Bukowsky è il mio scrittore preferito,
senza averlo mai letto.
Bukowsky è il mio scrittore preferito,
senza averlo mai letto.
Al cospetto di certe idee inedite appare chiaro che la nostra mente abbia la naturale funzione di proteggere se stessa. Di fronte, ad esempio, alla notizia che circola su Youtube, che tra personaggi ricchi, politici e attori americani, si sia messa in atto una pratica di clonazione umana, inizialmente si innesca uno schema mentale che farebbe dismettere queste informazioni come un eccesso di qualche youtuber particolarmente fantasioso. Poi, personalmente, penso che la tecnologia ha un livello di sviluppo ad oggi esponenziale [1] (ciò che era impossibile ieri, oggi è possibile) e, non solo, che sappiamo pochissimo anche degli esperimenti che nel campo della ricerca d’avanguardia gli scienziati stanno conducendo e hanno condotto già dagli anni ’60 ad oggi.
In questo video si mette insieme una serie di personalità dello spettacolo che testimoniano di essere state clonate o si riferiscono alla possibilità di essere o di essere in futuro dei cloni. Decido, di rinunciare all’opzione più cauta che il metodo scientifico suggerisce di adottare (che quelle persone stessero usando un gergo, metafore, ironia), e per assurdo decido di prendere letteralmente quello che dicono, ovvero di prendere per vera l’ipotesi che quello che è narrato nel video possa essere vero: interi corpi possono essere clonati e che le corrispettive coscienze sono trasferite dal corpo originale come “schede di memoria” nel nuovo corpo.
Per inciso, tante, ma tante cose dismesse come ridicole o amorali dalla cultura italiana oggi, comunque avvengono in altre culture da diversi decenni. Ad esempio, negli Stati uniti, da circa il 2003 esiste una azienda che si chiama Cryonics [2] che congela interi corpi e si rivolge a ricchi facoltosi di tutto il mondo che vogliano farsi congelare nell’attesa che le tecnologie sul pianeta terra proseguano il loro progresso e arrivino a qualche forma di estensione della vita.
Tornando all’eventualità della clonazione umana, faccio una breve ricerca e trovo alcuni articoli in cui si parla di come la tecnologia sia in grado oggi di clonare un corpo e trasferire la conoscenza del corpo originale in quello nuovo [3], e che tanti sono già gli esempi di laboratorio, di cervelli mantenuti in funzione fuori dal corpo. Si tratta di esperimenti avvenuti già dagli anni ’90 e continuanao con numerose evoluzioni oggi. Infine scrivendo “Clone Company”, ne trovo persino una [4], esistente, apparentemente già operativa soprattutto (effettivamente come dice lo youtuber del video) tra le star di Hollywood e che opera in un paese non specificato dove la clonazione umana è legale!
La cultura italiana è lontana anni luce dall’inserire spazi al suo interno in cui vi possano essere concepite dimensioni di possibilità che invece congeda popolarmente come pensieri ridicoli, amorali, insani, ma che invece in altre nazioni sono realtà.
E’ una questione di difesa personale. Si chiamano credenze, atteggiamenti, e l’esito di questi meccanismi è una sorta di analfabetismo funzionale [5]: ciò che è in linea con il mio sistema di credenze lo comprendo, ciò che non lo è non lo comprendo, non solo, non lo capisco, non lo concepisco, non lo vedo, lo elimino attraverso diversi meccanismi di difesa. Una risata, una negazione, una chiusura rigida dei propri interessi alle sole esigenze e responsabilità personali che sono più concrete e sicuramente più importanti di certe “fantasie”. Analfabetismo funzionale, e se avviene a livello di paese, lo chiamerei “culturale”. Tuttavia ci si creda o meno, lo si consideri opportuno, morale, giusto o meno sotto la luce di una certa cultura, ma alcune imprese “fantascientifiche” tempo fa, con la tecnologia di oggi, esistono. E queste aziende, trovano clienti, pionieri, first mover che rendono possibili degli scenari che molti “spettatori” non possono che ricevere che con una risata fragorosa, pur non ci sia invero nulla di cui ridere.
Una volta, non ricordo più da chi, sentii esprimere un bel concetto che faceva più o meno così: “la bellezza dell’estate è fatta per tutti, quella dell’inverno per pochi”. Ci penso spesso a quella frase, perché mi ricorre pensare che così come la natura (quella del seme, delle foglie, del fiore e del frutto per intenderci) anche l’uomo segua i suoi cicli. Le sue estati e, che piacciano o meno, pure i suoi inverni. Siamo molto simili insomma, noi e le cose “inanimate”.
Però noi relazioniamo, sincronizziamo, armonizziamo, interpretiamo, facciamo delle conclusioni sulla nostra e altrui identità e le condividiamo. Accade senza accorgercene. Eppure, non esiste individualità senza l’alterità e non si può concepire identità senza una relazione. Alcuni hanno parlato di relazione primaria di attaccamento e di schemi acquisiti rimessi in gioco nella nostra quotidianità in modo inconsapevole, ma fisiologico.
Altri hanno parlato di sviluppo ricorrente e universale per stadi ripetitivi e progressivi che portano ad una intelligenza matura, ovvero alla relazione con la realtà attraverso il metodo scientifico. Che noi, e le cose inanimate fossimo simili, quelli del metodo scientifico, non ci credevano. Anzi, se avessero conosciuto uno shintoista gli avrebbero dato dell’infantile, dell’immaturo, cognitivamente.
Ognuno ha le sue idee, i suoi gusti, i suoi angoli da cui guarda il mondo. Ma il problema che quelli del metodo scientifico, gli illuministi, i puristi della scienza, tacciano di immaturità chi si affida all’intuizione e all’empatia…
Eppure, a me pare che siano loro i mancanti, i veri immaturi dal punto di vista non cognitivo, ma umano.
