta inconsciamente ad adorare gli innovatori che gli hanno, in fin dei conti, dato il pane quotidiano, e farglieli diventare intoccabili, quasi come icone religiose.
Perciò si creano alibi e tinte sfumate per raccontare certe contraddizioni lampanti dei loro beniamini, si intellettualizzano categorie speciali e motivazioni nobili che dipingono in una luce di santità i datori di lavoro e raccontano rassicuranti favole per chi deve proteggere la propria credibilità e confermare le sue scelte. Ma la verità è che questa gente si è mossa nella logica “se non li puoi battere unisciti a loro”.
In ultima istanza, anche le discipline umanistiche che avrebbero dovuto portare una voce morale ed etica al dibattito sul perché della trasformazione digitale sposano invece il cambiamento in modo placido, senza accennare neppure una lieve resistenza.
Quello che è successo è che nessuna disciplina ha potuto fare da argine al potere dilagante dell’industria e che a nessuno ha mai sfiorato l’idea di poter dialogare con questi individui. Quello che è successo è che le industrie e i loro CEO, sono entrate nelle facoltà umanistiche per dire loro, a i futuri, filosofi, psicologi, umanisti, come portare le loro conoscenze all’interno della grande quarta rivoluzione industriale in atto.
Mai i rappresentanti delle materie umanistiche hanno avuto l’opportunità di criticare in partenza la rivoluzione avviata? O dare degli spunti su come fare una rivoluzione eticamente sostenibile? O magari hanno potuto convincere i CEO ad optare per una forma diversa di progresso (ad esempio una Decrescita Felice [3])?
Impossibile.
Il mantra diffuso dai CEO è stato fin da subito: “chi non si aggiorna rimane in dietro”, “le cose cambiano, occorre stare al passo, altrimenti ci si estingue”.
E quindi, via tutti a correre. Ma nessuno ha mai capito veramente perché correva.
Il dibattito etico-morale dell’evoluzione digitale deve essere fatto prima di sposare il cambiamento.
Rivoluzione Digitale, perchè?
Perché si sta prendendo come riferimento le visione di certi CEO, e i desiderata tecnici di certi ingegneri ma non le conoscenze e i dubbi di psicologi e filosofi?
Ci sono alternative alla rivoluzione digitale? E se si perché non le si narrano?
Perché si ostina ad utilizzare indici come il PIL che non sono più adeguati ad una misurazione del benessere umano?
L’industria si propone agli esponenti umanistici come il padre che insegna al figlio come inserirsi in società e stare al mondo. C’è una asimmetria de facto di potere che porta gli uni ad insegnare agli altri, quando invece la storia insegna che i primi hanno creato un sistema fragile, energivoro e che si autodivora. Vogliamo ancora credere che sappiano davvero come dare benessere all’umanità?
Hanno utilizzato per decenni filiere che hanno devastato le risorse naturali, compromesso l’equilibrio biologico del globo terracqueo e ora sono gli stessi che attraverso costose campagne di propaganda dicono ai consumatori dei loro prodotti (il cui ciclo di vita è ad altissimo impatto ambientale) che loro, i consumatori, devono rispettare l’ambiente.
Sono davvero nella posizione di dettare loro la direzione? Non devono essere fatte alcune domande a questa gente?
Dove sono gli psicologi? Quegli psicologi che hanno abbozzato un “disturbo antisociale di personalità” a chi non portava le mascherine durante i lockdown, e che hanno aperto la caccia ai no vax, (senza alcun dubbio le cause di ogni male), davvero non hanno avuto di meglio su cui indirizzare la loro prospettiva diagnostica?
Ad esempio, a certi frenetici imprenditori, non riscontrano proprio alcun disequilibrio?
Non possono chiedere domande del tipo: “Apri una dopo un’altra, startup di successo, ma com’è la tua vita relazionale?” “Sei felice?” “Come sei messo con la tua percezione di onnipotenza infantile? L’hai superata?” “Pensi di sapere accettare il limite?” “Cosa ne pensi del limite?” “Sai sopportare la noia?” “Come stai ad empatia?E a narcisismo patologico?” “Hai problemi di dipendenza?” “Fai abuso di cocaina?” “Qual’è il tuo livello di lucidità quando fai certe affermazoni (o scelte)?” Eccetera, eccetera.
Perché non si passa al setaccio, le persone le cui scelte impattano su milioni di persone e invece si fa la voce grossa con i deboli?
O meglio, è proprio questo il problema del progresso: è facile fare la voce grossa con i deboli, fermare le loro direzioni, piuttosto che fare ragionare i potenti. Questi ultimi se ti va bene, ti danno lavoro, ti garantiscono la carriera, e tutto è loro concesso, altrimenti, ti fanno la guerra e ti rovinano reputazione, credibilità e prospettive di lavoro.
D’altra parte questi potenti sanno che l’hanno sempre vinta, pertanto pretendono di insegnare a vivere a tutti, senza che nessuno possa rivolgere lo sguardo alle loro spinte, alle loro motivazioni, chiedergli perché spingono gli altri a correre e non riescano loro, a camminare, a respirare, a dare attenzione ai loro figli, alle loro compagne. A contemplare le bellezze così come sono.
Progresso, dobbiamo affrettarci ad aggiornarci, d’accordo, ma può essere che siamo tutti vittima di un migliaio di nevrotici che non ci stanno a rinunciare alla loro onnipotenza infantile e che non sanno ricevere un “no”? Possibile che siamo noi, il 90% della popolazione, vittima di un 10% di bambini onnipotenti “his Majesty the Baby” [4] che giocano a cambiare le nostre vite perché non sono stati in grado di cambiare le proprie?
No: gli industriali sanno come trasformare un debosciato filosofo in un efficace imprenditore dell’innovazione, e chiunque ha dubbi, se li tolga e si affretti a stare al passo.
Mistero della Transustanziazione (tecnologica) [5].
Eppure, diceva Eraclito che non si potrà mai trovare la verità se non si è prepararti anche all’impossibile [6].
Pertanto, comprendere che le direzioni verso cui ci hanno orientati, non sono le direzioni verso cui guardare, è il punto di partenza.
Ad esempio, tanti dicono che l’arrivo finale della trasformazione digitale è un chip sottocutaneo, che a giudicare da certi progressi raggiunti da certe startup è in realtà tecnologia obsoleta.
Il chip sottopelle potrebbe essere l’ennesimo depistaggio dato in pasto alle masse emotive, per proteggere il vero cambiamento in atto, per cui l’ibridazione uomo macchina, a cui si deve arrivare, non sarà abilitata da chip sotto pelle, ma potrebbe essere già avvenuta.
L’ipotesi che propongo è che i vaccini mRNA diffusi in larga scala, prodotti ad alto tasso di innovazione, contengano dispositivi nanotecnologici, in grado di permettere in un futuro il monitoraggio di svariati dati biometrici attraverso vere e proprie HMI, ovvero interfacce di configurazione tra individuo e macchina.
Come e quanto questo sia possibile, è tutto da scoprire.
Eppure, qualora nel siero inoculato, ci fossero particelle orientabili dall’esterno per mezzo di onde elettromagnetiche, configurare da remoto intere reti di “nano ricettori” all’interno di un intero corpo, a cui inviare messaggi binari 0-1, sarebbe una transazione di dati biometrici [7] molto più avanzata di quella attraverso cui si potrebbe arrivare con un semplice chip localizzato in un solo punto della mano, ad esempio.
