Ricondivido questo pezzo scritto il 25 Maggio 2020, i cui argomenti e le cui riflesisoni si sono diffuse a macchia d’olio nell’ecosistema della controinformazione di professione, che ovviamente esercita però un certo snobbismo nel citare i poco conosciuti Literaryport e Kaan Reed. Lo condivido perché forse precorreva un pò i tempi allora e ulteriori spunti potrebbero essere colti ora in questo momento storico. (Scommetto che più procederemo negli anni e più queste riflessioni saranno comprese da una platea sempre maggiore). Inoltre, il pezzo così rieditato è più scorribile e presenta qualche piccola modifica che lo potenzia anche dal punto di vista teorico. Buona lettura.
“I like your arm better than mine, I might get one of those” “When you start thinking if someone is voluntarily replacing their limbs… Ethics are going to be huge”. “Mi piace il tuo braccio meglio del mio, potrei volerne uno” “Quando inizi a pensare che qualcuno possa pensare di sostituire volontariamente i propri arti (naturali)… L’etica sarà (una questione) enorme”.
Questo video [1] mi ispira un pezzo sul progresso tecnologico e il suo impatto sui costumi sociali. Lungi da me guardare queste evoluzioni con giudizio o addirittura con arretratezza intellettuale, tuttavia certi fenomeni mi sollecitano delle domande. Mi chiedo per esempio: stiamo progredendo indubbiamente dal punto di vista tecnologico, ma lo stiamo facendo anche dal punto di vista culturale e umano?
PROGRESSO, MA SIAMO PRONTI?
Gli adolescenti cresciuti con un immaginario cinematografico estremamente technology friendly, non saranno trasformati in facili clienti di un nuovo mercato fatto di gadget biotecnologici chirurgicamente impiantabili [2] più attraenti dei propri arti naturali, comunque funzionanti?
Con la giusta campagna marketing che si avvalga anche di prodotti cinematografici, o comunemente definiti film, ovvero finti prodotti destinati allo svago, ma spesso reali strumenti di programmazione cognitiva [3] a servizio di finanziatori e sponsor con interessi specifici, mi pare ragionevole pensare ad uno scenario in cui giovani familiarizzati a certi concetti, abituati a idoli “alla Iron Man”, chiederanno come regalo di compleanno, di rimpiazzare il proprio indice con un biodevice dotato di wifi e wallet digitale per conservare facilmente le proprie criptovalute [4].
Del resto, con l’avvento del mercato della chirurgia estetica non si è forse assistito a fenomeni di abbassamento dell’età del target di questi servizi? Negli Stati Uniti, al raggiungimento dei 16 anni, non ci sono forse adolescenti che chiedono protesi al seno come regalo di compleanno? [5].
E’ dunque vaneggiamento delirante pensare che pochi anni ci allontanano dagli scenari in cui i nostri figli ci chiederanno avambracci robotici come i loro idoli Avengers [6]?
No, no, non nego che questo progresso tecnologico non sia meraviglioso dal punto di vista del miglioramento della qualità della vita di molti. Non fraintendete. Solo, sostengo che come cultura nazionale popolare, non siamo pronti ad approcciarci in un modo abbastanza maturo da evitare che l’impatto sociale del progresso tecnologico, oltre a migliorare la vita delle persone bisognose, non sfoci in derive sociali a consolidamento di un disagio e un disadattamento già presente e non accolto da professionisti del benessere; psicologico, non consumistico.
Derive, oltretutto, che potrebbero non essere affatto casuali.
Personalmente io le reputo, aperture di mercato, effetto di un processo lungo di “abituazione” e “sensibilizzazione” [7] delle masse, messo in agenda da stakeholders di determinati mercati. Stakeholders che diventano poi sponsor e fonti di capitali per produrre quegli stessi contenitori cinematografici (quei film di cui prima) che spesso hanno come principale obiettivo quello di familiarizzare le masse con i nuovi paradigmi sociali e abituarle a quei costumi che si vogliono abilitare nelle società del futuro.
E’ d’altronde attraverso azioni graduali che si preparano le masse ai cambiamenti epocali.
Quei costumi sociali per alcuni individui possono sembrare derive (come nel mio caso), ma per altri costituiscono nuovi segmenti di mercato e dunque fonte di profitto.
Ne sono un esempio i sex bots in Giappone che hanno già prodotto fenomeni di abbandoni familiari di padri di famiglia a favore di fonti di godimento facilmente accessibili come le bambole per il sesso dotate di contenuti AI (bot sta infatti per robot, e con una accezione più ampia per Intelligenza Artificiale – AI) [8].
Cosa fare dunque?