Prendiamo i comportamentisti, quelli che facevano sbavare i cani con una campanellina; ecco, loro sono arrivati a dire che essendo la mente inconoscibile, una scatola chiusa e nera – insondabile – l’unica cosa su cui si potesse agire era il comportamento. L’unica cosa misurabile di un processo di risposta ad uno stimolo, dunque scientificamente provata e degna di una disciplina sperimentale come il comportamentismo appunto, era l’effetto. – Jannacci ci ha fatto pure una canzone su un tizio che snobbava l’altro non facendolo andare allo zoo, più o meno come gli uomini di scienza trattano tutti gli altri; oh, io ci vedo esattamente questo!
Eppure, nel Comportamentismo più che in altri casi, vedo in modo chiaro la limitatezza del pensiero scientifico.
Ad oggi si è appurato che l’intelligenza è un costrutto multiplo, non unicamente misurabile con il QI: esiste l’intelligenza matematica, così come l’intelligenza corporea, l’intelligenza empatica o interpsichica e l’intelligenza intra psichica ovvero quella introspettiva; che a me piace chiamare meditativa. I comportamentisti queste cose non le capiscono.
Che uno abbracciandoti ti racconti una vita non lo possono proprio comprendere. A me gli stupidi, con tutto il rispetto per la loro potenza logica, da un certo punto di vista, sembrano loro. Quelli rigidi rigidi che non ammettono nient’altro che la regola sociale, il tornaconto logico, ben chiaro a chi già il consesso sociale l’ha messo in piedi e spiega a quelli che vengono dopo come starci; quelli che pensano che l’unica cosa da farsi nell’educazione di un bambino sia quella di trasmettere procedure, attività, abilità funzionali alla comunità così come stabilita; quelli che inducono e condizionano comportamenti voluti attraverso associazioni e rinforzi e che parlerebbero di stupidità di fronte ad uno yogi che medita e non produce; quelli che hanno un’incrollabile fede nel metodo scientifico ecc. ecc. forse, sono quelli ottusi di fronte all’insondabile ma pur pulsante e vitale natura dell’intuizione.
Esattamente più di altri, loro, hanno mostrato al mondo la fondamentale aridità a cui va in contro chi crede solo in ciò che è misurabile. (A parte che l’empatia, non era misurabile negli anni ’50, ma oggi con le neuroscienze – parliamone). Voler limitarsi a ciò che è visibile porta a non considerare l’essenza stessa di quella ricerca che ha spinto gli uomini di scienza a voler usare il metodo scientifico: la curiosità, la vitalità, lo spirito, l’intuizione, in altre parole, l’immisurabile anima.
Vorrei concludere questo pezzo con una divagazione libera.
La forza della liberta (ovvero: Fanculo a Skinner, ma pace all’anima sua)
Di un anima serena abbiamo bisogno più che di un QI elevato quando vogliamo condividere la nostra vita. E più di saper stare vicino nei momenti di difficoltà, l’anima serena serve a stare vicino alle persone nei loro momenti di felicità. Perché è difficile trovare una persona che gioisca veramente della tua gioia. Un caro amico che ti supporti nel momento del bisogno in fin dei conti è facile averne esperienza, perché siamo tutti irrimediabilmente desiderosi di pensarci delle brave persone; quale miglior prova di esserlo se non manifestando generosità, presenza, comprensione nei momenti in cui un amico è afflitto? E pure il nostro narcisismo, se ne nutre.
Più difficile invece è accogliere genuinamente, mantenendo il nostro centro, la nostra soddisfazione e sicurezza di sé, un amico quando è radioso, brillante, sbocciante nelle sue aspirazioni, i suoi traguardi, superate le sue battute d’arresto; senza perdersi nell’inevitabile confronto con le tue aspirazioni, traguardi e battute d’arresto. Quindi occorre essere sereni, in pace con la propria vita per ricevere la gioia altrui. Più facile invece il confronto con chi è in difficoltà, perchè con tutta la probabilità sarà un confronto vincente, che ci farà stare bene. Essere generosi, troppo spesso, è una falsa veste del nostro narcisismo; è poco impegnativo, meno strutturale.
Buttare un salvagente ad un uomo in mare piuttosto che navigargli sicuri al fianco sono abilità che i comportamentisti non saprebbero indurre. Abilità d’anima e di libertà che stanno dentro i meccanismi di quella scatolina nera che è sì insondabile eppure qualcosa continua a plasmare, raggiungere ed elevare.
Quindi, navighiamo consapevoli che alcune persone pensano e penseranno sempre a programmarci, “per il nostro bene”, e altre invece passano la vita a credere nella forza della libertà. E se pur il bastone e la carota (ovvero il comportamentismo) funziona nel breve, alla lunga, l’anima e la sua libertà evolvono, sbocciano e insegnano il senso della vita.
Onde per cui, ‘fanculo a Skinner (ma pace all’anima sua).
Dopo i fatti di Genova [1], continuo a pensare come la cultura personale dei cittadini che appartengono ad una nazione deve essere la base per muovere quella nazione verso la comprensione del futuro, che in un certo senso è il presente a cui molti di noi non sono preparati. I cittadini dovrebbero avere un pensiero critico e cultura tale da porre le basi a reazioni di massa sempre aderenti ai dati di fatto e lontani da semplici spiegazioni, a volte troppo emotivamente caricate.
Che le condizioni del ponte fossero degradate e che la gestione e la manutenzione delle infrastrutture in Italia sia un attività critica e indebolita – basti pensare all’incidente di Pioltello in cui un treno deragliò perché una rotaia era stata manutenuta con un asse di legno [2] – potrebbe essere un fattore di ambiguità che in questo caso porterebbe a semplificare l’analisi.