L’interconnessione potrebbe avvenire tra trasmittente e ricettore allo stato as is, e dovremo solo aspettare che chi sa, ci racconti tutto [7], oppure che ricercatori indipendenti vadano a colmare il gap con i visionari teorici che consigliano gli ingegneri degli uffici R&D delle potenti multinazionali e i direttori di potenti organizzazioni mondiali.
In altri termini, ci spiegheranno fino a che punto il biohacking[7] è possibile, e quanto è stato raggiunto grazie all’inoculazione forzata dei sieri a mRNA [8].
Se l’ipotesi che facevo prima, (e di ipotesi si tratta, fino che non si hanno dati ufficiali), che vi siano nanobot intelligenti nei vaccini mRNA, tutti i vaccinati ora, non in un ipotetico arrivo a chip sottocutanei, che tanto piacciono ad un certo pensiero narrativo, ma poco hanno a che fare con la sequenzialità strategica di alcuni dati logici [9] – ora, dicevo – possono ricevere informazione binaria da remoto, e quindi in qualche modo possono essere, ora, “hackerabili” da chi, come e perché, lo sa solo Dio. O i “sionisti suprematisti”, teorici e consiglieri, all’ombra della rivoluzione digitale (direbbe qualche malizioso [10], ma non l’autore di questo articolo, si badi bene!)
Questa vaccinazione potrebbe essere stata un vero e proprio “Cavallo di Troia” per consentire il definitivo passaggio dall’IoT all’IoE (o all’IoB [11]).
Questo passaggio risolverebbe in definitiva il collo di bottiglia per la costruzione di vere Smart Cities, il cui fondamentale veicolo di cittadinanza sarà una probabile imminente CBDC europea [12] e il requisito principale alla partecipazione di questa nuova cittadinanza, sarà l’interconnettività.
Di macchine con macchine (IoT), macchine con persone (IoE), e persone con persone (IoB).
In tutto questo, suprematisti ed eugenisti esistono? che ruolo hanno? si chieda a certi intellettuali che opinione abbiano delle masse e che cosa prevedono di fare attraverso la trasformazione digitale alle masse? [13]
Occhio gente, che se voi guardate Netflix e partite di campionato, e non sapete che cazzo fare della vostra vita , “questa gente qua”, potrebbe avere bene in mente cosa fare con la vostra [13] e i loro intenti non garantiscono più il vostro libero arbitrio.
Sempre quel malizioso di prima, (non l’autore di questo articolo) direbbe che nulla avviene per caso e che qualcuno una agenda chiara ce l’ha [10], e che il vero scopo di connettere le masse con le macchine, potrebbe essere meno nobile delle narrative usate in fase di dissemination e meno benefica per l’individuo[13] di quanto si racconti diffusamente [14].
Voinel frattempo connettete i puntini, e magari siamo ancora in tempo a salvarci la pelle.
Altrimenti, ci potremmo ritrovare tutti al cospetto di un mucchio di
“His majesty the baby” [4] che odiano le masse, si credono onnipotenti e ci considerano animali senza scopo da ammansuire e rendere innocui [13].
Ovvero, chiedetevi: “trasformazione digitale, tutto bello, per carità, ma perchè?“
[1] Guida Psicologica alla Rivoluzione Digitale con Luca Bernardelli https://www.youtube.com/watch?v=WBig-hf6wOk&t=5s
[2] Il Metaverso, l’Industria e la Multidisciplinarietà, ovvero le lucide ragioni del complotto https://theliteraryport.com/2021/10/25/il-metaverso-lindustria-e-la-multidisciplinarieta-ovvero-le-lucide-ragioni-del-complotto/
[6] Eraclito – “Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti” https://www.lefrasi.com/frase/eraclito-non-troverai-mai-verita-non-disposto?bg=p12
[7] We Can Hack Humans | Dr. Yuval Noah Harari and Klaus Schwab https://www.youtube.com/watch?v=3vrkTl9Sv6Y
“People could look back in one hundred years and identify the coronavirus epidemic as the moment where a new regime of surveillance took over, especially surveillance under the skin, which I think is the most important development of the 21st century, is this ability to hack human beings to go under the skin, collect biometric data, analyze it and understand people better then they understand themselves. This I believe is the most important event of the 21st century”.“Le persone potrebbero guardare indietro tra cento anni e identificare l’epidemia di coronavirus come il momento in cui un nuovo regime di sorveglianza ha preso il sopravvento, in particolare la sorveglianza sotto la pelle, che penso sia lo sviluppo più importante del 21 ° secolo, è questa capacità di hackerare gli esseri umani per andare sotto la pelle, raccogliere dati biometrici, analizzarli e capire le persone meglio di quanto loro capiscano se stesse. Credo che questo sia l’evento più importante del 21° secolo”.
[8] Yuval Noah Harari “Covid is critical because that is why people accept total biometric surveillance” https://www.youtube.com/watch?v=e8CZuv4OO6Q
“Covid is critical because that is why people accept, to legitimize total biometric surveillance (…) we need not just to monitor people, we need to monitor what is happening under the skin” “Il Covid è fondamentale perché è per questo che le persone accettano, legittimano, una totale sorveglianza biometrica (…) non dobbiamo solo monitorare le persone, dobbiamo monitorare ciò che gli accade sotto la pelle””
“Per Bruner a parte due livelli di realtà, esistono due modi differenti di pensare. Uno procede per sequenzialità, contribuendo a creare concetti e categorie generali basati su nessi dati dal principio della causalità, ed è definito logico-paradigmatico ed è alla base della conoscenza scientifica. L’altro è il pensiero narrativo, o sintagmatico, che procede per intenzionalità e, a differenza di quello paradigmatico, non segue la logica causale bensì quella delle emozioni, credenze, affetti”.
[9] Europe: The last battle – Conspiracy Documentaries conspiracydocumentaries.com/banking_conspiracies/europa-the-last-battle/
[10] Il “BEL PAESE” è stato VENDUTO al TRANSUMANESIMO. Con Maurizio Martucci https://100giornidaleoni.it/tv/il-bel-paese-e-stato-venduto-al-transumanesimo-con-maurizio-martucci/
IoT: Internet of Things
IoE: Internet of Everythings
IoB: Internet of Bodies
[11] L’opportunità è un’isola che si raggiunge varcando il mare dell’ignoranza – 2a edizione https://theliteraryport.com/2021/11/19/lopportunita-e-unisola-che-si-raggiunge-varcando-il-mare-dellignoranza-2a-edizione/
Delle CBDC: Central Bank Digital Currency parlo nel video incorporato nell’articolo e consultabile al seguente link diretto: https://www.youtube.com/watch?v=4aQFrJYDhX4
[12] Yuval Noah Harari | What to Do With All of These Useless People? https://www.youtube.com/watch?v=r9iCt8wcQ5E
“The biggest question in Economy and Politics in the coming decades will be what to do with all these useless people. The problem is more boredom and what to do with them and how they can find some substance of meaning in life when they are basically meaningless, worthless. My best guess at present is a combination of drugs and computer games as a solution. It’s already happening”.“La più grande domanda in Economia e Politica nei prossimi decenni sarà cosa fare con tutte queste persone inutili. Il problema è la noia e cosa fare con loro e come possono trovare una certa sostanza di significato nella vita quando sono fondamentalmente privi di significato, senza senso. La mia migliore ipotesi al momento è una combinazione di droghe e videogame come soluzione. Sta già accadendo”.
