Le relazioni

Le relazioni, 

quelle d’affetto, 

quelle vere, 

vivono della stessa purezza degli Dei, 

vivono della stessa energia di cui è composto un pianeta, 

compartecipano della stessa potenza creativa che ha creato l’universo

Se esiste ancora qualcuno, 

in questa ciclica sfortunata epoca di declino, 

che ancora si chieda che senso abbia la vita, 

e che non abbia già sancito illusoriamente che non ce ne sia alcuno, 

ecco, io credo di non sbagliarmi se dicessi che le relazioni, 

quelle vere, quelle che ti fanno (testardamente) le fusa sulle ginocchia, 

si avvicinano

al senso della vita. 

L’ABBONDANZA

Inevitabilmente sboccia nel tuo animo una certa malinconia quando ti rendi conto di essere il custode di sentimenti antichi e che non potrai fare a meno di aspettarLa per sempre. Del resto, hai scoperto davvero chi sei.

Prima La cercavi, poi L’hai trovata e poi L’hai persa.

Eri lì,ad usarLa come metro di misura di tutto e non l’avevi capito.

La società ti dice che sei quello sbagliato, che senti troppo intensamente. E intanto questo tuo terzo occhio non cessa di pulsare.

Donne giovani, ti sembrano vecchie, perché per te Giovinezza, era Lei. Donne belle ti sembrano orride, perché per te bellezza, era la sua. Le simpatiche, antipatiche. E così via.

‘La verita’ rende liberi, l’imperfezione rende veri’. Ti sovviene questo adagio, e ti culla per un po’. E dal problema dell’amore a passare a quello dell’identità ci vuole un attimo. Un respiro. Di fatica , di stanchezza. Hai preso un’altra botta, hai ricevuto un’altra incomprensione. Ti scrolli di dosso la sabbia, ne sputi anche un po’. E a quel punto ti dici, io mi fermo qui. Smetto oggi. Smetto di accettare che tutto debba andare così male.

Forse fermare il moto su piano inclinato, per gli esseri umani si tratta di un atto di volontà.

Come per smettere di fumare: ci possono essere innumerevoli strategie ma quello che conta è prendere l’ultimo pacchetto, porlo sul tavolo e lasciarlo lì. Immacolato. Lui guarda noi, noi guardiamo lui. Ogni giorno. E ogni giorno ci ricordiamo che abbiamo smesso.

Forse è così che funziona l’ingresso nell’abbondanza.

Io ci provo, amici.

Ci si vede di là.

Sei mai stato

(a mio padre)

Sei mai stato

in quel posto della vita

in cui un brutto sguardo

ti puo’ spezzare?

Sei mai stato

convinto di stringere qualcosa in mano

e camminare sopra il vuoto?

Se nessuno ti segue

non ti stupire,

e se la maggior parte della gente ti grida di scendere

non li puoi biasimare.

In quel momento

si crea un eroe

o forse semplicemente un Uomo,

ma certamente,

amicizie eterne.

PUBBLICAZIONE “PIRATI DI CERA”, EDIZIONE ALBATROS IL FILO (2023)

Dopo un decennio ormai dalla sua originaria scrittura, a compimento di un ciclo, ho deciso di fare pubblicare il libro Pirati di Cera, raccolta di racconti scritti nel 2010. A pubblicarlo è la casa editrice Albatros il Filo.

Lo potete acquistare qui:

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Muto d’amore

Questa è una poesia scritta nel 2008 [1]

Sono sempre io, sotto la cenere dei miei errori. Sale una compassionevole malinconia per la facilità di disconoscere il simile. 28.03.2023

L’orizzonte buio,

lascia spazio a un’ improvvisa luce.

Sei amore,

lo so nel cuore.

Leggo nei tuoi occhi la dolcezza,

e della felicità ricordo la promessa.

Ma confuso in dubbi e incertezze

rischio il vero del messaggio.

Amore vorrei tacere,

per non perderti.

“E’ nel mio cuore il calore che non ti fa soffrire”

ma non ho le parole, per fartelo capire .

[1] https://theliteraryport.com/2008/11/03/poesia/

LE DONNE NELLA PINACOTECA (scritto nel 29.12.2009, inserito originariamente in raccolta di racconti “Due”)

Una donna imbocca il corridoio con alla sua sinistra i quadri appesi. Uno di fianco all’altro. Cammina, vede il primo, passa avanti. Vede il secondo, passa avanti. Il terzo, il quarto…fino ad arrivare al quinto….

Si ferma, le interessa, ne è attratta dai colori, dalle tonalità di rosso, dal soggetto rappresentato. Tira fuori il bloknotes che ha nella borsa, si appunta due o tre pensieri che le vengono di getto. Riflessioni che poi a casa, in tranquillità, approfondirà e svilupperà.

E con cui crescerà.

Con cui senz’altro crescerà.

Sta di fronte incantata a quel quadro minuto dopo minuto, il tempo passa e non se ne accorge. Sta di fronte a quel quadro quanto le serve. Poi sazia, passerà oltre, continuando la sua visita.