L’analisi corretta deve essere portata avanti limitando il contenuto emotivo, mantenendo saldi i dati di fatto di cui siamo a conoscenza e magari esercitando un pensiero laterale[ 3], che colleghi fatti vecchi e idee nuove.
Quello che intendo dire è che qualcuno potrebbe ricordare che esistono tecniche di weather engineering o weather modification[4] che permettono di creare nubi e fulmini artificialmente. Altri potrebbero porre l’accento sul fatto che nella successione del crollo [5] il ponte crolla subito dopo due bagliori di luce e che presumibilmente chi ha preso in mano la camera per filmare l’avvenimento l’abbia fatto proprio avendo notato altri bagliori di luce precedenti. Alcuni poi potrebbero paventare uno scenario futuro in cui per fare crollare punti strategici infrastrutturali di una nazione non siano più le bombe ad essere lanciate da grossi velivoli di guerra ma fulmini generati artificialmente e puntati su obiettivi specifici da tecnologia di generazione e propagazione elettromagnetica[4]. Infine, si potrebbe tentare di collegare i puntini…
Ma i volteggi qui si fanno complicati, e in una cultura pronta a scegliere Barabba e mandare Cristo in croce, lo sforzo individuale del pensiero critico non è qualcosa su cui si possa spesso contare nelle reazione popolari a fenomeni che coinvolgono le masse.
Detto questo, tuttavia questi sono pensieri, spunti che dovrebbero comunque essere mantenuti alla luce prima di affrettare conclusioni facili.
Il viadotto è crollato in seguito ad un grosso frastuono e un lampo di luce visto e testimoniato dai primi commenti a caldo oltre che da un video che circola ancora su internet [5]. Questa informazione deve essere mantenuta chiara. Il fatto che ci sia stato quel bagliore non è marginale nella successione del crollo. Il fatto che il ponte fosse in degrado, ripeto, potrebbe essere una variabile in questo contesto, che rischia di occultare la verità dei fatti alle masse, e indirizzare queste ultime verso l’ennesima verità falsa di stato (che sia essa voluta o meno).
Inoltre, esistono in rete diversi video in cui si illustrano le tecniche di cambiamento climatico o ingegneria climatica che diversi corpi militari nel mondo hanno raggiunto. In alcuni si illustra come può avvenire la generazione di un campo elettromagnetico propagato da un velivolo militare ad un altro fino a indirizzare la scarica su un bersaglio prestabilito [4 -da minuto 3’05” a 3’45”].
Per finire, in un contesto di tecnologie fatte di insetti e pesci robot utilizzati per monitorare zone di guerra [6], o stampanti 3d robotizzate che costruiscono ponti in zone di difficile accesso agli operatori umani [7], deve esistere il tentativo di prendere in considerazione l’innovazione tecnologica anche per spiegare o quantomeno risolvere fatti vecchi come i crolli per degrado (forse).
[1] Il crollo del ponte Morandi https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/15/genova-il-crollo-del-ponte-morandi-39-morti-e-16-feriti-si-continua-a-scavare-decine-di-dispersi-il-procuratore-non-e-stata-fatalita-diretta/4560723/
[2] Treno deragliato a Pioltello https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_febbraio_04/treno-deragliato-pioltello-giunto-allentato-ganci-rotti-legno-binari-settimane-6e4c37b4-0975-11e8-a34a-fc54918998f4.shtml
[3] Pensiero Laterale https://it.wikipedia.org/wiki/Pensiero_laterale
[4] Modificazione climatica e generazione di fulmini artificiali https://www.youtube.com/watch?v=u1QKt675ang
[5] I bagliori e il successivo crollo https://www.youtube.com/watch?v=GKbTBb1ABpo
[6] Pesce robot https://www.youtube.com/watch?v=Dy5ZETdaC9k
[7] Robot stampanti 3D costruiscono un ponte https://www.youtube.com/watch?v=n2szk5MItRA
“Per saper cos’è l’amore devi aver cantato e pianto Nelle lacrime e nel canto c’è la storia di ogni cuore…”. Ascoltando Carlo Buti… ho una idea, una percezione: c’erano tempi in cui l’individualità produceva cultura… quei tempi mi insegnano che il genio non è di uno solo ma può essere coltivato da tutti. Esistono istanti in cui Dio si manifesta e ci rende grandi e forti , inamovibili dalle leve del potere. Ci sono istanti in cui capisci che un conto è lo spirito, un altro è la razionalità. Un conto è l’individualità un altro è il riconoscimento sociale. un conto è la forza un altro è il potere. Un conto è il talento, un altro è la carriera. Un conto è il genio, un altro è la fama. Un conto è l’Uomo, un altro è il piglianculo.
La rete dei piglianculo
Quando lo prendi in culo, io so solo che è una brutta sensazione. Che non voglio provare. Ma colui che me lo mette nel culo oggi dice di averla presa nel culo a sua volta quando aveva la mia età. E chi la mette nel culo a me oggi, è chi l’ha presa nel culo alla mia età da chi probabilmente alla mia età l’ha presa nel culo. … Perché, si dice, che se la prendi nel culo alla mia età la potrai mettere nel culo quando avrai l’età di chi te la mette nel culo ora. Si forma la rete e così le cose vanno avanti. C’è una massima popolare che mi ha insegnato mio Zio: “se sei martello batti, se sei incudine statti”. Funziona perciò così. Solo che succede tutto in modo più dinamico e protratto nel tempo, nella storia. E’ uno spirito della società che scivola di generazione in generazione. C’è un periodo in cui sei incudine, se ti fai battere con pazienza poi nel tempo potrai avere la possibilità di diventare martello e allora sarai tu a battere. Ma di diventare martello nel tempo, per carriera, per anzianità, nessuno te lo assicura. Potrebbe restarti il dolore di essere stato battuto senza però mai raggiungere il tempo in cui sarai tu a battere. Qui un’altra massima popolare mi aiuta ad esprimere il concetto: “Col culo rotto e senza cerasa”. Ma allora, qui la mia conclusione: perché dovrei battere gli altri? E soprattutto, perché dovrei rischiare la beffa per me inaccettabile, dell’avere il culo rotto e senza cerasa? Dico subito che se anche tu, caro lettore, ti stai facendo questa domanda sarai tra quelli che non sarà mai un leader di questa rete.