[13] Elon Musk: A future worth getting excited about | TED | Tesla Texas Gigafactory interview https://www.youtube.com/watch?v=YRvf00NooN8
” The first uses will be for neurological injuries of different kinds, but rolling the clockward forward and imagining when people are actually using these for their own enhancement, let’s say and for the enhancement of the world, how clear is in your mind is as to what it will feel like to have one of these inside your head?” “I primi usi saranno per lesioni neurologiche di diverso tipo, ma portando le lancette dell’orologio in avanti e immaginando quando le persone luseranno questi impianti effettivamente per il proprio miglioramento, diciamo,e per il miglioramento del mondo, quanto è chiaro nella tua mente come ci si sentirà ad avere uno di questi impianti nella propria testa?”
Ricondivido questo pezzo scritto il 25 Maggio 2020, i cui argomenti e le cui riflesisoni si sono diffuse a macchia d’olio nell’ecosistema della controinformazione di professione, che ovviamente esercita però un certo snobbismo nel citare i poco conosciuti Literaryport e Kaan Reed. Lo condivido perché forse precorreva un pò i tempi allora e ulteriori spunti potrebbero essere colti ora in questo momento storico. (Scommetto che più procederemo negli anni e più queste riflessioni saranno comprese da una platea sempre maggiore). Inoltre, il pezzo così rieditato è più scorribile e presenta qualche piccola modifica che lo potenzia anche dal punto di vista teorico. Buona lettura.
“I like your arm better than mine, I might get one of those” “When you start thinking if someone is voluntarily replacing their limbs… Ethics are going to be huge”. “Mi piace il tuo braccio meglio del mio, potrei volerne uno” “Quando inizi a pensare che qualcuno possa pensare di sostituire volontariamente i propri arti (naturali)… L’etica sarà (una questione) enorme”.
Questo video [1] mi ispira un pezzo sul progresso tecnologico e il suo impatto sui costumi sociali. Lungi da me guardare queste evoluzioni con giudizio o addirittura con arretratezza intellettuale, tuttavia certi fenomeni mi sollecitano delle domande. Mi chiedo per esempio: stiamo progredendo indubbiamente dal punto di vista tecnologico, ma lo stiamo facendo anche dal punto di vista culturale e umano?
PROGRESSO, MA SIAMO PRONTI?
Gli adolescenti cresciuti con un immaginario cinematografico estremamente technology friendly, non saranno trasformati in facili clienti di un nuovo mercato fatto di gadget biotecnologici chirurgicamente impiantabili [2] più attraenti dei propri arti naturali, comunque funzionanti?
Con la giusta campagna marketing che si avvalga anche di prodotti cinematografici, o comunemente definiti film, ovvero finti prodotti destinati allo svago, ma spesso reali strumenti di programmazione cognitiva [3] a servizio di finanziatori e sponsor con interessi specifici, mi pare ragionevole pensare ad uno scenario in cui giovani familiarizzati a certi concetti, abituati a idoli “alla Iron Man”, chiederanno come regalo di compleanno, di rimpiazzare il proprio indice con un biodevice dotato di wifi e wallet digitale per conservare facilmente le proprie criptovalute [4].
Del resto, con l’avvento del mercato della chirurgia estetica non si è forse assistito a fenomeni di abbassamento dell’età del target di questi servizi? Negli Stati Uniti, al raggiungimento dei 16 anni, non ci sono forse adolescenti che chiedono protesi al seno come regalo di compleanno? [5].
E’ dunque vaneggiamento delirante pensare che pochi anni ci allontanano dagli scenari in cui i nostri figli ci chiederanno avambracci robotici come i loro idoli Avengers [6]?
No, no, non nego che questo progresso tecnologico non sia meraviglioso dal punto di vista del miglioramento della qualità della vita di molti. Non fraintendete. Solo, sostengo che come cultura nazionale popolare, non siamo pronti ad approcciarci in un modo abbastanza maturo da evitare che l’impatto sociale del progresso tecnologico, oltre a migliorare la vita delle persone bisognose, non sfoci in derive sociali a consolidamento di un disagio e un disadattamento già presente e non accolto da professionisti del benessere; psicologico, non consumistico.
Derive, oltretutto, che potrebbero non essere affatto casuali.
Personalmente io le reputo, aperture di mercato, effetto di un processo lungo di “abituazione” e “sensibilizzazione” [7] delle masse, messo in agenda da stakeholders di determinati mercati. Stakeholders che diventano poi sponsor e fonti di capitali per produrre quegli stessi contenitori cinematografici (quei film di cui prima) che spesso hanno come principale obiettivo quello di familiarizzare le masse con i nuovi paradigmi sociali e abituarle a quei costumi che si vogliono abilitare nelle società del futuro.
E’ d’altronde attraverso azioni graduali che si preparano le masse ai cambiamenti epocali.
Quei costumi sociali per alcuni individui possono sembrare derive (come nel mio caso), ma per altri costituiscono nuovi segmenti di mercato e dunque fonte di profitto.
Ne sono un esempio i sex bots in Giappone che hanno già prodotto fenomeni di abbandoni familiari di padri di famiglia a favore di fonti di godimento facilmente accessibili come le bambole per il sesso dotate di contenuti AI (bot sta infatti per robot, e con una accezione più ampia per Intelligenza Artificiale – AI) [8].
Cosa fare dunque?
Dismettere le narrazioni facili, spesso mutuate inconsapevolmente da voci narranti esogene diventate presto integranti il nostro stesso pensiero narrativo [9]. Voci narranti interessate e ben costruite con tecniche di psicologia sociale [10], che hanno modificato negli anni i nostri “riflessi mentali”.
Abituarsi alla visione, coltivare il cosiddetto pensiero laterale [11], essere curiosi e scendere nella tana del bianconiglio. Studiare, non essere pigri e sempre DYOR[12]. Non aspettare che guru dalla solida reputazione “rigurgitino dal proprio becco le informazioni già masticate per noi”. Nessuno si potrà mai sostituire al proprio studio indipendente .
Poi, con una mente aperta riguardare quegli stessi fatti, che già avevamo accolti come conosciuti, ed essere pronti a riscoprirne i significati in maniera completamente diversa.
Il rischio sono i luoghi comuni, di cui sarebbe bene essere sempre auto consapevoli e che comunque, di questi tempi, sono anche poco praticabili!
Questo pezzo l’ho pubblicato il e scrivevo come a differenza di quello che si sta diffondendo tra le credenze di certi ambienti della disinformazione le criptovalute, a patto di fare dei distinguo, fossero il bene per la democratizzazione, non il male. Oggi, una famosa persona impensabile arriva a darne conferma, guardatevi questo video e rileggetevi l’articolo.
Mi imbatto su F.B. in commenti tipo questo sulla pericolosità dell’adozione di criptovaluta, che considero basate su una fragile base culturale e una completa assenza di consapevolezza della questione principale connessa alla proposta portata dal Bitcoin nel 2009. Pubblico alcune considerazioni che mi hanno ispirato alcuni di questi commenti e qui sotto copio e incollo un esempio di queste posizioni, non solo confuse, ma molto pericolose. Perché se c’è un’attacco dirtto per dritto all’estabilishment, efficace e di grande portata è quello portato dal Bitcoin nel 2009, svistato completamente, per ignoranza e impreparazione degli influencer – persino politici – italiani.
Nel 2009, un vero colpo verso l’estabilishment è stato scagliato dal concetto di sistema di pagamento peer to peer (da utenza ad utenza) proposto per la prima volta con la blockchain permissionless (senza alcun permesso alla transazione) di Bitcoin.
Bitcoin ha spianato la strada ad una serie di altre criptovalute che sono nate negli anni successivi, e tra cui, alcune proposte hanno finito per confondere le persone, poco attente al dettaglio, che arrivano a scrivere messaggi come “attenzione alle criptomonete”, “è un inganno dei potenti” etc..