Vedrà il sesto quadro, e passerà oltre, vedrà il settimo, e passerà oltre, l’ottavo, il nono, fino al decimo. Questo l’attrarrà, di nuovo. E nuovamente ci sarà qualcosa che vedrà in quel quadro che la farà fermare, le farà togliere dalla borsa il suo blocknotes e di nuovo fisserà idee, riflessioni. Per poi riprenderle, approfondirle, e crescere. Starà di fronte a quel quadro, ancora una volta, minuto dopo minuto,..il tempo necessario. Fino a che non sarà di nuovo sazia. E passerà nuovamente oltre, di nuovo libera, di nuovo pronta ad affascinarsi, ad interessarsi ad un altro quadro.

Ecco, è così che vedo il rapporto tra le donne e gli uomini.

La donna è sostanzialmente libera di scegliere uno o l’altro uomo ai suoi occhi interessante. L’uomo se ne sta lì, fermo, come quei quadri appesi, con le loro tonalità di rosso, i suoi soggetti rappresentati,..ad aspettare che una donna arrivi e ne sia attratta.

Che una donna arrivi e si fermi di fronte a lui, perché in lui, da lui percepisce qualcosa, che lei sa leggere. Ecco, l’uomo è come quel quadro che porta in se una bellezza, un messaggio, ma che è incompiuto se non ha una donna che la sappia percepire, che lo sappia ricevere.

E d’altra parte, se la donna non legge, non percepisce che è lì quello che le interessa, se le sfugge,..passerà oltre.

E forse, soffriranno in due.

Lì (04/09/2018, Milano)

Fate silenzio,

non gridate.

Le meraviglie della vita vogliono parlare

e non raccontate i vostri segni,

siate discreti.

Non svendete i racconti

delle meraviglie.

Ricevete,

guardate con gli occhi entusiasti

chi vi cerca conferme,

ma non gliele raccontate.

Non svendete i segni

dell’universo.

Il linguaggio è potente,

palpabile,

magico e presente.

Ma è unico.

Tuo.

Lì,

si parla

da soli.

In punta di piedi (poesia, 26.09.2014, Milano)

Certi giorni

mi mancano i prati sconfinati

dove smog non ce n’è

E quando mi manca correre libero,

senza paura degli specchi

là dove c’è sempre una canzone

Esco,

esco in punta di piedi

La porta, la socchiudo

e ritorno ai miei viaggi

Dove la gente è interessante,

rilassata

e ti porge sempre

il proprio lato migliore.

IL PROTAGONISMO PIU’ NOCIVO E’ SEMPRE QUELLO DEGLI ALTRI

Manuel Mangili – “Adesso basta protagonismi”

Vi siete accorti in questi giorni di come tanti politici provenienti dalla “nicchia di mercato” della controinformazione abbiano usato il termine protagonismo per spiegare il perché del fatto che non si sia riusciti a creare un gruppo del dissenso unificato? La cosa buffa è che ognuno si appellava a questo termine, spiegando quanto fosse stato nocivo il protagonismo della controparte.

Del resto, IL PROTAGONISMO PIU’ NOCIVO E’ SEMPRE QUELLO DEGLI ALTRI.

Tuttavia il problema guardando a come certi personaggi antisistema sono emersi in auge in questi ultimi due anni, è curioso con quale rabbia agonistica e spinta arrivistica l’abbiano fatto, ignorando artisti, pensatori, intellettuali indipendenti che da decenni, non dall’inizio della “pandopropaganda”, ma bensì da prima, lottavano e lottano per fare controcultura e portare l’attenzione su aspetti di verità oggettiva ignorate dalle masse.

L’esistenza di questi intellettuali ancora più di nicchia degli intellettuali di nicchia, sembra sistematicamente e metodologicamente ignorata da quelli che in breve tempo diventano i protagonisti della controinformazione esercitando un mirato pruning di voci troppo strane, naive, sui generis, scomode per il neo sistema di nicchia creato (che pur essendo anti-sistema, è esso stesso, in un certo senso, sistema).

Gente che può andar bene in fase embrionale, perché indicanti spunti su temi e punti di vista di cui nessuno parla, e che diventa poi troppo poco spendibile alle masse (se pur di nicchia, ma pur sempre masse) quando la nicchia ha trovato i suoi protagonisti di spicco, il suo vocabolario e ha consolidato le sue credenze.

Quei personaggi scomodi ignorati però si ritrovano spesso nella spiacevole condizione di rivedere i propri spunti, riferiti anni o decenni prima, in bocca a gente che li usa come se avesse scoperto l’acqua calda e che però evita come la peste di citare chi lo ha fatto riflettere su quegli angoli di realtà per la prima volta, cioè il pensatore “naive” con il sito internet con gli articoli senza l’editing o senza le foto dei faccioni sdoganati dal sistema dell’anti-sistema.

Eppure i “professionisti del marketing anti-sistema (cioè chi ha trasformato degli spunti di riflessione in mercato) e della controinformazione” che pur entrando in ritardo su certi temi e sdegnando certi pensatori liberi, pionieri della nicchia, (che cadono in una ulteriore nicchia della nicchia, quando questa si struttura), non capiscono che il protagonismo più nocivo non è quello altrui, ma il proprio.

Per questo Kaan Reed e il literaryport rimangono nell’ombra pur continuando a portare i propri spunti, perché ciò che ha sempre importato a questi è che l’attenzione vada su i dati di verità e non su chi li indica. Qui sul literaryport si fanno certi discorsi per la correttezza intellettuale non per fare protagonismi. La battaglia è più elevata di quella dei protagonismi personali.

Ad maiora.