Questo sistema dell’incudine e del martello è il paradigma sociale su cui si costruisce tutta la rete dei piglianculo. E chi è nella rete, capo della rete dei piglianculo, fa scouting naturale; per colpo di fulmine inconscio, quasi magico. Quando incontra il suo simile se ne accorge, lo bastona, quasi con affetto , esercita il suo potere contro logica e giustizia e ne prova la fedeltà assoluta. Fedeltà alla posizione di superiorità, mai alla logica o alla dignità. Non è scritto, non è detto, ma è quasi immediato capire chi è adatto ad entrare nella rete, per chi c’è dentro. Chi ha la stoffa del piglianculo, lo capiscono inequivocabilmente. Procedono a metterla in culo in serie, con una doppia funzione, addomesticare ed eleggere. Addomesticare chi non è per natura portato a comprendere la logica che chi è superiore fa e indirizza a suo piacimento, ed eleggere, come dicevo, chi invece per natura è portato a prenderla in culo senza fare tante tragedie. Si fa scouting dei prossimi capi di questa speciale rete. E dipende tutto dalla prima sfiorata. Primo sfoggio di potere, prima reazione. C’è chi accetta ed è in prima linea, il piglianculo capo , chi accetta e va in fila, il piglianculo di massa, e chi sbrocca, da di matto e si scaglia contro il potente: l’Uomo. Ecco quest’ultimo è uno come me, che si troverà sempre a scrivere pressappoco pensieri di questo tipo, Il primo invece farà carriera e rispetterà sempre e soltanto il potere. Riderà probabilmente di scritti di questo tipo. Ed anche tu, che credi di capirmi, probabilmente o prima o poi ti renderai conto di essere un piglianculo. Una parte della rete. Solo se sei giovane capirai veramente questi scritti, se sei adolescente.. ..finché sarai tale, perché poi crescerai e sarai con molta probabilità un piglianculo di massa. Pochi saranno capi, e pochissimi, Uomini. I piglianculo di massa, saranno da sempre combattuti tra il dolore e lo spirito. Tra il calcio in culo e l’ispirazione. Potrebbe darsi che ci sia un tempo dei piglianculo e uno degli Uomini. Non vorrei scomodare Cristo e Pilato, (se non ti risuona nulla, caro lettore, ti dico Socrate e Meleto), ma è da sempre così: l’Uomo esalta, ispira, il piglianculo, affossa, equilibra. Uno sobilla, l’altro calma. Gli Uomini cercano sempre di creare reti di Uomini, e i piglianculo le reti di piaglianculo. Chi vince da sempre lo decide il caro e puro piglianculo di massa.
Democrazia o Folla. # IL MIO VOTO CONTA
Mai avrei pensato di correggere un articolo [1] scritto nel giro di un paio d’ore. Il motivo è che la ricerca a cui si riferiva il precedente articolo risale al 2016 e sembrerebbe che negli Stati Uniti ci siano già le prime applicazioni e alcuni programmi che combinano sistemi avanzati di rendering video e sintetizzazione vocale sono già usati per creare falsi. (Il ritardo dell’Italia sul resto del mondo è caratteristico). Questi fenomeni si chiamano deepfake e si stanno diffondendo in rete soprattutto per fare satira politica o far dire cose inusuali a personaggi famosi. Attenzione ai deepfake!
[1] https://literaryport.com/2018/05/26/i-mille-volti-del-cambiamento/
Oggi, evado dall’usuale tono letterario di questo blog e pubblico un pezzo più giornalistico. L’obiettivo di questo spazio del web è sempre stata quello di promuovere visioni e informazione non propriamente appartenenti alla campana gaussiana e in questo articolo parlerò di un trend d’avanguardia per l’Italia, ma che in realtà si tratta di attualità nel resto del mondo. L’idea è quella di dare uno strumento in più al popolo del web per trattare con il cambiamento. L’articolo si chiama infatti I mille volti del cambiamento 🙂
Studiare il fenomeno della cosiddetta trasformazione digitale [1] in tutti i suoi aspetti diventa sempre di più una necessità per comprendere la nuova società globale.
Ad esempio, uno non avrebbe mai e poi mai immaginato all’eventualità che di fronte ad un video con una faccia conosciuta e una voce completamente identica potesse trovarsi comunque di fronte ad un falso. Navigando su Internet in futuro ci si potrebbe imbattere in video di personalità pubbliche che dicono cose, nella migliore delle ipotesi, stravaganti, e che in realtà altro non sono che puppets con fattezze assolutamente reali costruite al computer.
Un programma video basato sull’intelligenza artificiale (AI) è stato sviluppato dai ricercatori dell’Università di Stanford ed è in grado di farlo.
Si tratta di uno strumento, ancora non commerciale, tanto affascinante quanto pericoloso e fa pensare a quanto incredibilmente veloce sia diventato il passo del cambiamento.
Il rischio di trovarsi un domani involontariamente nella posizione di un primitivo che guarda un areo e non comprende, non solo cosa sia, ma neppure come possa mai essere intellettualmente possibile, diventa un rischio concreto!
Qualsiasi saranno gli sviluppi (inimmaginabili) nel prossimo futuro vien da pensare che fare circolare conoscenza ed educare al pensiero critico diventino leve sociale imprescindibili per un paese che vuole stare al passo coi tempi e con i trend internazionali.