Alcune criptovalute non portano alcun contenuto di novità perché sono in realtà valuta centralizzata e controllata come le valute correnti nazionali (le cosiddette fiat currencies). Ma arrivare a confondere queste con il Bitcoin è un errore imperdonabile e un regalo a quel potere che si dice di voler scardinare. Anzi, dirò di più, certi concetti come “Non accettate moneta elettronica, sarà la fine di ogni libertà” sono miscredenze del tutto funzionali all’establishment che ha davvero rischiato di perdere ogni potere qualora cittadini informati avessero nel 2009 in massa e in modo tempestivo, abbracciato la rivoluzione portata dal Bitcoin che è moneta di libertà!
Dire che l’alternativa è il contante e spingere a rifiutare la moneta elettronica tout court è davvero da persone sprovvedute e completamente scollegate, volenti o nolenti, dalle possibilità portate da certe tecnologie che non sono Satana (finitela di impaurire le masse, o se lo fate, lo fate di proposito per mantenerle prive di libertà).
Alcuni addirittura paralizzano la psicologia degli umili dicendo che le criptovalute sono “la fine di ogni libertà”. Dire una fesseria del genere significa davvero non avere colto il cuore della questione che si solleva con le criptovalute e la blockchain permissionless.
C’è una grossa differenza tra i sistemi di pagamento permissionless (senza alcun permesso sulle transazioni), decentralizzati (ad esempio come il Bitcoin ed Ethereum) e i sistemi centralizzati (esempio Libra, la chimerica moneta, ancora in work in progress, di Facebook).
La differenza sta nei dettagli, ma è enorme.
La prima consente transazioni utente-utente (peer to peer), senza validazone di terze parti (come ad esempio avviene tra le banche per le monete correnti), le seconde, invece, portano il potere nelle mani di pochi.
La rivoluzione è in atto, ed è iniziata nel 2009. Se è stata disattesa, lo è stata per colpa proprio di queste persone, che ora propongono l’esigenza di opporsi all’estabilishment, per loro imperdonabile ignoranza o per ego: perché ognuno vuole sempre portare una sua soluzione originale con cui identificarsi, senza avere l’umiltà invece di entrare a supporto di spinte concrete già avviate e molto più efficaci delle loro proposte.
Studiare il Bitcoin e le blockchain permissionless significa aprire un mondo di opportunità. Abbracciare e promuovere, invece, narrative come quella del post f.b. qui sopra, significa fare disinformazione e spingere i nostri concittadini nell’ignoranza.
Evangelizzate l’attuale rivoluzione portata dalle criptovalute a favore della democratizzazione dell’economia e della finanza. Tutto il resto è sterile lamentela che può avere una valenza catartica, ma si conclude lì, perché non ha davvero la portata di cambiare le cose.
Per cambiare il sistema, si deve passare dalla costruzione di una nuova cultura e di una nuova economia-finanza.
La chiave per la trasformazione di entrambe è la decentralizzazione, che vuol dire democratizzazione.
Il futuro è la lotta tra centralizzazione vs. decentralizzazione, ovvero controllo vs. democrazia.
Chi pone la questione nei termini tecnologia contro non tecnologia è fuori strada, e oserei dire dissennato.
Attenzione che l’opportunità è un’isola che si raggiunge solo solcando il mare dell’ignoranza (copyright Kaan Reed – The Literary Port, 2021).
Faccio seguito ad alcuni commenti che ho fatto su Youtube a questo video, avendomi portato l’ispirazione per un pezzo. Buona lettura.
Vorrei affrontare sul Literary Port la questione del Metaverso, termine molto “sexy”, che oggi utilizzano tanti comunicatori e divulgatori di professione. Il literary port è un porto libero in cui portare gli oggetti conosciuti e osservarli con occhi nuovi per oltrepassare la loro rigidità funzionale e intravederne un nuovo senso, se non addirittura, un nuovo utilizzo.
Vorrei usare perciò questo concetto per parlare dell’innovazione in genere, delle sue motivazioni e dei suoi obiettivi. Vorrei in altre parole, partire da un termine conosciuto e arrivare a fare delle considerazioni invece non scontate, che potranno sembrare un po’ di natura pindarica, ma se eserciterete il vostro pensiero laterale [1] assieme a me, probabilmente potrete volare su conclusioni controintuitive, ma coerenti.
In questo pezzo non voglio soffermarmi sulla descrizione di cosa sia il Metaverso, concetto che utilizzo solo come metafora di innovazione e progresso tecnologico in genere e come stratagemma letterario per dare il là alle mie speculazioni teoriche.
In questo video [2], d’altronde, trovate una descrizione abbastanza solida ed esaustiva della sua spiegazione, per cui vi invito eventualmente a guardarlo prima di proseguire nella lettura, qualora foste interessati ad approfondire l’argomento.
Vorrei partire da questo concetto invece estratto dal video [2] per cui “la maggior parte delle persone vivrà in un metaverso la maggior parte del suo tempo” e da questo, avviare le diramazioni della mia traiettoria intellettuale, di cui non considero di valore la distanza, bensì l’arrivo.
Questo – “la maggior parte delle persone vivrà in un metaverso la maggior parte del suo tempo” – è un’assioma, che l’opinione pubblica presenta come un de facto irrinunciabile e su cui la pressione degli interessi industriali è tale che tutte le attività umane in ogni ambito (sociale, economico, sportivo, artistico, etc.), sono spinte in una direzione ormai accettata, per cui convergono magicamente, senza però sapere se questa trasformazione (o evoluzione) sia salutare per l’individuo e, inoltre, come renderla salutare se non lo fosse.
A mio modo di vedere, nel caso del metaverso, assistiamo ancora una volta ad un altro caso in cui prima l’industria spinge e poi l’etica si adatterà per uscire dalla dissonanza cognitiva [3] in cui cadranno in molti (se non puoi cambiare la tua “posizione fisica”, cambi la tua “posizione ideologica” perciò se non ti piaceva una cosa te la farai piacere).
Eppure, occorerebbe che la società si interrogasse – in tempo utile e multidisciplinariamente [4] – in modo maturo e ampio, su che impatto abbia la digital transformation [5] in genere sull’individuo, su i rapporti sociali e più ampiamente, in relazione al senso della vita, sul senso del se, in un orizzonte temporale lungo.
Il Metaverso è infatti uno degli attributi della piu’ ampia trasformazione digitale della società alla quale stiamo assistendo in questa epoca storica. Si è trascinati da questa trasformazione o evoluzione in modo cieco, senza essersi mai veramente chiesti quale sia la motivazione e il fine.
Spesso, nei confronti del progresso tecnologico di cui la “digital transformation” è la moderna declinazione, si ha un atteggiamento polarizzato: o fideistico, o ansioso e angosciato.
Preme invece adottare una posizione lucida e razionale per capire qual’è l’arrivo e partecipare attivamente alla sua progettazione.
Tuttavia, mi chiedo se qualcuno lo sappia già, o non l’avesse già scelto (e a leggere certi contributi teorici degli anni ’70/80 il dubbio si fa certezza [6]), ad esempio, concetti teorici come transumanesimo e cyborgizzazione (altri termini pure molto sexy pronunciati molto bene dalla bocca di tutti, ma chiariti meno bene nelle rispettive teste – “mistero del content making“) sono stati investigati da un filone specifico di teorici e ben conosciuti da una certa categoria di decision makers, ma meno dalle masse su cui gli effetti si diramano.