Dismettere le narrazioni facili, spesso mutuate inconsapevolmente da voci narranti esogene diventate presto integranti il nostro stesso pensiero narrativo [9]. Voci narranti interessate e ben costruite con tecniche di psicologia sociale [10], che hanno modificato negli anni i nostri “riflessi mentali”.
Abituarsi alla visione, coltivare il cosiddetto pensiero laterale [11], essere curiosi e scendere nella tana del bianconiglio. Studiare, non essere pigri e sempre DYOR[12]. Non aspettare che guru dalla solida reputazione “rigurgitino dal proprio becco le informazioni già masticate per noi”. Nessuno si potrà mai sostituire al proprio studio indipendente .
Poi, con una mente aperta riguardare quegli stessi fatti, che già avevamo accolti come conosciuti, ed essere pronti a riscoprirne i significati in maniera completamente diversa.
Il rischio sono i luoghi comuni, di cui sarebbe bene essere sempre auto consapevoli e che comunque, di questi tempi, sono anche poco praticabili!
Condivido questo pezzo re-editato, scritto e pubblicato sul literaryport originariamente il 23.09.2021. Si trattava di un pezzo partito come sfogo verso una realtà italiana specifica ma poi utilizzato per indicare un problema più ampio e generalizzabile nella nostra cultura moderna. Purtroppo, dalla sezione statistiche del blog, continuo a vedere visite a certi specifici pezzi e poi mi ritrovo delle “somiglianze” strane in alcune “esternazioni” di alcune persone professioniste della contro-comunicazione; questo è un fenomeno che continua e si allarga a macchia d’olio nell’entourage di quegli stessi comunicatori professionisti “del contro” cui si riferiva la radice o incipit dello sfogo che poi si è tramutato nel pezzo “Io dico Addio (se prendete spunti citate)” Qui sotto un paio di esempi.
Qui invece una persona, a cui è legato un episodio interessante. Dopo avergli chiesto sotto forma di commento a questo suo post Facebook, conferma o smentita che avesse, se avesse, preso spunto da “Il Monologo dell’Insicurezza” per scrivere quelle righe, misteriosamente mi sono ritrovato bannato da Facebook. Righe straordinariamente simili a certi passaggi del mio “Monologo”, e altrettanto straordinaria la sequenza, commento-esclusione da Facebook che era legata a quel mio commento. L’esclusione è avvenuta perchè qualcuno mi ha segnalato. Se, unendo i puntini, è verosimile pensare allo scenario in cui questo “personaggio antisistema” avesse segnalato Kaan Reed a Facebook e avesse de facto, fatto eliminare il mio commento al suo post in questione, avendo ottenuto, de facto, come effetto a valle, l’eliminazione totale di un dubbio sull’originalità su un suo pezzo, (sollevato da “un anonimo nessuno che non si inginocchia” [i]), attenzione che qui vuol dire una sola cosa: sistema e antisistema coincidono [ii]
Ripropongo qui di seguito il pezzo re-editato, più efficace e scorrevole – quindi rileggetelo pure – e vi auguro buona lettura!
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“Nell’anno ’99 di nostra vita… io… Francesco Guccini, eterno studente, perché la materia di studio sarebbe infinita e soprattutto so di non sapere niente. io chierico vagante, bandito di strada, io non artista, solo piccolo boccelliere, perché per colpa d’altri o vada come vada, a volte mi vergogno di fare il mio mestiere…. io dico addio”Guccini – Addio
In riferimento alla rassegna stampa di questa mattina [1], a minuto 4’29” ci si riferisce al video sul progetto di Neuralink di Musk, applicato ad un maiale. Avete spontaneamente datato quel video al 2015.
Vi chiedo: come fa ad essere un video del 2015 se è un progetto divulgato nell’estate 2020?
Questo errore, spontaneo e sovrappensiero, sembra piccolo piccolo, ma fa comprendere invece a mio parere, ma forse al parere solo di osservatori attenti, una cosa molto più significativa.
Ovvero, apre un varco a quella che è una prassi di lavoro tra i comunicatori di professione e i professionisti del marketing: le idee con cui si cimentano non sono farina del loro sacco, ma sono pescate di qua e di là sulla rete e sacrificate all’altare del “Content Making“ [2].
Più o meno siamo di fronte al fenomeno che un autore famoso aveva genuinamente testimoniato in una intervista dicendo che molti dei suoi libri per adolescenti, poi diventati film mainstream, li costruiva sulla base degli sfoghi e riflessioni di ragazzi che scrivevano sui loro blog personali disseminati nel web.
Sono arrivato ad una conclusione: tutta la vostra categoria di controinformazione, comunicatori di professione, a quanto pare, ha come minimo comune multiplo questa postura dello “scopiazzamento-selvaggio-mai-referenziato-se-la-referenza-non-ha-pedigree“.