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Trasformazione_digitale
La “Rete dei Piglianciulo” non è uno scritto pessimistico, anzi con un linguaggio letterario descrive l’unico realistico strumento di rivoluzione: La rivoluzione individuale.
La rivoluzione si fa con uomini realisti, che non si credono immuni alla pressione del potere, del conformismo, della persuasione di massa, ma assumono consapevolezza che quello in cui viviamo oggi, è un mondo sociale complesso. Uomini che comprendono che i confezionati santi, eroi, geni, leader che risolveranno tutto, sono illusioni di massa per sollecitare un pensiero infantile fatto di nero e bianco. Diffondere una cultura di santi ed eroi serve solo a rendere uomini più docili e distoglierli dall’abitudine a lottare per i loro obiettivi, personali e realistici. Il che, fa male agli uomini e al sistema stesso: è controproducente. Combattere per i propri sogni, rispettare l’onestà e la verità come valori guida del vivere collettivo, è la propria rivoluzione personale e si inserisce in una creazione di valore collettiva. Gli Uomini che hanno costruito i loro sogni, e che non hanno optato per un falso Sé cinico e disilluso, creano una rete sociale migliore.
La rivoluzione non passa da grosse azioni, ma dal rispetto fermo del proprio punto di vista, con colpi di coda nel quotidiano.
Ogni giorno ci sono occasioni per dire facili “Sì” oppure reggersi sui dati di fatto, e rispondere: “Capisco, ma il dato oggettivo è “questo” ed ho il dovere verso me stesso di mantenere la mia posizione”. Si può fare saltare il tavolo con fermezza ma con gentilezza. Se ci fossero tanti Uomini che valorizzano il loro lavoro facendolo con responsabilità, il fare saltare il tavolo sarebbe un’azione sempre più rara.
Tuttavia non esistono Uomini e Piglianculo tout court. Pensarlo ci fa cadere nella categoria illusoria degli eroi e santi e fa leva su un funzionamento di pensiero infantile e magico – tutto nero o tutto bianco – che ci solleva dalle nostre responsabilità e ci illude che i risultati si raggiungano senza fare fatica. Non ci sarà mai qualcuno che bombarderà e risolverà i nostri problemi di persone conformiste, senza sogni, senza fermezza nel mettersi in viaggio per raggiungerli. La “rete dei piglianculo” siamo tutti noi quando la società ci avvilisce e ci induce a soccombere al potere del conformismo, così come siamo tutti noi a creare una rete di Uomini, quando invece scegliamo la verità e il rispetto dei dati di fatto. E’ chiaro che dobbiamo “andare contro a volte l’insegnante” se siamo gli alunni, o “contro la nostra autorità”, se siamo noi gli insegnanti [2]; infatti, anche le persone in posizioni decisionali, fanno la loro rivoluzione, quanto quelli che non lo sono.
“Fa male, ma è la verità”. Disse una volta un capo di stato. Avere il coraggio di riconoscere il dato di fatto piuttosto che cedere alla tentazione di spiegare con “eroi e streghe” crea un riverbero enorme quando chi lo esercita è in una posizione di responsabilità. La rete degli Uomini che hanno fatto la propria rivoluzione personale crea più beneficio della rete dei piglianculo.
Siamo tutti connessi. Da banali, piccole, ma concrete rivoluzioni individuali.
Ognuno fa quello che può per combattere la Rete dei Piglianculo, ognuno a suo modo, suo stile e su diversi livelli. Siamo persone che agiscono nella realtà fisica e non culturale. Oltre l’ideologia, cerchiamo di non compromettere la nostra obbiettività nella quotidianità. Dobbiamo pagare l’affitto, le bollette di casa, fare la spesa, relazionarci con il potere, sentire le pressioni del conformismo, cercare di seguire i nostri sogni e nello stesso tempo fare i conti con vincoli e limiti.
Ognuno ha diritto di perseguire la propria felicità, costruire la propria monade di benessere personale, ma se queste venissero create su valori di giustizia e verità si creerebbe una società di persone serene, oneste, connesse dal rispetto dei dati di fatto. Mentre chi esperimenta il bastone punitivo dei Piglianculo, perderà il senso del vero e proverà frustrazione. Diventerà una persona arrabbiata, delusa, disillusa facilmente orientata ad accettare lo storico analgesico usato da una cultura del potere, del “Panem et circenses” [3].
Il riconoscimento dei dati di fatto è l’unico antidoto alle fantasie e le supercazzole dei Piglianculo, che alimentano un clima magico e surreale in cui funziona chi è acquiesciente con il potere e non chi sa e chi sa fare.
Si aggiunga, che quando ci si lega a livello pratico con la rete dei Piglianculo, poi viene da se un fenomeno che in Psicologia Sociale si chiama autogiustificazione. Una scoperta concettuale epocale fatta da un eminente psicologo americano, Leon Festinger [4].
Brevemente, questo fenomeno è basato e spiegato da un altro fenomeno chiamato dissonanza cognitiva, secondo la quale quando ci si trova in conflitto tra ciò che si fa e ciò che si crede, o si cambia ciò che si fa, o quello che in cui si crede (autogiustificazione).
In altre parole: o fai lo scatto di reni o cambi il sistema di pensiero. Perché le azioni hanno effetto sul sistema di valori.
E’ importante allora agire nella propria vita, facendo piccole azioni, piccole prese di posizione verso la dignità e la verità, che si traducono a livello sociale in onestà e rispetto dei dati di fatto. Ad esempio, se coloro che hanno messo una tavola di legno come rappezzamento del binario su cui è deragliato il treno di Trenord a Pioltello [5], lo scorso 25 gennaio, nella tratta Cremona-Milano – fossero stati Uomini educati alla verità e alla dignità – e non persone programmate all’acquiescienza e rispetto degli ordini – sarebbe uscita una voce ferma che ribadiva l’esigenza reale e basata su un dato di fatto – che quel metodo di manutenzione fosse insensato, inefficace e pericolosissimo – si sarebbero salvato altre vite.