Prendendo questo dubbio per ipotesi di partenza, mi chiedo se è etico che un elite di industriali abbia già scelto per noi la direzione e che a noi non rimanga che prendere per buono che “vivremo metà della nostra vita nel metaverso…”.
Quale invece deve essere l’arrivo in un’ottica antropocentrica (non transumanista) e partecipata da membri attivi di quella comunità che verrà trasformata?
E’ giusto concepire che ci saranno gruppi di persone che decideranno volontariamente e risolutamente di non “vivere gran parte della loro vita nel metaverso”? Anzi, che proprio in contrasto con il filone teorico del transumanesimo, si delineerà più chiaramente un filone ultraumanista? Ovvero, in altri termini, che il progresso tecnologico, lungi dall’essere lo strumento diretto dell’evoluzione dell’uomo, sia bensì l’attivatore collaterale della vera evoluzione di un’umanità che si ritroverà salda nel ribadire il suo diritto di nascita ad identificarsi con un essere umano biologico e biologicamente limitato?
Prima di procedere nella lettura, caro lettore, comprendi che qui non troverai molte risposte, ma intercetterai le domande, che l’opinione pubblica distratta non si è ancora fatta.
Comprendo che l’impostazione di una analisi su questo argomento possa differire a seconda della provenienza culturale e scolastica di chi la opera, e che percorsi culturali differenti possano portare ad osservazioni differenti, pertanto quello che mi importa è proporre una non scontata angolazione da cui analizzare il “campo osservabile”.
Chiaramente ben venga l’incontro “cross disciplinare” [4], che reputo fondamentale per il riconoscimento di una configurazione ottimale e benefica per l’umanità, di tale processo di trasformazione digitale “olistica”. Questi focus vogliono cogliere proprio le intersezioni crossdisciplinari tra sfera tecnica e sfera umanistica.
Saltando un approfondimento sulla riflessione su chi sia l’uomo e quale siano le sue peculiarità ontologiche, ripropongo il focus su quello che più mi sta a cuore, ovvero la forza propulsiva dell’industria rispetto al resto della società; che, partendo dall’ambito economico, sfocia persino a dettare la direzione morale, culturale e di costume in genere, dell’intera società.
La questione tecnica, a mio avviso, è che siamo in un momento storico in cui vecchi capitali (di capitan d’industria [7] del tabacco, petrolio, mettallurgico, per citarne alcuni) devono essere transitati verso nuovi settori, che abbiano la capienza di ricevere questi volumi finanziari, e il potenziale di svilupparli quanto hanno fatto i vecchi settori; con i volumi che hanno garantito a quei “vecchi” investitori” (si legga marchi e gruppi societari).
Si deve comprendere che la transazione di enormi capitali di interi gruppi societari che hanno operato in settori il cui ciclo di vita [8] è arrivato alla fase di declino, verso neonati mercati in fase di sviluppo (hitech [9] in genere) è un processo lungo e complesso, che prevede non solo coordinamento politico (lavoro di lobby per la realizzazione di un certo tipo di impianto legislativo favorevole piuttosto che allontanarne uno sfavorevole) e tecnico (creazione di joint ventures, fusioni etc.) tra quegli investitori, ma anche una preparazione culturale e dell’immaginario collettivo altrettanto lunghi e complessi, nei futuri cluster [10] di clienti.
Ecco spiegato in poche parole quanto un osservatore superficiale chiamerebbe complotto, ma che altro non è che un insieme di sforzi sinergici per la tutela di ingenti capitali su cui convergono svariati interessi. Chi è in possesso di ingente ricchezza pur di non vederla sfumare per scelte poco lungimiranti o conflitti tra concorrenti diretti [11], coopera, collabora e si coordina (uno sguardo ansioso e poco erudito percepisce e chiama questo fenomeno complotto) per salvaguardarla e garantirne la crescita.
Questi interessi comuni sono quelli che fanno andare avanti il tessuto economcio e finanziario della società, che l’hanno alimentato creando ricchezza e che hanno tutta l’intenzione di rimanere i protagonisti, sotto altra veste certamente, alimentando e partecipando allla prossima onda di crescita e innovazione, come direbbe Kondratieff [12].
Per cui, in sintesi, manteniamo il focus dell’analisi sul problema tecnico che oggi si sta verificando: prima si declina la scelta di un certo settore preponderante su la fisionomia della società ad esso più congeniale (e questo è un de facto, non è qualcosa che personalmente a me stia bene, ma è così per ora) e poi tutti gli sforzi degli altri settori seguono acriticamente e forzatamente, per contribuire a costruire quelle condizioni favorevoli a rendere la scelta fatta, di successo.
I grossi capitali hanno già scelto il o i settori prediletti su cui spingere, (ad esempio, l’hitech), e l’effetto a livello culturale e sociale è un cambio nel costume e dell’immaginario collettivo della maggioranza, sempre più ammiccante ed entusiastico delle promesse (a volte menzognere) del processo di trasformazione digitale della società.
Questo entusiasmo a volte è giustificato soltanto dall’assenza, dannosa, di un collante multidisciplinare tra i linguaggi per cui alcune conclusioni provenienti da alcune discipline invadono il campo degli effetti di altre discipline le quali non avendo le basi teoriche per partecipare ai processi causali di questo cambiamento, si ritrovano a dover semplicemente seguire acriticamente. E poi convicersi di quanto sia bello il progresso tecnologico a prescindere.
La questione morale è che manca ed è mancato un dibattito cross disciplinare avviato prima di aver irrigidito le direzione di cambiamento della società. In questo modo si è lasciato a pochi di definire le caratteristiche della fase di progettazione e di comprare il consenso con le promesse (queste non affatto menzognere) di grossi rientri per coloro che fossero saliti in tempi utili sula carovana dell’innovazione (i cosiddetti first movers [13]).
Si è lasciato ad un solo gruppo sociale e disciplinare (specialisti hitech o del bigpharma sostanzialmente), di decidere la direzione che doveva prendere il nostro futuro di progresso, non solo tecnologico, ma umano e sociale, concedendo ai rimanenti specialisti di altri ambiti, scelte obbligate con cui appacificare eventuali distonie ideologiche. Del resto piu’ passa il tempo piu’ l’abituazione [14] affievolisce ogni percezione di fastidio.
Del resto, è vero che secondo la legge di Pareto [15], una piccola percentuale degli input influenza una gran parte dell’output, tuttavia, quando si tratta di destino delle società e del concetto stesso di umanità (impiantare un chip in un bambino per garantirgli la sicurezza dai pedofili non è una questione di privacy o hackeraggio, ma di diritto a rimanere 100% biologici [16] in città smart [17] in cui i servizi saranno declinati sempre di piu’ per cittadini con device integrati e necessari alla loro erogazione).
Vale la pena disattendere la legge di Pareto e fare contribuire la maggior parte dei ruoli e professioni sociali al dibattito di quale società del futuro costruire per garantirci un output rispettoso della dignità umana e del senso della vita: non sempre l’industria ha dimostrato di avere tra le variabili della sua formula di ottimizzazione, il senso della vita (prendendo a prestito un linguaggio in uso dalla Ricerca Operativa [18]) .
In conclusione, a prescindere dalla forza relativa che una parte della società ha acquisito, di fatto, sulle altre, alcune scelte sono etiche e politiche, e se pure la legge di mercato escluderebbe le voci più deboli dal punto di vista economico, dal processo decisionale, una esigenza di bene comune deve portare a reinserirle e coinvolgerle perché specialisti come filosofi, psicologi, umanisti e sociologi, possono portare punti di vista, magari non strategici per il ROI [19], ma cruciali per la preservazione della dignità umana e il benessere sociale.