Quel video che dite essere del 2015, ma che non può esserlo, e ho già spiegato perché, contiene più o meno le mie considerazioni scritte in Generazione Chip [3], Progresso, ma siamo pronti [4], Il Diritto alla piena umanità [5], che pure vi ho condiviso.
La mia idea è che avete sposato gli spunti sollecitati da quegli articoli, perché ve li ho condivisi svariati mesi fa, volevate affrontarli, ma emanciparvi dalla fonte poco autorevole da cui li avete appresi per la prima volta: Theliteraryport.
Volevate referenziare in modo più inattaccabile, e allora, per referenziare quegli spunti in modo più forte e spendibile a livello pubblico, avete preso un video del TG1 [6]. Salvo non sapere assolutamente nulla di quegli argomenti. Neppure sapere che Neuralink ha avuto la sua fase di dissemination [7] nel 2020, e che quindi mai e poi mai possa essere retrodatato al 2015.
Il servizio del TG1 è comunque approssimativo, a loro volta hanno preso un professionista della comunicazione, a cui la redazione – immagino – gli ha attribuito un argomento completamente a lui/lei estraneo e gli/le ha detto “facci un servizio per il notiziario della sera“.
La mia ipotesi di base è che abbiate datato il video della RAI al 2015 per esigenza, come detto, perché funzionale ad obiettivi di comunicazione: cioè per passare l’idea che sono argomenti diffusi e su cui ci si sta già interrogando ad un livello divulgativo.
Ma rinnovo la domanda che facevo in principio: come fa ad essere un video del 2015, se questi sviluppi di Neuralink sono stati disseminati in estate 2020?
Dettagli irrilevanti, immagino, alla luce delle esigenze comunicative.
Andando a vedere a quando è datato il video della RAI comunque si trova “inverno 2020” – abbastanza in ritardo tra l’altro rispetto all’originale disseminazione del progetto Neuralink il che indica come i palinsesti e le programmazioni televisive o web, siano comunque in ritardo rispetto alle “domande di ricerca”. Perché le prime seguono regole importanti per aumentare l’audience, le seconde argomenti strategicamente rilevanti che facciano aumentare la competizione alle industrie.
Queste considerazioni agli occhi dei più sfuggono, perché non si hanno i rudimenti base per inserirsi e orientarsi nella materia. I più come voi, fanno solo riferimento all’autorevolezza della fonte e non ai contenuti. Quindi ecco la ricerca sfrenata del testimonial sdoganato alle masse, con un faccione che rassicuri e susciti fiducia, a cui affidare idee pescate altrove.
Non importa se per essere efficaci si debba scarnificare la selvaggia tigre e ricoprire con la sua pelliccia il domestico gatto.
Il problema è che quegli stessi “faccioni” che hanno autorità e credibilità tra le masse, si muovono nel buio in determinati campi di innovazione, dato che a loro volta non hanno le basi né per approfondire né per comprendere.
Eppure, i faccioni esclamano e le masse applaudono.
Quindi, in ultima istanza, si ha a che fare con ciechi che guidano ciechi nel buio.
Questo implica che certi affondi verticali o spunti non scontati, pescati da alcune discipline (come questo di Neuralink, dalle biotecnologie, o della “dissonanza cognitiva” e dell’acquiescenza al potere, dalla Psicologia Sociale) – non giustificati in bocca ad alcuni individui con un background lontanissimo da quelle discipline, e senza alcuna relazione con quelle materie – vengono affrontati in modo superficiale e senza coglierne la vera potenza e rilevanza; e si appiattiscono a slogan, e vacui rimandi esotici.
Che mi risulti l’unico “luogo” in cui si è citato il diritto ad essere cento per cento organici e su cui si è fatto riferimento all’impatto del progresso tecnologico sul libero arbitrio è stato su – quello che io consideravo il primo “manifesto” (un “manifestino”) del diritto ad essere uomini 100% organici – sul Literaryport.
E non mi risulta nessuno che l’abbia fatto in Italia prima del mio spunto di marzo 2020, in quei termini. Anche quel video RAI è postumo.
Se vi inserite in alcuni argomenti e discipline di cui non padroneggiate le basi, e le cui deduzioni non possono essere farina del vostro sacco, perché prendete solo degli spunti in modo inorganico e li infilate in narrative fragili ma sacrificate al content making del vostro ufficio comunicazione, abbiate almeno la correttezza:
1. Di citare la fonte da cui avete davvero preso quello spunto, se pur sconosciuta e non sdoganata alle folle;
2. Di accertarvi di avere studiato meglio i dati portati all’attenzione, perché è necessario che arriviate a farvi le domande davvero rilevanti, se no è come “brandire l’ennesimo bastoncino col fuoco per affascinare le altre scimmie” (mi autocito [8]).