La salvaguardia del proprio benessere non deve essere raggiunta con chiusura alla realtà e a scapito degli altri. Il problema è vedere la connessione, educare a riconoscere questa connessione tra sé e gli altri, che a mio avviso è il massimo valore civico. Ma qui inizia un’altro argomento che forse ha più a che fare con la rivoluzione politica che culturale.
La situazione è complessa. Ma ognuno, nelle dinamiche della propria vita può fare piccole svolte. Votare con memoria storica, ricordando ad esempio, chi ha votato per interessi di pochi e contro il popolo è un inizio.
Avere l’onestà di “dire pane al pane vino al vino” è qualcosa che possono fare tutti. Molti abbassano e hanno abbassato la testa non perché tengono famiglia, ma per fare carriera. Per ingordigia, per avere di più, per realizzare sogni, indotti. Questo è una motivazione diversa dei vincoli operativi.
Sono convinto che se la maggioranza ha scelto di non buttare all’aria il tavolo, non è successo per caso: i modelli di comportamento popolari sono stati indotti con precisione. I filmetti all’italiana, mentre molti ci ridevano su, hanno fatto cultura, comunicazione-persuasione di massa, programmazione dei comportamenti. Li hanno programmati gli italiani. Attraverso una propaganda culturale di massa orientata al marciume (cit. Monicelli [6]). Ma non è giovato a nessuno.
Gli Uomini che rappresentavano un altro modello civico, che non hanno chinato il capo, hanno fatto una brutta fine (es. Falcone, Borsellino…). Sono diventati Eroi per gli italiani che si sono messi l’anima in pace e hanno smesso di perseguire nella propria quotidianità, onestà, integrità, etica. “Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi” [7].
Il credo e l’anima te li possono toccare eccome: modificando il comportamento si induce a modificare anche il credo (le credenze). E’ un meccanismo comprovato da svariate ricerche in Psicologia Sociale.
Comunque, tanto rispetto per chi viene prima di me, sono miei fratelli italiani, so che è stato difficile essere italiano in questi ultimi decenni, tuttavia il ruolo dei giovani è proprio quello di riportare obiettività e dare una svegliata. “Primum vivere deinde filosofari”, è un suggerimento che mi diede un maestro italiano anni fa a freno della tendenza a pensare piuttosto che agire. Lo tengo con gratitudine sempre ben a mente. Ma se vivere è indebitarsi per fare la crociera perché è di moda, andare a vedere i cine panettoni comandati, indossare il pinocchietto, andare in discoteca etc. perchè sono tutti modelli indotti, attenzione che come si declina il “vivere” parte da come si è fatto il “filosofari”, sia che lo abbiamo fatto noi o che ce lo abbiano indotto nelle menti.
Bisogna che gli italiani si riscoprino eredi di quegli Uomini che una volta facevano l’Italia: Galileo, Manzoni, Boccaccio, Casanova, Golgi, Guareschi, Sciascia, i nostri padri, i nostri nonni… Almirante, Olivetti, Monicelli…
Abbiamo quel sangue lì fratelli, ricordiamecelo.
Ad maiora.
[1] La Rete dei Piglianculo https://literaryport.com/2017/09/20/la-rete-dei-piglianculo-2/
[2] Ossequi all’immaturità (L’esperimento Milgram) https://literaryport.com/2017/10/17/gani-e-catti/
[3] http://www.treccani.it/vocabolario/panem-et-circenses/
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Leon_Festinger#Dissonanza_cognitiva
[6] Monicelli su la speranza https://www.youtube.com/watch?v=85umR-higzk&t=141s
[7] cit. Bertolt Brecht https://it.wikipedia.org/wiki/Bertolt_Brecht
Mi sforzerò di nascondere l’anarchico che è in me per risultare più leggibile in questo pezzo. Vorrei che arrivasse al maggior numero di persone possibile e mi han detto che alcune verità vanno date per gradi, non bruscamente. Il rischio è quello di diventare oggetto di cieca negazione. L’anarchico che è in me è sempre un pò brusco quando si esprime, ma io lo perdono, perché è da anni costretto a nascondersi tra solidità di pensiero assicurate solo da un conformismo facile. Ecco, l’ho rifatto, sono stato brusco. Quando un appartenente ad una minoranza si rende conto di poter condividere con la maggioranza un dato di fatto, diventa un pò rabbioso. Quello che voglio dire è che creare una vita sulla base di una vera identità è difficile. Spesso si cede a ogni sorta di sogni di seconda mano e senza rendersene conto, ci si ritrova a propria insaputa, persuasi a ricevere e diffondere una fede fatta di facili sillogismi. “Sono ribelle…ho comprato questo Suv”, “Valgo…quindi bevo questo amaro”. L’anarchico invece è uno che non rinuncia alla vera identità. E questa, non esistendo che in un continuo divenire con la realtà, fa si che l’anarchico sia un perenne insicuro. Uno però che ha capito di scegliere solo quando si zittiscono tutti quelli cui alla verità danno un prezzo. Ha capito che spesso, metaforicamente, chi vende, non vende ciò che ha prodotto. Che i venditori sono sicuri e i produttori insicuri; gli uni non conoscono fino in fondo il prodotto che gli è capitato in mano, mentre i secondi prostrati dai tanti tentativi per raggiungere la migliore versione saranno sempre in dubbio su qualche caratteristica che non hanno potuto raggiungere. Questo non è assolutamente un problema ontologico, ed è giusto vi siano diversi tipi di Uomo, tuttavia è un problema quando la Cosa Pubblica viene amministrata non tenendo conto della differenza fondamentale che esiste tra: Sicuri Incompetenti e Insicuri competenti.