Una parte necessariamente svista tanti altri punti di vista ed esigenze che pur devono essere tenute in considerazione in un ottica etico politica.
Questo è il dilemma morale dell’incontro tra i driver dell’innovazione, il peso specifico dei settori della società che scelgono questi driver e dell’importanza di una base multidisciplinae nella delineazione di queste scelte.
Vi ho spiegato quindi:
IL METAVERSO, L’INDUSTRIA,E LA MULTIDISCIPLINARIETA’
ovvero,
LE LUCIDE RAGIONI DEL “COMPLOTTO”.
[1] “Con il termine pensiero laterale, coniato dallo psicologo malteseEdward De Bono, si intende una modalità di risoluzione di problemi logici (problem solving) che prevede un approccio particolare, ovvero l’osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema”.Edward de Bono, Sei cappelli per Pensare, 1999, Rizzoli
[2] Valerio Rosso, “Metaverso, che diavolo è?”, 2021, su Youtube.it,
[3] “La dissonanza cognitiva è una teoria della psicologia sociale introdotta da Leon Festinger nel 1957[1] per descrivere la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze, nozioni, opinioni esplicitate contemporaneamente nel soggetto in relazione a un tema si trovano in contrasto funzionale tra loro; esempi ne sono la “dissonanza per incoerenza logica“, la dissonanza con le tendenze del comportamento passato, la dissonanza relativa all’ambiente con cui l’individuo si trova a interagire (dissonanza per costumi culturali)”.
[4] “Intradisciplinare: lavorare all’interno di una singola disciplina. Interdisciplinare: vedere una disciplina dal punto di vista di un’altra. Multidisciplinare: persone di discipline diverse lavorano insieme, ognuna attingendo alle proprie conoscenze disciplinari. Interdisciplinare: integrare conoscenze e metodi di diverse discipline, utilizzando una vera sintesi di approcci. Transdisciplinare: creare un’unità di quadri intellettuali al di là delle prospettive disciplinari”. Alexander Refsum Jensenius (traduzione), su https://www.arj.no/
[5] “La locuzione digital transformation (in italiano trasformazione digitale) indica un insieme di cambiamenti prevalentemente tecnologici, culturali, organizzativi, sociali, creativi e manageriali, associati con le applicazioni di tecnologia digitale, in tutti gli aspetti della società umana”. Erik Stolterman e Anna Croon Fors, Information Technology and the Good Life, in Information Systems Research: Relevant Theory and Informed Practice, 2004, p. 689, ISBN1-4020-8094-8.
[6] Lamola, Malesela John. 2021. “Covid-19, Philosophy and the Leap Towards the Posthuman”. Phronimon 21 (February):18 pages . https://doi.org/10.25159/2413-3086/8581.
[7] “Alla fine del XIX secolo, un capitano d’industria era un dirigente d’affari i cui mezzi per accumulare una fortuna personale contribuivano in qualche modo positivamente al paese. Ciò potrebbe essere dovuto a un aumento della produttività, all’espansione dei mercati, alla fornitura di più posti di lavoro o ad atti di filantropia”. (Traduzione) Scranton, Philip. “Fine Line Between Thief and Entrepreneur”. su www.teachinghistory.org.
[8] “Il ciclo di vita del prodotto (in inglese Product Life Cycle – PLC) possiede, in genere, quattro fasi principali che rappresentano la sua evoluzione nel tempo: introduzione; crescita; maturità; declino. In ciascuna di esse gli andamenti delle vendite e dei profitti riferiti a un certo orizzonte temporale (ad esempio la settimana o il mese) mostrano un certo andamento, tipico della fase stessa”. su logisticaefficiente.it
[9] “L’alta tecnologia o l’alta tecnologia è la tecnologia all’avanguardia: la tecnologia più avanzata disponibile”. Cortright, Joseph; Mayer, Heike,. High Tech Specialization: A Comparison of High Technology Centers (PDF), January 2001, Brookings Institution, Center on Urban & Metropolitan Policy.
[10] “In inglese, il termine cluster indica, generalmente, un gruppo che può essere composto da una serie di elementi, di solito, molto omogenei tra loro o, in generale, accomunati da un elemento”. su www.bucap.it
[11] “Concorrenti diretti: soggetti che offrono la stessa tipologia di prodotto sul mercato; più è la differenziazione e quanto più sono simili i prezzi, allora tanto saranno più forti i concorrenti. Altri fattori da considerare sono: il livello di concentrazione all’interno del settore; le economie di volume; l’asimmetria informativa; le esternalità positive e negative; le barriere all’uscita”; Robert M. Grant, Analisi di settore (3º cap.), in L’analisi strategica per le decisioni aziendali, 4ª ed., Bologna, il Mulino, 2011, p. 583, ISBN978-88-15-15080-6.
[12] “In economia, le onde di Kondratiev (chiamate anche onde di Kondrat’ev o, più semplicemente, onde K) sono cicli regolari sinusoidali nel moderno mondo economico capitalistico.[1] Lunghi da 50 a 70 anni, i cicli consistono alternativamente di una fase ascendente e di una discendente. Alla fase ascendente corrispondono periodi di crescita veloce e specializzata, mentre alla fase discendente periodi di depressione”. Kondratieff Waves in the World System Perspective. Kondratieff Waves. Dimensions and Perspectives at the Dawn of the 21st Century / Ed. by Leonid E. Grinin, Tessaleno C. Devezas, and Andrey V. Korotayev. Volgograd: Uchitel, 2012. P. 23–64.
[13] “Nei settori caratterizzati da rendimenti crescenti, la scelta del tempo d’ingresso (il timing) può essere decisiva. I FIRST MOVER (o pionieri) sono coloro che offrono per primi una nuova categoria di prodotto o servizio” Schilling, Izzo, Gestione dell‘innovazione 3e, 2013, The McGraw-Hill Education s.r.l..
[14] “calo progressivo di intensità della risposta a uno stimolo ripetuto. Lo stimolo ambientale non ha più il carattere di novità e non è più percepito come significativo”. Dispense di Psicologia Generale dell’Apprendimento, Unisalento
[15] “Il principio di Pareto è un risultato di natura statistico-empirica che si riscontra in molti sistemi complessi dotati di una struttura di causa-effetto. Il principio afferma che circa il 20% delle cause provoca l’80% degli effetti. Questi valori vanno da intendersi come qualitativi e approssimativi. Esso prende il nome da Vilfredo Pareto (1848–1923), uno dei maggiori economisti e sociologi italiani e trova applicazione in una sorprendente moltitudine di ambiti e discipline”.^Diagramma di Pareto, su problemsetting.it
[16] “Rimanere Uomini, comprendere il significato profondo di umanità, fin’ora era scontato, d’ora in avanti, forse, occorrerà continuare a garantirlo con attivismo civico, all’interno di un partito, un movimento, il cui principio fondamentale sarà il diritto alla piena umanità.” Kaan Reed, Il diritto alla piena umanità, 2 giugno 2020, su theliteraryport.com
[17] “La smart city è una città che gestisce le risorse in modo intelligente, mira a diventare economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente, ed è attenta alla qualità della vita e ai bisogni dei propri cittadini. È, insomma, uno spazio territoriale che sa stare al passo con le innovazioni e con la rivoluzione digitale, ma anche sostenibile e attrattiva”. (…) “Nelle smart city – almeno in quelle ideali teorizzate dalla letteratura sull’argomento – è presente un elevato livello di connettività, le strade sono percorse da auto a guida autonoma, gli incroci sono regolati da semafori intelligenti, gli oggetti si scambiano informazioni tra di loro grazie all’Internet of Things”. Luciano Marci, 14 settembre 2021, Digital360, su www.economyup.it
[18 La Ricerca Operativa “si occupa dello sviluppo e dell’applicazione di metodi quantitativi per la soluzione di problemi di decisione che si presentano nella gestione di imprese e organizzazioni”. Maurizio Boccia, Dispense di Ricerca Operativa, Laurea Magistrale in Ingegneria Informatica, Università del Sannio, a.a. 2016/2017.