Personalmente, non mi piace questo fagocitare frenetico di tutto ciò che c’è sul web solo per creare contenuti dei vostri show, senza mai citare chi si sforza di produrre intuizioni grezze, ma non banali, sulla base delle sue conoscenze e ricerche, e li restituisce con fatica all’opinione pubblica. Se pur piccolina – diciamo: “opinionina”.
Facile prendere un semilavorato e portarlo a finitura da chi ha lavorato sul grezzo con fatica: trovare il “blocco” grezzo non è banale, soprattutto quando tutta l’opinione pubblica è concentrata a confrontarsi in altre direzioni. Neppure lavorarlo per “sottrazione” [9], quel grezzo, è banale.
Occorre riconoscere il merito a chi si è mosso in quei campi inesplorati e ha portato la luce di quelle gemme, che , se pur grezze, hanno avuto il pregio di “farvi guardare dove non guardavate“.
Continuando la metafora: il processo produttivo della vostra azienda estrapola semilavorati da “aziendine anonime”, ma di qualità, ma la vostra funzione marketing vi ha detto di preferire di agganciare il prodotto finale che ne ricavate, a brand più conosciuti. Per ampliare il bacino potenziale di clienti.
Chi ha orecchie per intendere intenda.
Indipendentemente dall’efficacia di queste regole della comunicazione e marketing, a quanto pare l’Italia non crescerà mai perché non è popolata da gente corretta.
Aggiungerò questa vostra realtà alle altre della controinformazione con cui mi sono interfacciato, e con cui ho più o meno vissuto lo stesso spiacevole fenomeno.
A quanto pare mi sto interfacciando con un’unica categoria apparentemente eterogenea, di chi vuole solo seguire un trend che tira: quello del “contro”.
Detto questo, è l’ultima volta che vi scrivo o vi aggiorno sulla pubblicazione dei miei pezzi sul Literaryport, dato che non ho mai avuto un feedback neppure per cortesia.
Inoltre, sicuro che continuerete a prendere spunto e fagocitare le intuizioni degli anonimi nessuno ma competenti [10], e che spulcerete nel web alla ricerca frenetica dello spunto per il vostro content making, e che farete programmi dei vostri show con puntate dai grandi numeri, e che attribuirete i concetti copiati a “faccioni che tirano” reputate più vincenti secondo le regole della comunicazione, e che continuerete a non citare mai i veri autori di quelle idee, citando un originale pensatore – a differenza vostra – io dico “Addio” [11].
Ma vi ricordo che la posta in gioco è molto più alta del senso di autoefficacia personale di qualche personaggio in cerca d’autore (cit.), dell’approvvigionamento dell’ego di comunicatori di professione, che magari si sono visti ignorare dal mainstream e che ora si sono inseriti nel “contro” di minoranza come efficace ripiego, o per rinvigorire l’autostima che sentite crescere ogni volta che vi rendete conto che la vostra fama cresce.
C’è bisogno di Uomini nuovi, corretti, che non siano idolatri, che non abbiano timori reverenziali di fronte nessuno e che si battano con intelligenza critica proteggendo a tutti i costi il nuovo dilemma della nostra epoca:
il diritto di essere uomini 100% organici.
Di questo si tratta. E forse, i vostri faccioni con pedigree, tra qualche anno capiranno cosa intendo e potrenno poclamarlo come nuovo slogan “che piace”: “cento-per-cento-organici-cento-per-cento-organici-cento-per-cento-organici…bla..bla..bla..son…fico…questa..è nuova…”.
Comunque colgo l’occasione per ringraziarvi, perché mi avete fatto comprendere perché Literaryport e Kaan Reed sono davvero di valore, originali e unici, pionieristici e out-of-the-box-thinker : ci scriverò un pezzo, un manifesto di stile nei prossimi giorni [iii].
Ad maiora,
Kaan Reed.
“Nell’anno ’99 di nostra vita io, giullare da niente, ma indignato, anchio qui canto con parola sfinita, con un ruggito che diventa belato, ma a te dedico queste parole da poco che sottendono solo un vizio antico, sperando però che tu non le prenda come un gioco…tu ipocrita uditore… mio simile…mio amico “
[1] Verso Matrix 2020 – 100giornidaleoni: https://100giornidaleoni.it/tv/verso-matrix-2022-un-solo-diktat-annullare-lessere-umano/
[5] Il Diritto alla piena umanità – Kaan Reed: https://theliteraryport.com/2020/06/02/il-diritto-alla-piena-umanita/
[6] Servizio TG1 su Neuralink: https://www.youtube.com/watch?v=41M0tMcSU2Y
[7] Dissemination and Exploitation in Horizon 2020 – Why does dissemination matter? (pg. 6) https://ec.europa.eu/research/participants/data/ref/h2020/other/events/2017-03-01/8_result-dissemination-exploitation.pdf