MONOLOGO DELL’INSICUREZZA
Son cambiate tante cose da che ho iniziato a scrivere. Ho ripercorso più e più volte diverse fasi cicliche. Sono stata in diverse città e in tutte queste esperienze ho conosciuto un pezzo di me stessa; ho capito in fin dei conti che io non parlo, ma narro. Non affermo, eppure comprendo. D’altro canto non insegnerò mai a nessuno se non di vivere a modo proprio. Mai accetterò il ruolo di maestra se non dalla vita, e senza saperlo. Insegnerò che chi si sostituisce a te stesso è uno sbruffone.
Se mi ascolterete vi insegnerò di diffidare da chi vi viene a vendere una poesia e non ve la regala. Vi spingerò ad allontanare chi non vi allontana quando lo chiamate maestro. Vi suggerirò di scappare da chi impara due trucchetti e fa spettacoli in cui racconta quante ne ha passate, quanto è stato forte. Chi vi narra le sue disgrazie, le pubblicizza, per poi incensare i suoi successi. Probabilmente ne ha viste un terzo di quelle che ne avete viste voi o i vostri umili genitori.
Presto realizzerete che un ulteriore sforzo per produrre un santo gral in più, produrrebbe solo ulteriore caos. Questa grande macchina che crea prodotti per consolare la tristezza, è la prima fonte di questa tristezza. Certo camminare intellettualmente è difficile. Emotivamente lo è ancora di più. Rimanere se stessi. Diventare se stessi. E nel frattempo vivere nel proprio quotidiano, a dire di molti, impossibile. Eppure, fidatevi di me.
C’è stato un tempo in cui siamo diventate umani. Abbiamo distribuito le nostre virtù e capito di voi uomini tante cose.
Non siete affatto uguali. Non parlate la stessa lingua pur parlandola. Non avete la stessa origine né la stessa destinazione. Eppure potreste vivere in armonia.
La mia storia, come quella di molte come me, nasce perché volevamo leggere un libro. Un libro che nessuno ha mai scritto. Siamo usciti da questa piana per cercarlo, siamo stati ospiti della vostra terra. Siamo stati viaggiatori. Ci è venuta voglia di scriverlo quel libro, in silenzio. Così abbiamo ispirato tante menti e mosso tante mani.
Cari figli, fidatevi solo di chi scrive, di chi è confuso quando parla. Perché il suo cuore è ricco e la sua intelligenza è piena. Non leggete i libri di chi è lineare, senza possibilità di errore. Non dategli la vostra macchina, né una nave, ma soprattutto non dategli il vostro Paese. Comprendete che è importante pensare e ancor di più agire. Pensate, per essere solidi nelle vostre azioni e fedeli a voi stessi nel cambiamento. Un giorno su sette soffermatevi a filosofare per comprendere chi siete, da dove venite e cosa avete fatto. Agite sei giorni su sette.
C’è una vita da portare avanti, perché è così che deve andare. Cambiare è difficile. Voi la chiamate inerzia. Quello che chiamate lavoro ai nostri occhi è sempre il solito grooming. Ancora come allora, siete scimmie che brandiscono un bastoncino e stupiscono le altre con il fuoco. Quando mammiferi inventano un paio d’ali, ne vendono le piume, osannandole, incensandole. Quando volatili cambiano le proprie, le regalano, magari criticandole.
Figli miei, credete in me.
Vi insegnerò assieme a mio fratello Dubbio,
la Verità,
Firmato: Insicurezza.
Ripropongo questo mio scritto del 2010 che modifico in una versione meno letteraria e più “civilmente attiva”. Faccio seguire qui di seguito alcune integrazioni:
1. La “Rete dei Piglianciulo” https://literaryport.com/2017/09/20/la-rete-dei-piglianculo-2/ non è uno scritto pessimistico, una resa malinconica ad un realismo disincantato e cinico, ma piuttosto una presa di coscienza che, con un linguaggio letterario, descrive l’unico realistico strumento di rivoluzione: quella individuale.
2. REALISMO. La rivoluzione si fa con uomini realisti, che non si credono immuni alla pressione del potere, del conformismo, della persuasione di massa, ma assumono consapevolezza degli strumenti di cui dispongono. Uomini che comprendono che i confezionati santi, eroi, geni, capi a cui è affidato il destino del paese, sono illusioni di massa per sollecitare un pensiero infantile fatto di nero e bianco. Gli Uomini che hanno costruito i loro sogni, e che non hanno ceduto ad un falso Sé cinico e disilluso, creano una rete sociale migliore. La “rete dei piglianculo” siamo tutti noi quando la società ci avvilisce e ci induce a soccombere al potere del conformismo, così come siamo tutti noi a creare una rete di Uomini, quando invece scegliamo la verità e il rispetto dei dati di fatto. E’ chiaro che dobbiamo “andare contro a volte l’insegnante” se siamo gli alunni, o “contro la nostra autorità”, se siamo noi gli insegnanti: anche le persone in posizioni decisionali, fanno la loro rivoluzione, quanto quelli che non lo sono. Avere il coraggio di riconoscere il dato di fatto piuttosto che cedere alla tentazione di spiegare con “eroi e streghe” crea un riverbero enorme quando chi lo esercita è in una posizione di responsabilità. La rete degli Uomini che hanno fatto la propria rivoluzione personale crea più beneficio della rete dei piglianculo.
3. COMUNITA’. Siamo tutti connessi. Qualsiasi sia la nostra cultura, la nostra posizione politica, o il nostro lavoro. Funzioneremo come comunità quando capiremo che non occorrono bombardamenti, azioni violente, marce, ma banali, piccoli gesti di onestà e concrete rivoluzioni individuali.