[19] ROI, ovvero, “return on investment (ROI) o ritorno sull’investimento o indice di redditività del capitale investito è un indice di bilancio che indica la redditività e l’efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalle fonti utilizzate: esprime, cioè, quanto rende il capitale investito in quell’azienda“ Charles T. Horngren, Gary L. Sundem, William O. Stratton, Programmazione e controllo, Pearson Paravia Bruno Mondad, 2007, ISBN88-7192-292-1, pg. 375
“Fai parte di un gregge che vive ignorando il domani, e corri da un lato e dall’altro ad un cenno dei cani. Il mito di un lupo mai visto ti ha fritto il cervello, e corri persino se il branco ti porta al macello”Pierangelo bertoli – Il centro del Fiume
Mentre filosofi si scagliano contro genuine scelte di campo, ruspanti ma fattive [1], constato una volta in più l’incapacità dei miei concittadini di focalizzarsi su le cose salienti, e all’unisono, imbastire una narrazione veritiera dei fatti, con qualunque provenienza culturale o lavorativa a disposizione.
La mancanza di civismo diffusa è stata meticolosamente creata con azioni lungo termine da chi ha preso e continua a prendere vitalizi [2], mettendosi di fatto su un gradino superiore al resto della popolazione. Per questo il popolo italiano in ritardo, ma comunque si è mosso in salvaguardia dei diritti e della libertà personale [3].
L’irrigidimento degli slanci popolari nelle maglie dell’intelletto, si è affiancata alla vecchissima prassi, sempre esistita del panem et circenses, con cui si distraggono gli slanci delle masse dalla partecipazione alla vita politica, assopendole con amenità prive di valore [4].
Dobbiamo unirci in verità nell’attivazione pacifica del senso civico italiano. In quanto c’è un pericolo all’orizzonte molto più grande dell’ingiustizia sociale.
Cittadini impreparati potrebbero non solo accettare supini ogni comando e ordine ricevuto, ma col tempo indirizzarsi in un processo di trasformazione del concetto stesso di umanità alla partecipazione del cui dibattito etico e collettivo sono completamente inadeguati [5] [6].
Abituati, addomesticati, all’acquiescenza all’autorità, sia essa politica o scientifca, basterà un professore di una università prestigiosa per accettare l’ibridazione del corpo con la tecnologia come una cosa inarrestabile e buona e giusta [7].
Ai riduzionisti mainstream pronti a gridare al “complotto”, suggerisco un altro termine, per arricchire il loro vocabolario: “strategic intelligence”. La chiama così infatti il Word Economic Forum sul sito dedicato all’impatto del Covid19 sull’umanità [8].
Tutto pianificato: impatto su i governi, su la salute, su la cittadinanza, persino sull’ibridazione umana, altrimenti chiamata human enhancement [9].
Ricollegandomi al mio articolo “Progresso,ma siamo pronti?” [10] in cui sostenevo che i cambiamenti epocali si fanno con passi graduali di abituazione e familiarizzazione delle masse con i nuovi paradigmi sociali, porto a sostegno il report dell’esercito USA sul progetto Cyborg Soldier 2050 [11][12]. In questo si afferma infatti che “fiction can be a powerful tool for engaging the public in discussion of biothics[…]” e che pertanto, “efforts should be undertaken to reverse the negative cultural narratives of enhancement technologies and leverage media as a means of engaging the public”.
Questo nuovo paradigma sociale si basa sullo human enhancment [13] o augmented cognition [14], la strada è tracciata e l’arrivo è l’ibridazione del corpo umano con dispositivi tecnologici integrati, per abilitare l’immortalità (o così viene comunicata dai suoi massimi esponenti [15]). L’epoca dei cyborg è quello verso cui siamo indirizzati. La popolazione deve essere preparata, non a livello informativo, ma culturale, per capire fino in fondo la posta in gioco.
Per quanto mi riguarda, auspico un atteggiamento razionale e privo di ansia. Si sia consapevoli che non è vero che la realtà ha superato la fantasia dei film e dei videogiochi, ma che viceversa, prima viene la realta’ e poi i videogiochi e i film. E’ da decenni infatti che in laboratori di ricerca, tanto distanti dal popolo ma ben conosciuti e spesso finanziata da l’elite con interessi di exploiting industriale e commerciale di brevetti, si conducono ricerche d’avanguardia sul tema del potenziamento cognitivo e fisico tramite device tecnologici.
Da queste ricerche seguono le pubblicazioni su le riviste scientifiche (divulgazione scientifica) e poi da qui la cultura pop attinge (facendo familiarizzare gradualmente le masse).
Ora,dalla cultura pop, approssimativa, confusa e fonte d’ansia, bisogna andare a ritroso e cercare le fonti scientifiche, per distaccarsi da un approccio emotivo alla materia.
Rimanere Uomini, comprendere il significato profondo di umanità, fin’ora era scontato, d’ora in avanti, forse, occorrerà continuare a garantirlo con attivismo civico, all’interno di un partito, un movimento, il cui principio fondamentale sarà il diritto alla piena umanità.
“I like your arm better than mine, I might get one of those” “When you start thinking if someone is voluntarily replacing their limbs… Ethics are going to be huge”. “Mi piace il tuo braccio meglio del mio, potrei volerne uno” “Quando inizi a pensare che qualcuno possa pensare di sostituire volontariamente i propri arti (naturali)… L’etica sarà (una questione) enorme”.
Questo video [1] mi ispira un pezzo sul progresso tecnologico e il suo impatto sui costumi sociali. Lungi da me guardare queste evoluzioni con giudizio o addirittura con arretratezza intellettuale, tuttavia certi fenomeni mi sollecitano delle domande. Mi chiedo: stiamo progredendo indubbiamente dal punto di vista tecnologico, ma lo stiamo facendo anche dal punto di vista culturale e umano?
PROGRESSO, MA SIAMO PRONTI?
Gli adolescenti cresciuti con un immaginario cinematografico estremamente technology friendly, non saranno trasformati in facili clienti di un nuovo mercato fatto di gadget biotecnologici chirurgicamente impiantabili [2] più attraenti dei propri arti naturali, comunque funzionanti?
Con la giusta campagna marketing che si avvalga anche di prodotti cinematografici, (finti prodotti di svago, ma spesso reali strumenti di programmazione cognitiva [3] a servizio di finanziatori e sponsor con interessi specifici), mi pare ragionevole pensare ad uno scenario in cui giovani familiarizzati a certi concetti, abituati a idoli “alla Iron Man”, chiederanno come regalo di compleanno, di rimpiazzare il proprio indice con un biodevice dotato di wifi e wallet digitale per contenere le proprie criptovalute [4].
Del resto, con l’avvento del mercato della chirurgia estetica non si è assistito a fenomeni di abbassamento dell’età del target di questi servizi? In USA, al raggiungimento dei 16 anni, non ci sono forse adolescenti che chiedono protesi al seno per questo importante regalo di compleanno o di maturità? [5].
E’ vaneggiamento delirante pensare che pochi anni ci allontanano dagli scenari in cui i nostri figli ci chiederanno avambracci robotici come i loro idoli Avengers [6]?
No, no, non nego che questo progresso tecnologico non sia meraviglioso dal punto di vista del miglioramento della qualità della vita di molti. Non fraintendete. Solo sostengo che come cultura nazionale popolare, non siamo pronti ad approcciarci in un modo abbastanza maturo da evitare che l’impatto sociale del progresso tecnologico, oltre a migliorare la vita giustamente delle persone bisognose, non sfoci in derive a consolidamento di disagio e disadattamento sociale.
Derive, oltretutto, che potrebbero non essere affatto casuali.
Personalmente io le reputo, aperture di mercato, effetto di un processo lungo di “abituazione” e “sensibilizzazione” [7] delle masse, messo in agenda da stakeholders di determinati mercati. Stakeholders che diventano poi sponsor e fonti di capitali per produrre quegli stessi contenitori cinematografici (altrimenti detti semplicemente film) che spesso hanno come principale obiettivo quello di familiarizzare le masse con i nuovi paradigmi sociali e abituarle a quei costumi che si vogliono abilitare nelle società del futuro.
E’ attraverso azioni graduali che si preparano le masse ai cambiamenti epocali.
Quei costumi sociali per alcuni individui possono sembrare derive (come nel mio caso), ma per altri costituiscono nuovi segmenti di mercato e dunque fonte di profitto.
Ne sono un esempio i sex bots in Giappone che hanno già prodotto fenomeni di abbandoni familiari di padri di famiglia a favore di fonti di godimento facilmente accessibili come le bambole per il sesso dotate di contenuti AI (bot sta infatti per robot, e con una accezione più ampia per Intelligenza Artificiale – AI) [8].
Cosa fare dunque?
Dismettere le narrazioni facili, spesso mutuate inconsapevolmente da voci narranti esogene diventate presto integranti il nostro stesso pensiero. Voci narranti interessate e ben costruite con tecniche di psicologia sociale [09], che hanno modificato negli anni i nostri “riflessi mentali”.
Abituarsi alla visione, coltivare il cosiddetto pensiero laterale [10], essere curiosi e scendere nella tana del bianconiglio. Studiare, non essere pigri e sempre DYOR [11]. Non aspettare che i guru dalla solida reputazione “rigurgitino dal proprio becco le informazioni già masticate per noi”. Nessuno si potrà mai sostituire al proprio studio indipendente .
Poi, con una mente aperta riguardare quegli stessi fatti, che già avevamo accolti come conosciuti, ed essere pronti a riscoprirne i significati in maniera completamente diversa.
Il rischio sono i luoghi comuni, di cui sarebbe bene essere sempre auto consapevoli e che comunque, di questi tempi, sono anche poco praticabili!
Al cospetto di certe idee inedite appare chiaro che la nostra mente abbia la naturale funzione di proteggere se stessa. Di fronte, ad esempio, alla notizia che circola su Youtube, che tra personaggi ricchi, politici e attori americani, si sia messa in atto una pratica di clonazione umana, inizialmente si innesca uno schema mentale che farebbe dismettere queste informazioni come un eccesso di qualche youtuber particolarmente fantasioso. Poi, personalmente, penso che la tecnologia ha un livello di sviluppo ad oggi esponenziale [1] (ciò che era impossibile ieri, oggi è possibile) e, non solo, che sappiamo pochissimo anche degli esperimenti che nel campo della ricerca d’avanguardia gli scienziati stanno conducendo e hanno condotto già dagli anni ’60 ad oggi.
In questo video si mette insieme una serie di personalità dello spettacolo che testimoniano di essere state clonate o si riferiscono alla possibilità di essere o di essere in futuro dei cloni. Decido, di rinunciare all’opzione più cauta che il metodo scientifico suggerisce di adottare (che quelle persone stessero usando un gergo, metafore, ironia), e per assurdo decido di prendere letteralmente quello che dicono, ovvero di prendere per vera l’ipotesi che quello che è narrato nel video possa essere vero: interi corpi possono essere clonati e che le corrispettive coscienze sono trasferite dal corpo originale come “schede di memoria” nel nuovo corpo.
Per inciso, tante, ma tante cose dismesse come ridicole o amorali dalla cultura italiana oggi, comunque avvengono in altre culture da diversi decenni. Ad esempio, negli Stati uniti, da circa il 2003 esiste una azienda che si chiama Cryonics [2] che congela interi corpi e si rivolge a ricchi facoltosi di tutto il mondo che vogliano farsi congelare nell’attesa che le tecnologie sul pianeta terra proseguano il loro progresso e arrivino a qualche forma di estensione della vita.
Tornando all’eventualità della clonazione umana, faccio una breve ricerca e trovo alcuni articoli in cui si parla di come la tecnologia sia in grado oggi di clonare un corpo e trasferire la conoscenza del corpo originale in quello nuovo [3], e che tanti sono già gli esempi di laboratorio, di cervelli mantenuti in funzione fuori dal corpo. Si tratta di esperimenti avvenuti già dagli anni ’90 e continuanao con numerose evoluzioni oggi. Infine scrivendo “Clone Company”, ne trovo persino una [4], esistente, apparentemente già operativa soprattutto (effettivamente come dice lo youtuber del video) tra le star di Hollywood e che opera in un paese non specificato dove la clonazione umana è legale!
La cultura italiana è lontana anni luce dall’inserire spazi al suo interno in cui vi possano essere concepite dimensioni di possibilità che invece congeda popolarmente come pensieri ridicoli, amorali, insani, ma che invece in altre nazioni sono realtà.
E’ una questione di difesa personale. Si chiamano credenze, atteggiamenti, e l’esito di questi meccanismi è una sorta di analfabetismo funzionale [5]: ciò che è in linea con il mio sistema di credenze lo comprendo, ciò che non lo è non lo comprendo, non solo, non lo capisco, non lo concepisco, non lo vedo, lo elimino attraverso diversi meccanismi di difesa. Una risata, una negazione, una chiusura rigida dei propri interessi alle sole esigenze e responsabilità personali che sono più concrete e sicuramente più importanti di certe “fantasie”. Analfabetismo funzionale, e se avviene a livello di paese, lo chiamerei “culturale”. Tuttavia ci si creda o meno, lo si consideri opportuno, morale, giusto o meno sotto la luce di una certa cultura, ma alcune imprese “fantascientifiche” tempo fa, con la tecnologia di oggi, esistono. E queste aziende, trovano clienti, pionieri, first mover che rendono possibili degli scenari che molti “spettatori” non possono che ricevere che con una risata fragorosa, pur non ci sia invero nulla di cui ridere.
[3] ‘Your animal life is over. Machine life has begun.’ The road to immortality – Richard Dawkins https://www.theguardian.com/science/2017/mar/25/animal-life-is-over-machine-life-has-begun-road-to-immortality
[4] Clonaid: http://www.clonaid.com/“Clonaid prides itself on never releasing the identity of the numerous individuals who have been cloned in the past six years,” Boisselier said. “Even if that policy has been at the cost of my reputation, it’s important for us that the celebrities and other interested parties contacting us know they won’t be betrayed.” […] “Human cloning is still making headlines six years after the birth of the first clone child,” Boisselier added. “But even if the media still present it as being too controversial, the public is much less afraid of it than it was initially. People have gotten used to the idea to the point where many see it as highly desirable. ”[…]She said that although the Clonaid team has received cloning requests from around the world, a surprisingly large number come from the Los Angeles/Hollywood area.