Detto tutto questo, la mia nuova versione della “Rete dei Piglianculo” indica che una rivoluzione civile è possibile e passa da una rivoluzione individuale. Qui ne suggerisco una, semplice, bistrattata, in declino ma potentissima…
“Per saper cos’è l’amore devi aver cantato e pianto Nelle lacrime e nel canto c’è la storia di ogni cuore…”. Ascoltando Carlo Buti… ho una idea, una percezione: c’erano tempi in cui l’individualità produceva cultura… quei tempi mi insegnano che il genio non è di uno solo ma può essere coltivato da tutti. Esistono istanti in cui Dio si manifesta e ci rende grandi e forti , inamovibili dalle leve del potere. Ci sono istanti in cui capisci che un conto è lo spirito, un altro è la razionalità. Un conto è l’individualità un altro è il riconoscimento sociale. un conto è la forza un altro è il potere. Un conto è il talento, un altro è la carriera. Un conto è il genio, un altro è la fama. Un conto è l’Uomo, un altro è il piglianculo.
La rete dei piglianculo
Quando lo prendi in culo, io so solo che è una brutta sensazione. Che non voglio provare. Ma colui che me lo mette nel culo oggi dice di averla presa nel culo a sua volta quando aveva la mia età. E chi la mette nel culo a me oggi, è chi l’ha presa nel culo alla mia età da chi probabilmente alla mia età l’ha presa nel culo. … Perché, si dice, che se la prendi nel culo alla mia età la potrai mettere nel culo quando avrai l’età di chi te la mette nel culo ora. Si forma la rete e così le cose vanno avanti. C’è una massima popolare che mi ha insegnato mio Zio: “se sei martello batti, se sei incudine statti”. Funziona perciò così. Solo che succede tutto in modo più dinamico e protratto nel tempo, nella storia. E’ uno spirito della società che scivola di generazione in generazione. C’è un periodo in cui sei incudine, se ti fai battere con pazienza poi nel tempo potrai avere la possibilità di diventare martello e allora sarai tu a battere. Ma di diventare martello nel tempo, per carriera, per anzianità, nessuno te lo assicura. Potrebbe restarti il dolore di essere stato battuto senza però mai raggiungere il tempo in cui sarai tu a battere. Qui un’altra massima popolare mi aiuta ad esprimere il concetto: “Col culo rotto e senza cerasa”. Ma allora, qui la mia conclusione: perché dovrei battere gli altri? E soprattutto, perché dovrei rischiare la beffa per me inaccettabile, dell’avere il culo rotto e senza cerasa? Dico subito che se anche tu, caro lettore, ti stai facendo questa domanda sarai tra quelli che non sarà mai un leader di questa rete.
Questo sistema dell’incudine e del martello è il paradigma sociale su cui si costruisce tutta la rete dei piglianculo. E chi è nella rete, capo della rete dei piglianculo, fa scouting naturale; per colpo di fulmine inconscio, quasi magico. Quando incontra il suo simile se ne accorge, lo bastona, quasi con affetto , esercita il suo potere contro logica e giustizia e ne prova la fedeltà assoluta. Fedeltà alla posizione di superiorità, mai alla logica o alla dignità. Non è scritto, non è detto, ma è quasi immediato capire chi è adatto ad entrare nella rete, per chi c’è dentro. Chi ha la stoffa del piglianculo, lo capiscono inequivocabilmente. Procedono a metterla in culo in serie, con una doppia funzione, addomesticare ed eleggere. Addomesticare chi non è per natura portato a comprendere la logica che chi è superiore fa e indirizza a suo piacimento, ed eleggere, come dicevo, chi invece per natura è portato a prenderla in culo senza fare tante tragedie. Si fa scouting dei prossimi capidi questa speciale rete. E dipende tutto dalla prima sfiorata. Primo sfoggio di potere, prima reazione. C’è chi accetta ed è in prima linea, il piglianculo capo , chi accetta e va in fila, il piglianculo di massa, e chi sbrocca, da di matto e si scaglia contro il potente: l’Uomo. Ecco quest’ultimo è uno come me, che si troverà sempre a scrivere pressappoco pensieri di questo tipo, Il primo invece farà carriera e rispetterà sempre e soltanto il potere. Riderà probabilmente di scritti di questo tipo. Ed anche tu, che credi di capirmi, probabilmente o prima o poi ti renderai conto di essere un piglianculo. Una parte della rete. Solo se sei giovane capirai veramente questi scritti, se sei adolescente.. ..finché sarai tale, perché poi crescerai e sarai con molta probabilità un piglianculo di massa. Pochi saranno capi, e pochissimi, Uomini. I piglianculo di massa, saranno da sempre combattuti tra il dolore e lo spirito. Tra il calcio in culo e l’ispirazione. Potrebbe darsi che ci sia un tempo dei piglianculo e uno degli Uomini. Non vorrei scomodare Cristo e Pilato, (se non ti risuona nulla, caro lettore, ti dico Socrate e Meleto), ma è da sempre così: l’Uomo esalta, ispira, il piglianculo, affossa, equilibra. Uno sobilla, l’altro calma. Gli Uomini cercano sempre di creare reti di Uomini, e i piglianculo le reti di piaglianculo. Chi vince da sempre lo decide il caro e puro piglianculo di massa.
Democrazia o Folla.
Questo, è solo uno scritto, un anfratto della realtà, in cui l’Uomo che è in me si ferma a prendere le sue sembianze su un foglio bianco.
Ma ora, qui, in questa cabina elettorale
l’eterna lotta per non essere inghiottito nella rete dei piglianculo si condensa in questo piccolo gesto.
Bistrattato, in declino, svalutato, eppure,
la mia rivoluzione individuale,
la volta in più in cui potrò riconoscermi Uomo:
Il mio voto.